50. -ULTIMO CAPITOLO

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Sabato 9 giugno 2018, casa Caceres.

Svegliarsi accanto a qualcuno in grado di darti affetto, sesso o amore che sia, è sempre una bella sensazione, ma farlo con vicino l'unica persona in grado di farti battere il cuore e tenerti vivo lo è centomila volte di più. Per me era così da circa quattro anni e mezzo a questa parte. Sì, io e Fefè ci eravamo messi insieme definitivamente la notte tra il 31 dicembre 2013 e il 1 gennaio 2014, ma già dalla prima volta che incrociammo i nostri sguardi dieci giorni prima mi resi conto che si stava insinuando nel mio cuore e, cosa più importante, mi stava completamente fottendo il cervello. Da quel benedetto 22 dicembre non l'avevo più dimenticata, era costantemente presente nei miei pensieri sia a casa che a Vinovo o allo Stadium durante le partite. Lei non era come le altre e soprattutto non era come la serpe di Natalia, non puntava ai mie soldi o alla fama per le interviste o le copertine, Fefè mi amava di un sentimento puro e potente come ce ne sono pochi, aveva riposto in me tutta la sua fiducia tanto da donarmi la cosa più preziosa di una ragazza, la sua virtù, ma io per un certo periodo di tempo ero stato codardo e non l'avevo protetta abbastanza. Avevo messo in pericolo la sua vita e quella di nostra figlia piegandomi al volere di Natalia e Jordan, ma Fefè era ancora al mio fianco e da quel maledetto lunedì 20 ottobre promisi a me stesso e alla donna che amavo che non avrei mai più permesso che qualcosa o qualcuno si mettesse tra di noi.

Mi misi a sedere posando la schiena contro la testiera del letto e puntai lo sguardo sul corpo di mia moglie coperto appena dal lenzuolo che le arrivava in vita, sorrisi nel vedere la sua espressione completamente addormentata e iniziai a passarle le dita tra i lunghi capelli che le facevano da corona sul cuscino ma lei non si scompose, fece solo un mugugno distratto di approvazione e si girò appena sul fianco facendomi sorridere. Allungai il braccio e posai la mano aperta sul suo pancione di quasi cinque mesi, poi scivolai fino a trovarmi ancora sdraiato e posai le labbra sulla sua pelle nuda dopo averle spostato il lenzuolo. "Buen día cuccioli miei." sussurrai rivolto ai nostri due bambini. "Fate svegliare la mamita, quiero un poquito de coccole anche io." "Scemo.." sentii Fefè ghignare assonnata alle mie parole. "Perché non mi hai svegliata, te le avrei fatte volentieri le coccole." lentamente si girò dalla mia parte e puntò i suoi occhi nei miei. "Buongiorno amore mio, vieni qui." mi prese il viso tra le mani e con tutta la calma del mondo iniziò a posare e labbra su ogni centimetro di pelle indugiando sulle labbra per poi approfondire il bacio. "Uhm mucho meglio, decisamente bebita." strofinai il naso contro il suo e lasciai che spettinasse il mio codino per infilare le mani tra i miei capelli, sapevo quanto adorava farlo nonostante mi preferisse con i capelli raccolti perchè diceva che così si vedeva meglio il mio viso.
"Abbiamo programmi per oggi bebita?" le chiesi posando le labbra sul suo collo e mordendole il lobo. "Uhm.." mugugnò spostando la testa di lato e sorridendo. "Devo fare l'ecografia amore, forse oggi la dottoressa Brokaj scoprirà il sesso dei bambini." "A che ora dobbiamo andare en la clinica?" la sentii ridacchiare appena spostai le labbra sulla gola e la mano sul seno. "Alle 11.30 ma se fai così non mi aiuti." "Porqué?" chiesi facendo il finto tonto e ghignando. "Stronzo, perché lo sai quanto sono ricettiva in gravidanza, o devo ricordarti in che condizioni ero quando aspettavo Sophia e Andreas?" "Oh no, non c'è bisogno." con un movimento svelto le tolsi la canottierina minuscola che indossava per la notte liberando il seno prosperoso che tanto amavo, mi lasciai sfuggire un "Dios mio, que rico." che la fece arrossire e poi posai la bocca sul suo decolletè iniziando a coccolarla come meritava. Mentre mi concentravo sul suo addome arrotondato dalla