29- L'Onice Nero ed I Segreti di Voltron

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Sendak continuava a fare avanti e indietro per la stanza. Nessuno osava parlargli o guardarlo.

Il leone rosso era stato rubato e loro sapevano bene chi erano stati.

Erano pronti a dei nuovi paladini, perché era ovvio che prima o poi quei dannati si sarebbero riformati. Solo non così velocemente.

I suoi arrivarono a passo veloce e Sendak si fermò di colpo nella stanza. "Allora?" disse.

I soldati non risposero. Gli mostrarono lo schermo di uno dei loro tablet, dove si trovava una cartina di Voltron in digitale ed un pallino rosso che lampeggiava.

Sendak sorrise.

"Me ne basta uno. Trovatelo e portatelo da me"


Shiro era lì, nella base dei Ribelli, insieme a tutti gli altri.

Erano contenti di essere tornati sani e salvi, ma non era stato il momento di maggior euforia: il leone rosso al collo di Keith, quello sì che aveva causato una baldoria indescrivibile.

Tra i Ribelli aleggiava un'aria di speranza che non si sentiva da tanto tempo. Ora che i quattro leoni colorati erano stati trovati, non restava che fare una cosa sola, una cosa che avrebbe cambiato tutto. E dopo quello, be', non si tornava indietro per davvero.

Ma questo dopo.

Matt aveva convenuto che sarebbe stato meglio far riposare quei due 'soldati coraggiosi', che dovevano essere stanchi.

Shiro non poteva essere più d'accordo.

Si era rintanato in una delle stanze dei Ribelli, stanze non troppo grandi che erano nascoste due piani sotto terra in caso di emergenze serie.  Non era un'emergenza, ma avevano detto che le avrebbero potute usare lo stesso.

Il giovane si tolse la bandana nera dal collo dove era rimasta appesa, i guanti di pelle, la maglia e la giacca antiproiettile, rimanendo a torso nudo.

Quante cicatrici che gli erano rimaste dai tempi bui del suo rapimento, quante linee bianche lungo il petto, sul collo, sulle braccia e le spalle. Quanto era brutto lo sfregio sul suo viso, il braccio ferroso, quanto era brutta la ricrescita bianca sulla testa, le sopracciglia scambiate, le ciglia grige.

"Vuoi ... okay. Brutto momento. Bruttissimo momento. Torno dopo. O mai. Se mi cerchi, sono di sopra"

Era Matt, che aveva aperto e chiuso la porta ad una velocità così assurda che essere risultato un attimo impercettibile, più veloce della luce.

Shiro fece un sospiro, si mise uno dei suoi maglioni morbidi e si tolse gli scarponi.

Da quando era successa quella cosa, il Ribelle si rifiutava di vederlo senza maglietta.

Il letto era duro, impoverito e un po' troppo piccolo per lui, ma andava bene lo stesso.

Il suo letto sulla Sea Road sembrava così scomodo ultimamente, non ci dormiva neanche più. Sempre sul divano a pensare o a lavorare, qualche minuto sul letto, poi di nuovo divano e così via; per tutta la notte, tutte le notti.

Shiro chiuse gli occhi per un secondo. Li riaprì, si guardò intorno e li richiuse, poi li strinse forte, chiuse i pugni, soffocò un lamento straziante.

Ma che gli prendeva? Perché non riusciva a stare tranquillo neanche per un paio di secondi?  

Ah, era solo confuso, lui. Tra Voltron, Allura, Matt e Keith, potete solo immaginare.

Perché forse tutto quello che credeva giusto era sbagliato, forse Allura aveva ragione, forse quello che c'era stato tra di loro non era destinato ad un lieto fine, forse era stata solo una menzogna.

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