Il gioco della catena

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- Perché tutto questo fracasso Muqin? Per caso Mich si è messo una pallina sul naso e ha iniziato a sbattere le braccia? – sbiascicò sistemandosi l’aggroviglio di  capelli.

- Parlò la strega del circo- risposi.

- Sfotti eh? – rise.

- Hai fame Lee? – chiese la madre scostandole la sedia per farla sedere.

- No grazie mamma.

- Devi mangiare qualcosa Lee-  la spronai io.

- Mangerò più tardi. – mi congedò con un gesto della mano.

Io e Kai ci guardammo preoccupati, magari aveva la febbre o qualche strano virus.

- Sentite ragazzi io devo fare qualche giro in città. Me la guardi tu Mich?

- Certo signora Kai, la tengo d’occhio io.

- Guardate che sono qui. – disse svogliatamente Lee.

La signora Kai prese le chiavi e la borsa. Ci disse che se ci fossero stati problemi avremmo solamente dovuto chiamarla.

- Il mio numero è quello appeso nel frigo. Ciao ragazzi a dopo.

- Arrivederci signora Kai.

- A dopo Muqin – salutò Lee. Mi guardai in giro.

- Per caso hai dei cetrioli in casa? – chiesi.

- Guarda nel frigo.

Aprii la “ghiacciaia” e trovai ben due cetrioli. Cercai un coltello in mezzo alle posate e presi quello più affilato.

Iniziai a tagliare due fettine dell’ortaggio che tenevo in mano.

- Cosa vuoi farci Mich?

- Mettiti nel divano e pensa a riposarti.

Per la prima volta, Lee mi diede davvero ascolto. Si andò a mettere distesa sul divano.

Mentre lei era in sala, mi misi a prepararle un caldo brodino di pollo con quello che trovavo nel frigorifero. Sicuramente Kai non sarebbe stata contenta di trovarsi senza cibo per cena, ma mi sarei preso tutte le ramanzine del mondo pur di far mangiare quella ragazza pallida in salotto.

- Cos’è questo profumino? – notò lei.

- Non dovevi riposarti senza fare domande? Sbuffò e incrociò le braccia.

Le portai il brodino fumante in un piatto cupo accompagnato da un cucchiaio bello grande.
-Tieni, mangia tutto. Ti scalda la pancia e aiuta ad assopirti.

- Ma… grazie Mich. – arrossì.

- Avvertimi quando finisci di mangiare ok? Sono in cucina.

Questa volta, misi in un piatto piano due rondelle di cetriolo e glie lo portai come se fossi stato un cameriere.

- A lei signorina. Si stenda prego, glie lo offre la casa, letteralmente. Sorrise sentendosi coccolata.

Quando Lee di distese, io le posizionai le fettine negli occhi.

- Come fai a sapere che queste mandano via le occhiaie? – chiese lei indicandosi gli occhi coperti.

- Mia madre parla tanto.

- Facciamo un gioco finché ho i cetrioli negli occhi- propose.

- Che gioco vorresti fare?

- Catena!

- Regole? – domandai.

- Io dico una parola e tu quella che ti viene in mente per prima, ovviamente deve essere coerente a quella che ho detto io.

- Inizi tu?

-Fiori – iniziò sparata.

-Colori. – risposi senza pensare.

-Sfumature.

-Cinquanta. – dissi ridacchiando.

-Ma sei un porco! – rise di gusto cercando di darmi uno schiaffetto alla cieca.

- Continua su. – la spronai.

-Mezz’età.

-Vecchiaia.

-Morte.

-Allegria – ribattei sarcastico.

-Cielo.

-Libertà.

-Rimpianti

-Sei triste?

Non è una parola. – controbatté.

-Non sto scherzando Lee, c’è qualcosa che ti preoccupa?

- Ma no! – disse sfoggiando il suo miglior sorriso. -Anzi, che ne dici di andare a prendere la nostra bandiera e di piazzarla nella palude?

- Ora? – chiesi sbalordito.

- Ma no, che ne dici se ci andiamo tra due anni?

Era il momento di farla finita con gli scherzi, così la presi di peso come si fa con le spose e uscimmo di casa lasciando cadere per terra quello che rimaneva dei cetrioli. Aprii impacciatamente il garage di casa mia, “rubai” lo stendardo, e ci facemmo, o per meglio dire mi feci, tutta la strada per la palude con il suo peso addosso, ancora. Era già la seconda volta in un giorno, speravo animatamente che la stanchezza le passasse in fretta.

Airplane. Le ali sono fatte per volareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora