LA MADRE ALESSANDRO

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Per un momento mi mancò il respiro. Credetti di non aver capito bene quello che la donna aveva detto. Mi voltai verso Rebecca e Beatrice e vidi che anche loro erano sconvolte. Era la prima volta che vedevo la madre di un mio professore ed era estremamente strano, anche perché quella signora era estremamente giovane. Non avrei mai detto che potesse essere la madre di un ragazzo di ventisei anni. Eppure si riusciva a cogliere chiaramente la somiglianza tra i due: avevano quasi la stessa conformazione del viso e il medesimo colore degli occhi. Anche le ragazze che stavano confabulando rimasero di stucco; effettivamente se ci fossi stata io al loro posto mi sarei scavata una buca e mi sarei auto seppellita per la vergogna. Io e le mie amiche ci avvicinammo con discrezione per sentire meglio quello che le nostre compagne avrebbero risposto alla madre del professor Ferrari.

<<Ma... quindi lei è la mamma del nostro professore?>> chiese Elisa incredula.

<<Direi di sì>>

Quella donna non sembrava arrabbiata, anzi sembrava divertita. Strinse addirittura la mano alle ragazze con un largo sorriso.

<<Voi siete tutte allieve di Alessandro?>>

<<Sì>>

<<Ah, ottimo. E ditemi, com'è come insegnante? Severo?>>

<<No, è... normale>>

Si vedeva lontano un chilometro che quelle tre stavano morendo dall'imbarazzo ma, fortunatamente per loro, arrivò il professor Ferrari a sistemare la situazione.

<<Mamma! Che cosa stai facendo?>> domandò irritato.

La madre alzò le spalle come un bambino che fa finta di non capire.

<<Stavo solo parlando con queste ragazze>>

<<Queste ragazze sono mie alunne>> sottolineò <<Quindi lasciale stare>>

Alessandro trascinò sua mamma lontano dal resto dei ragazzi mentre tutti lo osservavano divertiti.

<<Ma è così giovane la mamma di Ferrari!>> commentò Rebecca.

<<Probabilmente lo avrà avuto da giovanissima>> ipotizzai io.

Quale storia si celava dietro quel professore? Tralasciando l'aspetto fisico, era di gran lunga l'insegnante più interessante che mi fosse mai capitato di incontrare. Era giovane e sembrava uscire completamente dal classico stereotipo del docente senza cuore. E poi trovavo estremamente dolce che sua madre fosse venuta a vedere la sua esibizione.

Dopo che il professore se ne fu andato anche la folla di studenti si disperse velocemente e tutti iniziarono a dirigersi verso le rispettive case. Ormai il periodo di assestamento era largamente finito e tutti iniziavamo ad essere oberati di compiti e di pagine da studiare. Ed io ero completamente bloccata. Non riuscivo a studiare per più di trenta minuti consecutivi. Anche quel pomeriggio, invece che chiudermi in casa a studiare, decisi di camminare a vuoto per le vie di Levanto lasciandomi trasportare dai profumi autunnali. Le giornate si stavano accorciando sempre di più e il senso di desolazione piano piano si stava impossessando dei vicolo del paese. Non c'erano più i turisti intenti ad affollare le vie e si incontravano anche pochi ragazzi. Eppure il paese appariva comunque ospitale, pronto ad accogliere chiunque avesse chiesto ospitalità. Mi sedetti su una panchina per osservare il mare. Ogni giorno cercavo di ricordare a me stessa quanto fossi fortunata ad avere la possibilità di vivere in quel posticino paradisiaco piuttosto che nel caos della città. Ma il mare, in quel momento, sembrava volermi obbligare a pensare solo a due persone: a mia madre e ad Alessandro Ferrari. La prima era diventato il mio chiodo fisso, ma il secondo avrebbe dovuto uscire dai miei pensieri. Mi ero già presa una volta una sbandata per un ragazzo sbagliato e la cosa non poteva ripetersi nuovamente. L'aria iniziava a farsi fredda, tanto da provocarmi dei brividi, e pensai che sarebbe stato meglio avviarmi verso casa. Camminai lentamente, quasi riluttante, allungando anche il tragitto per osservare la vetrina dell'unica libreria di Levanto. Ero immersa nei miei pensieri quando vidi due occhi azzurri sbarrati puntati su di me. Non mi ero accorta di camminare troppo vicina ai tavolini di un bar e che proprio attorno ad uno di questi erano seduti il professor Ferrari e sua madre.

<<Ma tu non studi mai?>> mi riprese lui alzando un sopracciglio.

<<In realtà ero uscita solo per prendere una boccata d'aria>>

<<In teoria a boccata d'aria l'hai presa quando sei venuta a vedere lo spettacolo>> ribatté lui.

Non capivo se voleva semplicemente apparire severo o se era davvero interessato al mio andamento scolastico.

<<Se la mette in questi termini, prof>>

Era estremamente imbarazzata. Perché mai doveva fare quelle osservazioni davanti a sua madre? La donna in tutto questo osservava la scena tentando di mascherare un sorrisetto.

<<Lo sai che la scorsa settimana abbiamo fatto il primo consiglio di classe?>>

<<Devono averlo accennato sul gruppo di classe>>

<<Io e alcuni miei colleghi siamo abbastanza preoccupati per il tuo rendimento>>

<<Ma non ho preso neanche un'insufficienza!>> brontolai

<< Sì, ma non dirmi che ti accontenti di un misero sei in tutte le materie>>

I professori e la loro eterna insoddisfazione. Sono tutti convinti che noi alunni non ci impegniamo abbastanza; sarebbero felici solo se prendessimo dieci in tutte le materie. Non capiscono che ci sono persone che preferiscono accontentarsi, che non danno questa grande importanza ad un voto. A me, ad esempio, bastava prendere il diploma e lasciarmi per sempre alle spalle gli anni scolastici.

<<Oh, smettila di metterle paura!>> esclamò sua madre esasperata <<Si vede che è una brava ragazza, forse sta solamente passando un brutto periodo>>

Mi rivolse uno sguardo complice per poi farmi l'occhiolino. Quella donna doveva essere un mito: si vedeva che era una persona scherzosa e forse anche un pizzico ribelle.

<<Ti ricordo che sarei IO l'insegnante in tutto questo>>

<< Sì, ma io sono tua madre>> ribatté lei << Comunque non ci siamo ancora presentate, io sono Eleonora Allegri>> disse porgendomi la mano.

Ok, la situazione si stava facendo sempre più complicata. Cercai lo sguardo di approvazione di Alessandro prima di stringere la mano a sua madre ma lui si era coperto il volto con la mano.

<<Piacere, anche io mi chiamo Eleonora>>

Dopo che ci fummo presentate il professore rivolse uno sguardo assassino alla madre che però non si scompose di una virgola.

<<è stato un piacere conoscerti, cara>>

<< Adesso vai a casa a studiare>> disse Ferrari, quasi sibilando.

Non mi sembrò il caso di ribattere e mi allontanai da loro. E mentre mi allontanavo pensavo a tutti gli incontri casuali che io e Alessandro avevamo avuto. Erano stati tutti davvero un caso? E poi quella donna. Sembrava così gentile. Sarebbe davvero piaciuto anche a me averla come madre.        

UN PROFESSORE NELLA MIA VITAWhere stories live. Discover now