#2 - yin e yang

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SKYE
Durante la notte ho dormito, o meglio, sono rimasta sveglia a guardare il soffitto, in una cella nel blocco del gruppo di Rick, sono persone molto simpatiche. Ho conosciuto Carol e Carl, mentre Hershel e Beth mi hanno ringraziato per avergli salvato la vita. Dopo molto tempo, finalmente, mi sono sentita di nuovo a casa.

Sono le otto e cinquanta, mi sistemo la maglietta, prendo il mio fucile, Rick me ne ha dato uno ieri sera, e mi dirigo verso il cancello principale. Avvicinandomi vedo Daryl, sono in ritardo?

"Buongiorno, sono per caso in ritardo?"
Chiedo strizzando un occhio in una smorfia, come per chiedere scusa.

"No" Si limita a rispondere lui. Ha in mano un panno rosso che sta usando per pulire una motocicletta.

"Andiamo a piedi?" Domando per rompere un po' il ghiaccio

"No, con questa" Risponde Daryl indicando la motocicletta, io non ho intenzione di salire su quel coso.

"C- con quella? Non sono mai salita su una di quelle, i- io ho paura." Glielo dico, sono in totale imbarazzo, le mie guance vanno a fuoco e le mani sudano freddo. Daryl sposta lo sguardo dal pezzo di ferraglia a me, mi guarda per un po' e poi fa un piccolo sorriso, i suoi piccoli occhi si rimpiccioliscono ancora di più e l'azzurro scompare. Sale sulla moto e la accende, quel coso fa un rumore tremendo, tanto che appena lo sento sobbalzo dallo spavento.

"Sali!" Grida l'uomo per sovrastare il rombo del motore. Salgo poco sicura di me stessa e a momenti non mi ammazzo quando Daryl da gas e la moto parte, mi sono attaccata cosi forte a lui da far scomparire la mia faccia tra le ali del suo gilet.

Dopo circa due ore di viaggio ci fermiamo in una zona residenziale, con delle belle villette che un tempo erano bianche e dei giardini ormai aridi, senza un filo d'erba. Daryl lascia la motocicletta al bordo della strada e ci incamminiamo lungo al viale pieno di villette. Non so per quale motivo, ma tutto ciò mi sembra familiare, come se stessi vivendo un deja-vù. Mi guardo intorno e ogni tanto raccolgo qualcosa da terra, lattine di legumi, bottigliette o sonniferi che le persone perdono correndo. Io e Daryl camminiamo uno accanto all'altra e non posso fare a meno di notare i muscoli sulle sue braccia, mentre tiene in mano la balestra, i suoi capelli, ormai lunghi, gli coprono quasi completamente gli occhi azzurro-grigi.

"Grazie" Dico ad un certo punto riferendomi all'uomo accanto a me, lui gira la testa e mentre continuiamo a camminare mi scruta per qualche secondo.

"Per cosa?" Mi chiede alla fine, lo guardo anche io, ma come al solito lui abbassa lo sguardo. Mi fermo, ho notato un sacchetto davanti ad una villetta molto carina, con delle colonne in marmo all'ingresso e un grande giardino che la circonda, anche Daryl si ferma e mi guarda. Mi dirigo verso il sacchetto.

"Per avermi salvata, sarei potuta mo-"Alzo lo sguardo, verso la villetta, sul muro dell'ingresso c'è una macchia. Ora capisco perché questo posto mi sembrava familiare. Lascio cadere tutto ciò che ho in mano e corro verso la porta semichiusa, la apro ed entro. L'ingresso, tutto buio, è pieno di macchie di sangue secco, l'odore è tremendo, mi metto una mano sul naso e con l'altra sbatto sul muro, per attirare qualche possibile vagante. Niente. Avanzo verso la cucina, è tutto come prima, le stesse pentole, forchette, e piatti. Sempre sette, sempre agli stessi posti. Nel soggiorno ci sono i tre sacchi a pelo che avevamo lasciato. Per terra c'è un vagante, deve essere entrato dopo che me ne sono andata. Esco in giardino, l'odore di putrefazione e l'aria stagna scompaiono, ma compare il cumulo di terra con la croce, quello che feci io. Avanzo lentamente verso di esso, non voglio avvicinarmi troppo, non voglio che tutto questo diventi reale, ma devo farlo, per lei, lo avrebbe voluto. Mi inginocchio e metto una mano su quel cumulo, una lacrima scende dai miei occhi, poi un'altra e un'altra ancora. Inizio a piangere e mi copro il viso con le mani. Sono devastata.

The end of the world || Daryl DixonWhere stories live. Discover now