PRIMO GIORNO DI SCUOLA

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Non ero pronta a ricominciare la scuola.
Non ero pronta ad essere obbligata a vedere tutte le sante mattine sempre gli stessi volti.
Era passata solo una settimana dal mio arrivo a Levanto e mio padre era gia stato obbligato ad andarsene.
Impegni di lavoro improrogabili.
Così ero rimasta sola con Silvia.

<<Hai preparato lo zaino?>> mi urlò quella mattina, mentre correva come una matta dalla cucina al soggiorno e dal soggiorno al bagno.

Per lei quel giorno aveva un valore.
Significava un nuovo inizio.
Avevo finalmente la possibilità di buttarmi alle spalle il passato e questo Silvia lo sapeva bene.

<<Certo che l'ho preparato>>

<<E hai messo dentro la merenda?>>

Sbuffai.

<<Fai sul serio?>>

<<Lo sai che voglio che sia tutto perfetto>> si giustificò spuntando fuori dal bagno con alcuni capelli raccolti in un ciuffo.
Sembrava proprio una bambina.

<<Sì, lo so>>

<<Per questa mattina ho preparato i pancake!>> trillò Camilla, appoggiando il vassoio sul tavolo.

Lei e Silvia negli ultimi giorni avevano istaurato un bel rapporto: erano entrambe allegre e solari, si contagiavano a vicenda.
Camilla era sicuramente molto più simpatica del figlio.

<<Sai già dov'è la scuola?>> si informò.

<<Sì, la sono andata a vedere l'altro giorno>>

<<È un po' lontana dal centro, se non vuoi andare a piedi posso chiedere a Davide di accompagnarti>>

<<No, no, non ce n'è bisogno>> mi affrettai a dire <<Ho la patente e pensavo di prendere una delle macchine del nonno>>

<<No, non se ne parla nemmeno>> intervenne Silvia <<Non guidi da mesi, non sai dove parcheggiare e nemmeno guidare per queste stradine>>

E fu così che mi ritrovai nell'auto di quell'antipatico di Davide.

<<Non c'è bisogno che mi ringrazi, avevo già intenzione di tornare a salutare i miei cari vecchi professori>>

<<Infatti non avevo intenzione di ringraziarti>> lo liquidai appoggiando la testa al finestrino.

Non ero pronta a dover socializzare con nuove persone ma la possibilità di rimanere da sola mi terrorizzava.
Possibilità che, tra l'altro, non era poi così remota visto che avrei dovuto inserirmi all'interno di una classe già formata da cinque anni.

<<Coraggio, nove mesi passano in fretta>>

<<Sei andato anche tu in questa scuola?>>

<<Certo. I cinque anni migliori della mia vita>> rispose sarcastico <<Non ti preoccupare: tu vivi nella villa più bella del paese, di sicuro vorranno essere tutti tuoi amici>>

<<Come no>>

Quando arrivammo davanti al cancello d'ingresso vidi tutti gli studenti disposti a cerchio in tanti piccoli gruppetti.
A vederli da lontano sembravano quasi dei pinguini.
Scesi dalla macchina senza salutare e mi diressi verso l'ingresso.
Non sapevo che cosa fare e allora decisi di adottare una tecnica classica: presi in mano in telefono e iniziai a fare finta di scrivere, alzando di tanto in tanto gli occhi per scrutare le persone.
C'era gente che si abbracciava, altra che bisbigliava e un'altra ancora che sbadigliava... insomma, tutto nella norma.

UN PROFESSORE NELLA MIA VITAWhere stories live. Discover now