Primo Giorno

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Aprii gli occhi e vidi Alvin dormire ancora.
Le lacrime cominciarono a scendere, accarezzai una guancia del mio amato.
Mi accoccolai a lui e tremai come una foglia.
Era il primo giorno che sapevamo che gli rimaneva davvero poco da vivere, pensavamo che la malattia si potesse curare ma non era così, era stato un colpo al cuore quando scoprimmo di quella malattia.
A scuola nessuno lo sapeva, non voleva dirlo perché non sopportava essere al centro dell'attenzione e non voleva avere la compassione di nessuno.
"Amore mio" la mia voce stava tremando, come tutto il mio corpo e lo sentii svegliarsi.
"Stai piangendo?" Sussurrò pianissimo, lo guardai negli occhi e annuii, non voleva che piangessi, non perché non potevo ma voleva che fossi sempre felice.
"Scusami ..." mormorai stringendomi a lui.
"Mia ... amore mio... per favore non piangere"
"Come faccio a non piangere Alvin? Stai per morire, cazzo" posai la testa sul suo petto e lui mi accarezzò i capelli piano piano.
"Lo so... ma vedila così, ci siamo amati e ci amiamo ancora e dobbiamo goderci questi giorni che ci rimangono. Non devi piangere, ma vivermi giorno per giorno. Hai capito amore mio?" Mormorò con gli occhi lucidi.
I suoi occhi verdi erano spenti, tristi, si vedeva che stesse soffrendo come un matto ma non voleva far vedere a nessuno quanto quella malattia lo stesse buttando giù.
"Non riesco a non piangere, Alvin." Mormorai posando le labbra sulla sua fronte.
"Mi dispiace Mia. Mi dispiace così tanto" mormorò scoppiando a piangere come un bambino, così lo strinsi a me e lo cullai con tutto l'amore che provavo per lui.
"Sono qui, Alvin. Sarò sempre qui, amore mio."
Ammisi, lui fece un piccolo e tenero sorriso accarezzandomi una guancia.
Ci guardammo negli occhi e lui sospirò.
"Quel giorno ero ubriaco, Mia... io non so perché l'ho fatto ..." non volevo ascoltare ancora e ancora quella storia, mi faceva male.
Scossi la testa posando un dito sulle sue labbra.
"Alvin, no. Non voglio ascoltare di nuovo quella storia. Mi fa male e lo sai" lui annuì baciandomi il dito e così ridacchiai e lui mi stritolò con le poche forze che gli erano rimaste e anche in quel momento mi sentii a casa.
Alvin era casa mia.
Alvin era la mia vita.
Alvin era l'uomo della mia vita.
Alvin era tutto.
"Amore? Ho un po' di fame..." mi sussurrò all'orecchio, annuii baciandogli una guancia e mi alzai dal letto, lui mi guardò negli occhi.
"Mia... mi dispiace" gli accarezzai i pochi capelli neri che gli erano rimasti e lo aiutai ad alzarsi, lo spogliai e gli infilai una maglietta pulita.
Vederlo nudo e magro come uno stuzzichino da denti mi faceva stare di merda ogni volta.
"Non ho più il fisico di una volta eh" mormorò volendomi far ridere ma non ci riuscì, stavo per mettermi a piangere di nuovo.
Strinsi gli occhi cercando di calmarmi.
"Mia..." mi chiamò preoccupato, alzai una mano e mormorai pianissimo:
"Ho bisogno di tempo Alvin, due minuti"
Lui non disse niente, quando mi calmai per modo di dire lo vestì e lo aiutai ad alzarsi dal letto, lo misi nella carrozzina e lo spinsi verso la cucina.
Sua madre stava cucinando dei pancake e suo padre stava leggendo il giornale.
Da quando ... Mike era morto, non parlava con nessuno, parlava solo per litigare con Alvin.
Perdere un figlio era una delle disgrazie più brutte del mondo e stava per perdere anche il secondo figlio, per lo stesso identico motivo.
Mine aveva attaccato l'Aids ad Alvin.
Si erano drogati insieme e quel giorno per Alvin fu la condanna a morte.
Mike morì qualche mesetto dopo, era malato da tempo ma nessuno se ne era accorto.
Mike se ne stava sempre fuori casa, a nessuno fregava niente.
Ci ignorò, ma Alvin lo guardò male.
Lo odiava, voleva che fosse morto lui al posto di Mike.
"Ciao anche a te papà eh" lo salutò ironico, sospirai e misi la carrozzina sotto al tavolo bloccandola.
"Alvin stai calmo" lo pregai baciandogli la fronte, il padre non lo guardò nemmeno.
"Ciao" Disse solo.
La madre di Alvin ci sorrise dolcemente.
"Buongiorno tesoro mio, come stai oggi?"
Aveva gli occhi lucidi, era una madre così dolce e così perfetta, stava morendo dentro ma non voleva ammetterlo.
