CAPITOLO 20

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Lucas' POV
Mi abbottono la camicia lasciando i due bottoni in cima aperti e mi rimbocco le maniche fino al gomito.
Forse su Lucy faccio più colpo vestito così che se mi vesto normalmente.
Mi aggiusto i capelli, poi esco di casa.
Non ho molto voglia di andare alla confraternita, ma d'altro canto è sabato.
Salgo in macchina e metto in moto, diretto verso la casa che un tempo amavo, perché significava solo scopare più ragazze del solito.
Adesso invece, non mi interessa più di tanto, ma stasera Lucy ci sarà, quindi è bene che ci sia anche io.
Innanzi tutto perché sarà un'ulteriore occasione per riconquistarla, e poi perché sono geloso quindi devo tenere d'occhio la situazione.
Arrivo alla confraternita che è già piena di gente, perciò mi affretto ad entrare.
Vado diretto da Nicholas, che trovo insieme a Steve, Tyler, Alex, i gemelli Jeanne e altri della squadra di football.
Vedo anche Brandon, e mi limito solo a rivolgergli un'occhiataccia.
«Che cosa ti fa fare quella ragazza.» mi canzona Nicholas vedendo la mia camicia bianca.
«Sta' zitto, coglione.» ridacchio anch'io. Tanto vale che io ci rida su, perché la situazione è abbastanza drastica di per sé.
Lucy mi manca da morire, più di quanto potessi arrivare a immaginare. E ogni giorno peggiora sempre di più.
Continuo a dare quasi per scontato che io riesca a riaverla con me, ma più passano i giorni, più in realtà mi assale il dubbio che lei sia determinata a restare sulle sue.
Questo pensiero mi crea solo ansia, quindi provvedo a mandarlo via immediatamente.
«Buonasera!» sento esclamare alle mie spalle.
Mi volto e vedo arrivare Abby insieme ad Emily.
Guardo subito alle loro spalle; il mio sguardo cade prima su Anne, la quale va diretta dal suo ragazzo come del resto le due precedenti.
Poi finalmente vedo anche lei. È bellissima come sempre, anzi, non so come, mi sembra più bella del solito.
Indossa un vestito nero attillato, e subito sposto l'attenzione sulle sue curve.
Non so resisterle, cazzo.
Vorrei semplicemente prenderla, e farla mia ancora più di quello che è.
Non è più tua, mi dice la solita vocina noiosa del mio subconscio.
La guardo, senza nascondere il fatto che lo stia facendo, quando finalmente anche lei alza lo sguardo su di me.
I nostri sguardi si incontrano, e riesco a leggere nel suo la tristezza e la rabbia che prova a causa mia, ma anche la voglia che avrebbe di saltarmi addosso, tanta quanta ne ho io.
«Ciao.» le dico.
Lei non risponde, e sposta lo sguardo.
Bene, se vuole fare la preziosa, è bene che io la smonti un po'.
Senza pensarci due volte mi allontano da lei e vado in cucina a prendere qualcosa da bere.
Non le starò intorno per un po', deve credere che io non la voglia considerare. Così poi quando la andrò a cercare riuscirò a capire se è sorpresa o se scocciata dal fatto che io sia con lei.
«Allora, hai chiarito con la ragazzina?» sento dire da dietro di me.
Alzo gli occhi al cielo e bevo un sorso dell'alcol che mi sono versato in un bicchiere. «Non sono affari tuoi, Bethany.»
Mi giro e Bethany entra nel mio campo visivo. È più nuda che vestita, con le tette in bella mostra e il culo che per metà esce dai pantaloncini aderenti di pelle.
«Oh, sono affari miei eccome, visto che si è arrabbiata per ciò che hai fatto con me.» fa l'occhiolino.
«Non sono comunque affari tuoi. Stanne fuori e vatti a scopare qualcuno.» sbotto.
Lei si avvicina e mette le mani sul mio petto. «Magari te.»
«Magari no.» ribatto spingendola via.
Prima che io mi alteri, esco dalla cucina e mi dirigo nel salotto dagli altri.
Nicholas è con Abby sul divanetto a pomiciare, così come Tyler ed Emily.
