I love my best friend

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Stavamo dormendo assieme, o meglio, lei dormiva mentre io la guardavo incantato: le labbra arrossate, il respiro lento e regolare, i capelli umidi ricadevano sul cuscino e la sua espressione rilassata che la faceva sembrare un bambina.
Allora ero uno dei ragazzi più popolari della scuola, il tipico puttaniere dal fisico atletico che può avere chiunque voglia, eppure non riuscivo a non sorridere guardando la mia migliore amica, a non rinnamorarmi di lei ogni volta che faceva una battuta idiota, ogni volta che mi osservava con i suoi occhi magnetici che mi attraevano come se fossi fatto di metallo.
Avevo sempre amato la mia migliore amica, e me ne resi conto solo in quel momento.
Non potevo dirglielo, mi avrebbe rifiutato.
"Carter" mi chiamò con la voce impastata dal sonno.
"Mh?"
"Che ore sono?" Domandò aprendo un occhio.
"È circa mezzogiorno" risposi guardando il telefono e realizzai di averla guardata dormire per un'ora.
"Vado a preparare qualcosa da mangiare" annunciò alzandosi e mettendosi in mutande e maglietta.
"Ok" nascosi la faccia nel cuscino per non cadere in tentazione.
"Allora che ne dici di un po' di aria fredda?" Urlò dalla cucina.
"Il tuo frigo è più vuoto dello sguardo di una bambola" commentò.
Sorrisi a quel paragone talmente strano, non era una novità che April avesse un'immaginazione così fervida.
"Ordino una pizza, come la vuoi?" Arrivò in camera col cellulare in mano.
"Io non ho molta fame... prendiamo una margherita in due?" Proposi.
"Ok, ma margherita? Che gusti monotoni!" Alzò gli occhi al cielo.
"Beh, se vuoi la prendiamo con l'ananas" scherzai.
"Fingerò di non aver sentito ciò che hai appena detto" affermò componendo il numero.
Pensavo che la telefonata sarebbe durata poco, ma quando la vidi alzare le sopracciglia capii che stava per litigare con qualcuno.
"Scusate, voi mi state dicendo che non fate il servizio a domicilio, e dobbiamo venire lì?" Chiese alterata.
Sapevo benissimo perché stesse facendo così, odiava che qualcuno le rovinasse i programmi.
"Brutti figli di-" le strappai il telefono di mano prima che potesse completare la frase.
"Arriviamo fra dieci minuti" dissi velocemente per poi mettere giù.
Mi guardò arrabbiata.
"Dai stai calma, non muore nessuno se ci muoviamo da casa" dissi ansioso di poter stare da solo con lei lontano da un letto, mi piaceva scopare con lei, ovviamente, ma avrei voluto qualcosa di più, per me era fare l'amore, per lei era semplice sesso.
Sbuffò e si mise i pantaloni.
"Hai intenzione di vestirti o vieni così?" mi incitò a mettermi qualcosa oltre ai boxer.
Camminava sul marciapiede con passo veloce e deciso, non era un buon segno, mi avvicinai silenziosamente e allacciai le braccia ai suoi fianchi da dietro. Si fermò.
"Sei arrabbiata?" Chiesi con tono da bambino.
Rimase in silenzio.
"Hai deciso di non parlarmi più?" Domandai.
Non rispose.
"Beh sappi che non mi staccherò da te finchè non mi perdonerai e che in questa posizione sembriamo una coppia che sta per limonare"
Sentii un piccolo movimento della sua cassa toracica e un sorrisetto. Avrebbe riso se non si fosse trattenuta.
"Sei il mio cuore, la luce dei miei occhi, l'unica mia ragione di vita, amore mio, perdonami e limoniamo" continuai.
Scoppiò a ridere.
"Sei un coglione" mormorò.
"Un coglione sexy" la corressi.
Rise di nuovo e provò ad uscire dalla morsa delle mie braccia.
"Dai lo sai che non mi piacciono gli abbracci!" Si lamentò.
Non mi mossi.
"Ti perdono ok? Mollami!" Si divincolò ridendo.
Sorrisi e la lasciai finalmente.
"Sei un bastardo" mi insultò scherzosa.
Alzai le spalle e ricominciammo a camminare.
"April... vorrei dirti una cosa" cominciai prendendo un respiro profondo.
"Oh merda" rispose.
"Perché?" Domandai sperando che non avesse capito tutto.
"L'ultima volta che hai cominciato un discorso così abbiamo scopato" ridacchiò. Mi scappò un sorriso.
"No, non è una cosa altrettanto piacevole" commentai.
Cominciò a camminare all'indietro davanti a me per guardarmi negli occhi.
"Vedi... io e te siamo amici da tanto tempo e..." prima che potessi cominciare la vidi inciampare in un sasso che non aveva visto, la presi per un braccio e la tirai addosso a me per evitare che cadesse e sbattesse la testa.
"Che riflessi" commentò stupita appoggiando le mani sul mio petto, le circondai i fianchi con le braccia quasi istintivamente.
"Il tuo cuore... batte fortissimo" notò.
"Batte solo per te" è ciò che avrei voluto dire, ma risposi:
"È perché mi hai fatto prendere un grande spavento"
Annuì e appoggiò la testa sopra la parte sinistra del petto.
"Mi piace il suono del tuo cuore" commentò.
"Tutti i cuori hanno questo ritmo" sminuii ciò che mi stava facendo sorridere come un ebete.
"Lo so, ma il tuo... è più bello, è come se battesse per me, so che è assurdo perché non mi ami, ma è una sensazione strana" alzò la testa avvicinandosi al mio viso per spiegarmelo. Avrei voluto risponderle ma l'unica frase che riuscii a dire fu:
"Ho voglia di baciarti" incatenai gli occhi alle sue labbra.
"Allora fallo" rispose impaziente.
Unii le mie labbra alle sue dando vita a un bacio dolce e delicato, doveva essere questo il nostro primo bacio, e mi pentii amaramente di non averla baciata così anni fa.
Si staccò improvvisamente toccandosi la bocca.
"È stato un errore, un gravissimo errore" mi guardò triste.
"Scusa" cominciò a correre verso casa lasciandomi solo e arrabbiato con me stesso.

My Best Friend Is A DaddyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora