Stay with me

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Quella mattina, Louis entrò nella libreria dove aveva lavorato. Non aveva idea di cosa avesse potuto sospingere il suo corpo fin lì, probabilmente il fatto che il suo demone lo aveva svegliato con la solita solfa rinnovata. Era stata così forte nelle sue orecchie a tal punto da costringerlo a rifugiarsi in bagno e vomitare. Sbalordito era rimasto dall'avvenimento, poiché aveva sempre creduto che la sua bile salisse alla sua gola a causa della melodia del noto pianista, ma poi si ricordò che il suo stomaco non ribolliva per la musica e per i pensieri raccapriccianti, la causa era Harry. Si rese conto davvero che erano tornati alle condizioni passate, quando l'ultima goccia di parte delle sue interiora finì nel gabinetto, le sue orecchie perforate da orridi conati e cadute violente. Con il suo distacco, con il ricongiungimento al lato demoniaco, Harry sollevava il vago ribrezzo per tutto ciò che coinvolgeva l'umanità. Ogni attività umana, comprese quelle che Louis svolgeva, portandolo allo sfinimento. Ma a quel ragazzo non passò neppure per l'anticamera della mente che se Harry si stava comportando in quel modo così brutale, era per non farlo ricadere in situazioni che sarebbero state cento volte più brutali. Fargli del modesto dolore in confronto a quello della sua anima perduta. «Posso aiutarla?» domandò il commesso, Liam, a guardare con curiosità il suo aspetto stravagante, ma non con il minimo accenno di reminiscenza. La sua magrezza era coperta da un grande cappotto e il collo fasciato da una sciarpa, ringraziava il clima che gli aveva permesso di acconciarsi in quel modo. Era visibile solamente il suo occhio pesto e forse i suoi zigomi troppo scavati, non solo di natura, ma anche dalla denutrizione. Louis deglutì, era stata una pessima idea andare lì. Affondare nel dolore, pur di scappare da altro dolore. Il suo cuore veniva colpito dagli archivi del ricordo, fogli di serenità a colpire con forza la superficie e sbattergli addosso qualcosa simile a una felicità, oramai perduta. 

Non ci sarebbe stato un briciolo di speranza per nessuno, tantomeno per Louis. «Sì» sussurrò con un filo di voce, il commesso lanciava guardate verso di lui come se non volesse avere a che fare con tal genere di persona, «cioè no. Davo solo un'occhiata» si cortese e non appena si rese conto che Liam aveva annuito svelto e che si stava defilando timidamente «in realtà, cercavo dei libri sulla distopia». Il commesso tornò sui suoi passi e corrucciò la fronte prima di annuire cautamente e bisbigliare calmo «sì, certo, seguimi». Quel giovane appariva tanto come uno che era in cerca di guai e Liam non voleva in nessun modo tracciare l'itinerario di una zuffa nel suo negozio, fomentando quella che tanto sembrava rabbia, sotto una maschera spessa di indifferenza, con parole scortesi o gesti minimamente eccessivi. Fu davvero complicato scovare dei libri di quel genere che il cliente non rigettasse con una smorfia, ma il commesso soddisfece il suo desiderio e, finalmente, fuggì via con la scusa di dover servire altre persone. Louis avrebbe voluto farlo rimanere, con qualche richiesta, ma aveva terminato gli argomenti da utilizzare in una conversazione, dato che non ne aveva nemmeno uno. Pensava: più tempo passo qui, meno tempo dovrò passare ad ascoltare quella maledetta sinfonia. Le sue orecchie si sarebbero messe a sanguinare, di lì a poco, ne era certo. E quella melodia lo perseguitava anche quando non veniva suonata, rompendo il silenzio della sua immaginazione. Louis possedeva già il libro che Liam gli aveva consigliato fermamente, poiché tempo addietro era capitata una cosa simile e non sotto richiesta di Louis, bensì per l'intromissione dell'altro. Il libro giaceva indisturbato in uno degli scaffali della libreria collegata in salone, accarezzato dalle grinfie del demone e scartabellato dai suoi occhi funesti. Lo ricomprò. Avrebbe pagato a quei due tutti i soldi che gli doveva, anche se ci avesse messo mezza eternità. Prese anche un libro di fiabe e si ritirò nella sua oscurità, camminando a testa china, contando i suoi passi. Si era dimenticato di quanti ne aveva percorsi, sia all'andata che al ritorno, quando lavorava in quel posto. Giurò a se stesso che questa volta il numero avrebbe combaciato, ma non combaciò. I suoi polmoni bruciavano, ancor di più quando arrivò nei paraggi di casa sua e si sedette su un marciapiede, a fumare una sigaretta, il pacco era stato acquistato sulla strada del ritorno. Aveva sempre creduto che per stare alla larga dalla società dovesse restare rintanato in quel buco di dimenticanza che era la sua dimora, addobbata da un mobilio atroce e imbrunito e dalla luce costantemente soffusa a causa della posizione delle finestre, la maggior parte erano sistemate dal lato opposto del sole crescente, ma erano uno spettacolo per il crepuscolo. In lontananza udiva il rumore sordo dei tasti del piano, a suonare. Quindi Harry non smetteva, quando lui se ne andava. Continuava imperterrito a suonare la stessa canzone veemente, fino a fargli sanguinare non le dita, bensì le interiora. Louis guardava il panorama bigio come fosse un affresco. Quando era piccolo, aveva chiesto a suo padre se potesse portargli una nuvola, dato che doveva usufruire dell'areo, allontanandosi per un periodo effimero. Allora, suo padre, sorridente ed esaltato dagli eventi circostanti che davano i loro frutti, gli aveva risposto chiaramente che negli aerei non era stata concessa l'apertura al finestrino, ma che se avesse potuto farlo, l'avrebbe sicuramente preso un frammento di nuvola, per poi portarglielo. Louis era stato alimentato dalla fantasia e dalla speranza di poter toccare, un giorno, quella consistenza apparentemente soffice. E solo dopo, si era reso conto di quanto fosse stato idiota, di quanto fossero ingenui e imbottiti di pasticche illusorie i bambini, per poi cadere nella realtà con il culo, facendosi veramente male. Chi si rialzava, chi meno. In ogni caso, non trovava giusto che si alimentassero i bambini con la speranza, sarebbe stato meglio crescergli con la consapevolezza, ma a quel punto la loro infanzia e la voglia di vivere si sarebbe spenta ancora prima di iniziare. Buffo come gli adulti ingannavano i bambini e come quei bambini cresciuti ingannavano gli adulti che tramutavano in anziani. Era un circolo vizioso. Se suo padre si fosse sollevato dalla sua tomba, allora gli avrebbe volentieri tirato un pugno. Non gli aveva mai svelato che le nuvole non si potevano toccare, che non erano solide come le immaginava, lo aveva appreso con delle prese in giro da parte dei suoi coetanei, in tenera età.

Nero CherubinoWhere stories live. Discover now