Cerco Lucy con lo sguardo ma non la vedo.
Mi appoggio al muro, sorseggiando la mia bevuta.
«Stewart, vieni a giocare ad obbligo o verità.» mi urla Ben, uno dei giocatori della squadra di football.
«Ma per favore.» ridacchio. Figurarsi se vado a giocare a uno stupido gioco che facevo quando ero all'High School.
«E dai!» esclamano tutti quelli già posizionati e pronti per giocare.
Scuoto la testa, e fortunatamente nessuno insiste.
«Avrei detto che tu fossi un tipo da giocare al gioco della bottiglia.» mi dice una voce accanto a me.
Sussulto e mi volto. La ragazza di stamani che mi ha aiutato a prendere i libri da terra è accanto a me.
È davvero carina, adesso che la osservo per bene.
Indossa un vestito abbastanza largo grigio, e i capelli scuri le cadono sulle spalle.
«Non ho bisogno di questi giochi se voglio scopare con qualcuna.» alzo le spalle.
«Guarda che quel gioco non è per scopare.» osserva lei.
«Ah no? Chi sa perché allora ogni volta che ci ho giocato, ho finito per scopare con qualcuna.»
Lei alza gli occhi al cielo. «E io ogni volta che ci ho giocato non ho scopato con nessuno. Allora?»
«Allora nessuno voleva scoparti.» rispondo.
Lei stringe le labbra e annuisce. «Sei sempre così stronzo?»
«Questo non era essere stronzo, ma oggettivo.» alzo le spalle.
«Non condivido, però lasciamo stare.» dice lei.
«Sei nuova da queste parti?» le domando.
«Sì, arrivata qualche giorno fa.»
«E cosa ti porta qui?» chiedo.
È una delle poche ragazze con cui mi ritrovo a conversare tranquillamente, senza leggere nella sua faccia la palese voglia di fare sesso con me.
Anzi, giurerei che questa qui non sa nemmeno chi sono, e la cosa mi diverte.
E poi non mi sembra stupida, a differenza della maggior parte delle altre ragazze che frequentano questi posti.
«In realtà, la voglia di cambiare aria. Vengo dallo stato del Washington, sai, là è sempre freddo e la mia cittadina era diventata troppo stretta.» alza le spalle.
Annuisco. «Non mi hai detto come ti chiami.»
«È vero, non te l'ho detto.» conviene lei.
«Non hai intenzione di dirmelo?»
«Forse no, forse sì. Dipende se te lo meriti.» fa l'occhiolino, poi prende il bicchiere dalle mie mani e beve un sorso.
Io mi metto a ridere, e lei mi guarda incuriosita. «Cosa c'è da ridere?»
«Te mi hai appena detto che mi dirai il tuo nome se me lo merito. Ho capito bene?» rido ancora.
Lei annuisce, confusa.
«Beh, io non ho mai dovuto implorare per sapere un nome, né tantomeno dovuto fare qualcosa per meritare di saperlo.» la guardo e lei guarda me. «Io sono Lucas Stewart.»
Lei alza le sopracciglia. «Oh, fammi indovinare, sei il playboy del campus?»
«Diciamo che lo ero.» commento.
Lei si avvicina. «Che ti è successo, poi? Te le sei girate tutte?»
Scuoto la testa. «No. Mi sono innamorato.»
Lei si fa seria. «Interessante. Un playboy non si innamora, di solito.»
«Di solito, hai detto bene. Io sì. È stato imbarazzante in effetti.» scherzo, e lei ride, seguita da me.
«C'è qualcuna che ti sta mangiando con gli occhi.» dice lei indicando con la testa un punto dietro di me. «Forse lei aspetta ancora il suo turno.»
Mi giro e Lucy è appoggiata al muro, più lontano da noi, che ci fissa. Appena il mio sguardo incontra il suo, lei arrossisce e lo distoglie subito.
«No.» rispondo. «Sono io che aspetto il mio turno con lei.»
Poi mi giro verso la mia nuova amica. «È stato un piacere, qualsiasi sia il tuo nome.»
Poi mi allontano dirigendomi verso Lucy.

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