20. Non ti lascio scivolare nell'abisso

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30 agosto 1942

Era l'ultimo giorno delle vacanze prima del rientro ad Hogwarts e, dopo aver impacchettato le proprie cose, si trovavano in veranda a bere un the con i genitori di Adhara.
Tom, che dopo la discussione con Adhara si era dimostrato stranamente gentile e affabile anche con sua madre, si era gentilmente offerto di prepararlo.
Quello che Adhara non sapeva era che, da opportunista qual'era, si stava comportando così solo per tenerseli buoni in attesa di sferrare il colpo finale.
Quella secondo lui era l'occasione perfetta e quindi mentre preparava il the aveva fatto cadere alcune gocce della pozione nella tazza della madre di Adhara.
Continuava a tenerla d'occhio guardandola di sottecchi e non appena vide che lei aveva finito la propria tazza, decise che era il momento opportuno.
-Signora Flint, mi chiedevo...se potesse raccontarmi qualcosa in più su Kevin.-
Tutti e tre i Flint ebbero un sussulto sulla sedia e si voltarono di scatto a guardarlo.
-Beh- continuò - ho avuto modo di parlarne con Adhara e le circostanze del suo decesso mi sono sempre sembrate molto...poco chiare ecco.- 
-Tom.- lo interruppe Adhara. Aveva sentito il tono di voce del ragazzo cambiare e farsi mellifluo, come quando si preparava a sferrare un attacco alle sue vittime. Inoltre non aveva ancora perdonato la sua intrusione nella stanza di suo fratello e non riusciva a credere che lui avesse la faccia tosta di tirare di nuovo fuori quell'argomento, oltretutto davanti ai suoi genitori.
-No, lascialo parlare. Sono curiosa di sapere quali insinuazioni vorrà portare il tuo... amico.- disse la madre appoggiando la tazza del the sul tavolino e voltandosi verso di lui con la sua solita espressione sprezzante.
Adhara sospirò sprofondando nella propria sedia. Desiderava scomparire all'istante. Lanciò uno sguardo al proprio padre che pareva pietrificato, poi riportò la sua attenzione a Tom.
-La mia teoria è che lei abbia ucciso Kevin e fatto ricadere la colpa su Adhara perché sua figlia stava diventando ingestibile. Tenerla poi controllata con il terrore che lei potesse di nuovo commettere qualcosa di folle, é stato un gioco da ragazzi.- disse calmo Tom.
La signora Flint si sistemò i capelli con un gesto nervoso e fece un sorrisetto.
-Cosa stai dicendo Tom?- chiese Adhara iniziando a innervosirsi. Non sopportava che il ragazzo continuasse a ficcare il naso negli affari della sua famiglia. Inoltre Kevin era un argomento tabù ed era sicura che queste insinuazioni avrebbero scatenato le ire di sua madre.
-Dico che tua madre ha ucciso tuo fratello. Non è forse così, signora Flint?-
Dopo istanti che parvero interminabili, la madre si schiarí la gola e parlò.
-È così. Sono stata io.-
Tom si compiaque dell'efficacità del Veritaserum e del proprio intelletto. Si mise più comodo sulla sua sedia con un sorrisetto soddisfatto.
Il cuore di Adhara perse alcuni battiti. Si alzò in piedi di scatto.
-Che stai dicendo mamma?- chiese con la voce che le tremava.
-Sta confermando ciò che ho pensato dal primo momento in cui mi hai raccontato questa assurda storia!- si intromise nuovamente Tom.
-Stanne fuori!- ruggì lei guardandolo con il fuoco negli occhi.
Tom normalmente avrebbe reagito con la violenza ma decise che in quel momento sarebbe stata la cosa più sbagliata da fare. Avrebbe semplicemente lasciato che l'incendio che aveva appena appiccato si propagasse. Sprofondò nuovamente sulla sedia godendosi la scena di quella donna che andava a pezzi.
-Papà tu lo sapevi?- domandò Adhara rivolta al padre con una nota di disperazione nella voce.
L'uomo annuì prima di abbassare gli occhi. Suo padre era stato la sua forza fin dal momento in cui il rapporto con la madre si era incrinato. Si era fidata di lui, aveva imparato da lui gran parte delle proprie conoscenze del mondo magico, aveva affidato la propria vita nelle sue mani. E lui l'aveva tradita.
-Eri diventata pericolosa Adhara.- disse la madre alzandosi e cercando di mettere una mano sul braccio della ragazza.
Lei si scostò con un movimento violento.
-Non mi toccare! Pericolosa? Pericolosa? Ero una bambina che si comportava da bambina!- urlò lei portandosi le mani alla testa.
-Ma non capisci? Noi avevamo fatto l'errore di portare quel...quel selvaggio a casa nostra e stava trascinando anche te nel baratro con lui!-
La situazione fu presto insostenibile e le parve di poter fare solo una cosa: fuggire.
Lasciò la veranda di corsa, sotto gli occhi attoniti di tutti e si precipitò fuori.
Iniziò a correre come una pazza, con le lacrime che le rigavano le guance.
Attraversò i campi dietro alla casa, salì la collina ed arrivò al sentiero che portava al mare. A quella spiaggia. Non ci era mai più andata dopo quel maledetto giorno.
Scese di corsa finché non si ritrovò in fondo al sentiero e le sue gambe cedettero. Si ritrovò con le ginocchia che sprofondavano nella sabbia, scossa da singhiozzi che non riusciva a controllare.
Tutti i ricordi di quel giorno erano tornati nella sua mente e la stavano tormentando.
I suoi genitori le avevano tolto la cosa più bella che le fosse mai capitata e le avevano fatto credere di essere stata lei. Avevano manomesso i suoi ricordi. Ed era stata un'idea di sua madre.
Ecco perché poi suo padre in seguito le aveva insegnato l'Occlumanzia: senso di colpa. Ecco perché l'argomento "Kevin" era diventato tabù in quella casa. Ecco perché sua madre aveva cercato per tutto quel tempo di terrorizzarla sul suo "lato oscuro".
Tutto quello che voleva sua madre era controllarla.
Doveva lavarsi via di dosso quello schifo che sentiva, quel senso opprimente di nausea, il ribrezzo che la scuoteva.

Amortentia - A Tom Riddle StoryWhere stories live. Discover now