gravidanza feci scivolare una mano oltre il pancione e l'accarezzai mantenendomi sopra il tessuto delle mutandine perchè sì, era vero che Fefè era molto ricettiva in gravidanza ma gli ormoni spesso giocano brutti scherzi e le carezze piacevoli avrebbero anche potuto darle fastidio, perciò aspettai che lei mi permettesse o meno di proseguire. Sorrisi compiaciuto quando istintivamente lei alzò i fianchi per farsi direttamente sfilare le mutandine così l'accontentai e, porca miseria, era eccitata da morire. "Giuro che se mi torturi ti ammazzo signor Caceres." mugugnò con un mezzo sorriso intuendo le mie intenzioni. "Oh, non quieres que tuo marito ti tocchi?" chiesi alzando il sopracciglio e fingendomi sorpreso. "Martin.." mi ammonì scherzosa "Ti. voglio. dentro. di. me. ora." disse scandendo ogni parola alternandola con un bacio e facendomi tendere ogni fibra del corpo. "Me quieres dentro de ti? E se io volessi aspettare?" portai le dita all'entrata della sua intimità e iniziai a darle piacere. "Oh.." sussurrò sopraffatta "S-sì, ti prego.." allungò la mano verso i miei boxer e mi sfiorò l'inguine. "Tu non vuoi aspettare, mi vuoi quanto ti voglio io amore, non mentirmi." stavolta fui io a mordermi il labbro, mia moglie non smetteva mai di stupirmi. Era ancora capace di arrossire quando le facevo i complimenti o la coccolavo davanti a qualcuno, ma quando gli ormoni parlavano al posto suo era capace di diventare davvero provocatoria e io adoravo quando faceva la tigre anche se spesso entrambi amavamo lasciarci trasportare dai sentimenti. Lasciai che il suo istinto la guidasse sul mio corpo per un po', le lasciai le redini e mi gustai le sue carezze senza staccarle gli occhi di dosso.
Proprio mentre i miei occhi si posarono sul suo ventre la sentii gemere appena per poi strizzare gli occhi, sussurrò qualche timida imprecazione e mi sorrise. "Amore stai bien?" le chiesi avvicinandomi. "Sì, sto bene tranquillo." gemette e si portò le mani sui reni. "È solo la schiena, adesso passa." Quasi sicuramente portando dentro di sé due bimbi i fastidi erano il doppio di quelli delle precedenti gravidanze, i movimenti le creavano più problemi essendo più impacciati e la schiena doveva sopportare un carico maggiore, perciò la feci stendere e sorrisi nel vedere il sollievo farsi spazio sul suo viso rilassato. "Grazie amore, mi capisci sempre senza che io parli e adoro quando ti prendi cura di me." Le accarezzai il labbro inferiore col pollice e la guancia col dorso della mano. "Vivo por questo, solo para vederte felice." La vidi emozionarsi per poi tirare il mio viso verso il suo e posare le labbra sulle mie. "Oh amore, vieni qui." squittì incastrandomi tra le sue gambe. "Se ho te e la nostra famiglia accanto non mi serve altro per essere felice." "Dios como te quiero." "Ti amo tanto anche io, da morire." Le nostre bocche iniziarono a rincorrersi fameliche mentre i nostri corpi si fondevano diventando una cosa sola. Dalla sua gola uscì un gemito secco e deciso nell'esatto momento in cui entrai dentro di lei e iniziai a muovermi reggendomi sulle mani ai lati della sua testa, poi lei dischiuse la bocca e inarcò la schiena di poco per un maggiore contatto e io intrecciai le dita alle sue stringendo la presa. "Ma-Martin.." mi richiamò Fefè in un sussurro appena visibile mentre io le passavo il naso nell'incavo del collo inspirandone il profumo. "Dime Fefè.." lei non rispose ma sentii le sue gambe iniziare ad irrigidirsi, segno che era quasi arrivata al limite, poi le sue labbra si allungarono in uno splendido sorriso e si unirono alle mie rimanendo incollate fino al dolce consumarsi del nostro amore. Fummo scossi entrambi da un'intensa ondata di piacere che ci portò a pronunciare il nome dell'altro quasi come fosse un lamento, rimanemmo a letto a coccolarci ancora per una buona mezz'ora anche se le mie attenzioni erano rivolte quasi del tutto al pancione, poi per non fare tardi in clinica decidemmo di prepararci per poi pensare ai nostri figli.
Facemmo la doccia insieme, io mi vestii e mentre lasciai che lei finisse di prepararsi rifeci il letto per evitarle ulteriori sforzi e mi sedetti sul bordo ad aspettarla. Quando uscì dal bagno con giusto un filo di mascara, del burrocacao e una coda di cavallo a raccoglierle i capelli rimasi senza fiato. "Sei bellissima.." "Ruffiano." sorrise. "Sembro una mongolfiera e non sono ancora di cinque mesi." mugugnò lisciandosi la gonna premaman e la canottierina brillante, io mi alzai andandole incontro. "Sei bellissima lo stesso. Andiamo a svegliare los niños e poi scendiamo?" Fefè strofinò il naso contro il mio annuendo e mi trascinò fuori dalla nostra stanza. Le camere dei nostri figli erano vuote ma completamente pulite e ordinate e dalla cucina proveniva un grande baccano, un miscuglio di voci e risatine sommesse. Martina si era svegliata da un pezzo, si era preparata e aveva preparato i suoi fratelli, aveva sistemato le camerette e aveva preparato la colazione per tutti proprio come una vera donnina di casa.
Appena ci videro Sophia allungò le braccia verso di me e Andreas verso Fefè mentre Martina sorrideva felice. In quella casa il più felice ero io però, perchè dopo tanti anni ero riuscito finalmente a dare a mia figlia, anzi nostra perchè Fefè l'aveva riconosciuta come sua, la famiglia e l'amore che meritava di avere ma che come me non aveva mai avuto. Fefè era la moglie e la mamma perfetta e i nostri sorrisi e la nostra felicità ne erano la prova.
Dopo un'abbondante colazione dovemmo lottare e non poco per convincere Martina a stare qualche ora da William e Cristina con i suoi fratelli, lei insisteva per voler venire all'ecografia con noi ma non c'era letteralmente tempo per prepararla a ciò che avrebbe visto. La lasciammo dal fratello e dall'amica di Fefè con la promessa di portarla nell'ultima visita e poi partimmo in direzione clinica Fornaca.
La dottoressa Brokaj fu felicissima di rivederci, ormai era diventata una persona di famiglia e si faceva chiamare per nome, Linda, ogni volta che avevamo contatti. Mentre Fefè si preparava all'ecografia parlavamo del più e del meno, mi chiese della Juventus e di come mi sentissi ad aver preso il posto da titolare che fu di Barzagli visto che lui aveva concluso la sua carriera, ci chiese della nostra nuova vita da sposati con Sophia e Andreas visto che ormai il matrimonio era entrato nel vivo e ci raccontò con dispiacere che aveva ancora una decina di anni di lavoro davanti, poi sarebbe andata in pensione. "Avrai todo el tiempo de vedere altri sei o sette niños." dissi facendola ridere e guadagnandomi un'occhiata preoccupata di mia moglie. "Che intenzioni hai bebito, vuoi farmi partorire una squadra di calcio?" esclamò tra le risate generali. La dottoressa Brokaj fece un po' di fatica all'inizio ma alla fine scoprimmo di aspettare un maschietto e una femminuccia, che si sarebbero chiamati León Martin e Noelia Taryn. Linda fissò il termine della gravidanza per fine ottobre poi ci lasciò liberi di andare, facendoci promettere che l'avremmo invitata al battesimo come avevamo fatto per Sophia e Andreas e per il nostro matrimonio.
Io non ero molto legato ai social network e nemmeno Fefè a dire il vero, ma la prima cosa che facemmo una volta in auto fu una foto delle nostre dita a formare un cuore sul suo pancione con accanto l'ecografia dei nostri cuccioli, la pubblicai su Instagram taggando mia moglie e come didascalia scrissi "Un chiquito e una chiquita.. La gioia mas grande de toda mi vida, un sueño que se hace realidad. Te quiero mucho bebita, mi destino es junto a ti ❤." Lei subito mise il like e commentò con un sorriso ad illuminarle il viso. "Te quiero mucho anche io corazón mio, sei tutto ciò che di più bello la vita mi ha donato, tu sei la mia vita. Mi destino es junto a ti." Quella ormai era la frase che racchiudeva la nostra storia, per quello l'anno prima avevamo deciso di tatuarla aggiungendoci accanto un simbolo di cui solo noi sapevamo il significato. Posai la mano sinistra sul volante e intrecciai le dita della destra alle sue posandola sul cambio delle marce, ci scambiammo un sorriso e un bacio, poi diedi gas al motore e partii.
Nel breve viaggio dalla clinica verso casa mi resi conto che non ero mai stato così felice in vita mia, avevo degli amici fantastici, facevo il lavoro dei miei sogni che mi permetteva di vivere bene e avevo una famiglia meravigliosa accanto, dei figli stupendi e una moglie perfetta. Nessuno avrebbe potuto desiderare di meglio, se solo me lo avessero detto qualche anno prima avrei riso ma adesso tutto ciò che avevo era tutto ciò che avevo sempre desiderato e speravo con tutto il cuore che sarebbe durato fino alla fine dei miei giorni.

Mi destino es junto a ti - Fede || Martin CaceresWhere stories live. Discover now