Scorbus

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La paura di innamorarsi non è, forse,
già un po' d'amore?

Scorpius ha paura. Ha paura quando guarda Albus e gli occhi non si limitano a vederlo solo come il suo migliore amico. Le pupille scorrono attente sulla forma delle spalle strette sotto la maglia della divisa, passano ad osservare il collo, la gola, la linea dura della mascella, il profilo delle labbra e lì si soffermano più del dovuto.

Scorpius ha paura perché spesso si chiede come sarebbe baciarle. D'accordo, lui non se lo chiede e basta, lui lo sa. Sa che sono morbide, esperte e screpolate appena dal freddo. Sa che Albus è rude quando bacia. Si ricorda alla perfezione di come l'amico gli ha stretto un labbro tra i denti, il sapore del sangue misto a firewhisky, le mani che gli stringevano la stoffa del maglione, e la schiena premuta con forza contro la parete fredda. Ricorda l'urgenza, la stretta allo stomaco, il desiderio di sentirlo più vicino.

Scorpius ha paura perché quando bacia Rose, la sua ragazza, vede Albus. Lo vede mentre ride e la sua risata gli rimbomba nelle orecchie, forte, chiassosa, anche quando introno a lui c'è silenzio. Lo vede mentre si scompiglia i capelli, così neri, disordinati e se li immagina mentre gli scorrono tra le dita. Lo vede negli spogliatoi quando, dopo un'allenamento, si spoglia tenendo gli occhi fissi nei suoi.

Sono verdi, illeggibili, sempre celati da un velo di scherno. E lui li conosce come se gli appartenessero. Li ha visti piangere, ridere, ferire, amare, amarlo.

Scorpius ha paura perché Albus è un chiodo fisso. Ha voglia di urlare ogni volta che incrocia il suo sguardo e gli manca il respiro. È sbagliato, lui sta con Rose, lui vuole Rose. Lui deve volerla, dannazione.

Lei è bella, divertente, solare, l'unico problema è che non è Albus.

È innamorato del suo migliore amico
e ancora non lo sa.

«Scorp, hai finito? Sto gelando e vorrei tornare in dormitorio» la voce di Albus lo ricatapulta alla realtà. Non c'è traccia di impazienza nel suo tono, non c'è mai, in realtà, quando il suo interlocutore è Scorpius. «E poi le stelle non ci sono neanche più, è quasi l'alba, puoi copiare la mia mappa, se vuoi»

Il verde dell'iride si perde in quello grigio per un'istante o due, quando il viso pallido oscurato da ciuffi biondissimi, segno che contraddistingue ogni Malfoy, si allontana dal telescopio per guardarlo. Lo fissa e ogni fibra del corpo di Al freme, fa quasi male.

Albus Severus è bello, lo è da tutta la vita, e ne è consapevole. Se non lo sapesse, non camminerebbe baldanzoso tra la folla di studenti ogni mattina, non ammiccherebbe scherzo ai sorrisi sognati di ragazzi e ragazze, e non sarebbe così arrogante. A volte però, tutte quelle attenzioni lo annoiano, si rende conto che non ha bisogno di essere lusingato, e che gli unici occhi che vorrebbe su di sé sono quelli che, primi fra tutti, non dovrebbero guardarlo in quel modo.

Ed è proprio in quel modo che Scorpius lo sta guardando adesso.

«Si, forse è meglio andare» ma i piedi di entrambi sono incollati al pavimento, trattenuti da una forza che non riescono a spiegarsi.

Non si capacitano neanche di come abbiano fatto le loro labbra a scontrarsi, tanti erano i metri che li separavano. Sanno solo che, in quel momento, non c'è cosa più giusta da fare al mondo che quello.

La mano di Scorpius preme forte contro la nuca di Albus, che lo schiaccia al muro con il respiro mozzato. Calpestano con la suola delle scarpe la mappa stellare che hanno tracciato per ore e non se ne curano. Non si curano di niente. Perché presto la notte farà spazio al giorno e Rose tornerà ad essere la ragazza di Scorpius, e a quel punto Albus dovrà fingere che vederli mentre si tengono per mano non gli arrechi altro che piacere, sorriderà ignorando la gelosia che gli attanaglia lo stomaco e farà finta di niente quando labbra che non sono le sue, baceranno quelle di Malfoy.

È innamorato del suo migliore amico
e lo sa benissimo.

Passano pochi, infiniti secondi e Albus succhia le labbra di Scorpius con urgenza disperata. Lo stringe forte prima di fiondarsi a bearsi del sapore famigliare della pelle candida del collo di Scorpius, che bacia, morde e lecca fino a quando un gemito sommesso non rimbomba tra le mura della torre di Astronomia.

Scorpius non ha più paura perché il corpo caldo del suo migliore amico è premuto contro il suo, ed è giusto così.

Magicians | short stories Where stories live. Discover now