"Come un figurino, mamma" rispose il
mio ragazzo sorridendo.
"Staresti meglio se non fossi un coglione" disse il padre, stava per scoppiare una guerra, me lo sentivo.
Malcom prima era un padre perfetto, ma stava per perdere anche Alvin.
Ogni persona aveva il suo modo di affrontare un lutto.
Non pensavo fosse cattivo, ma Alvin si. Alvin pensava fosse solo uno stronzo.
"Non mi sembra il momento di fare lo Stronzo." Lo brontolò sua moglie, Alvin rimase impassibile alzando le spalle.
"Se tu non fossi stato un padre di merda, io non mi sarei drogato." Malcom mesi prima aveva cominciato a lavorare sempre di più e ad allontanarsi piano piano dai figli, Mike era sempre stato un po' la pecora nera della famiglia.
Quando Alvin si fece la siringa insieme a lui scoprì dopo settimane che gli aveva infettato quella malattia.
Il padre era stato così deluso che aveva cominciato ad essere un'altra persona.
"Alvin... ti prego... non voglio che litighiate ancora." Lo pregai ancora come se potesse cambiare qualcosa, Alvin era sempre stato uno di quei ragazzi che se doveva rispondere, lo faceva.
"Sarai felice, paparino."
"Sei solo un piccolo ingrato" gli disse, facendo sorridere il mio ragazzo.
Non sapevo il motivo per la quale lo facesse sempre incazzare, forse per sentirsi più una merda.
Forse per alleggerire il tutto.
"Ah si? E tu cosa sei? Sei solo un pezzo di merda."
"Alvin! Finiscila!" Urlai in preda ad un attacco di crisi, non riuscivo più a sopportare tutto quel dirsi quelle cose.
Dovevano andare d'accordo, non dovevano fare i coglioni.
"Io vi ho dato tutto e guardate cosa siete diventati tu e quel disgraziato" il punto debole di Alvin era stato appena toccato.
Mike era sempre stato il suo idolo, anche se lo aveva infettato.
"NON PARLARE DI MIKE! NON SEI VENUTO NEMMENO AL SUO FUNERALE!" Urlò schifato, non era venuto ma avevo visto che era davanti alla chiesa che stava piangendo, lo avevo detto ad Alvin ma non ci aveva mai creduto.
"Al funerale che io ho pagato perché quello stronzo non è riuscito nemmeno a non drogarsi per bene!" Esclamò sbattendo un pugno sul tavolo, mi fece sobbalzare.
"Vi prego, smettetela." Mormorò Amanda.
Tu ci godi. Ti siamo sempre stati sul cazzo." La voce di Alvin era apatica, senza emozioni, senza niente di niente.
Provava solo schifo.
"Certo, perché siete solo delle fighette"
Vidi Alvin alzarsi dalla sedia a rotelle, sgranai gli occhi e mi alzai in fretta, gli tirò un bicchiere addosso e sua madre urlò:
"ALVIN!"
Il padre scoppiò a ridere esclamando:
"Che uomo che sei eh"
"FOTTITI" urlò il mio ragazzo incazzato come una iena, Malcom lo guardò male.
"Penso che è ora che torni nella tua stanza" gli disse, ma Alvin non voleva dargli la soddisfazione di comandarlo.
"No. Ci sono stato abbastanza."
Amanda cercò di alleggerire la tensione tra i due dicendo al figlio:
"Ti ho preparato del latte caldo, tesoro."
"Mia, andiamo via." Mormorò Alvin piano piano, come se volesse che solo io lo sentissi, gli accarezzai una guancia.
"Alvin..." cercai di farlo ragionare.
"VOGLIO ANDARE VIA! PORTAMI FUORI!" Urlò come un pazzo cercando di alzarsi ma lo tenevo giù, per calmarlo.
Malcom si alzò e esclamò:
"Lascia stare, vado a lavoro"
"Vai a fare il tuo lavoro così da non fare il padre? Hm?" Lo provocò ancora Alvin.
"Vado a lavoro così da poter ripagare le merdate che te e tuo fratello avete combinato!" Alvin rise alzandosi e urlò:
"DAI PAPÀ! TRA POCO MORIRÒ ANCHE IO! NON SEI FELICE!?"
"Non servirà a molto visto che dovrò passare i prossimi decenni a ripagare tutti i debiti!"
Mike aveva lasciato debiti su debiti.
"Per favore, finitela." Sussurrò Amanda.
"NON CI HAI MAI VOLUTI BENE" urlò Alvin, ma sapeva in fondo che non era così, lo sapeva che li volesse ancora bene.
"Fanculo Alvie" prese la sua roba e andò via, Alvin mi guardò negli occhi, quello era il nomignolo che gli dava sempre da bambino.
"Portami in camera, ho sonno"
"Alvin.. non hai mangiato niente"
"PORTAMI IN CAMERA MIA E NON ROMPERE ANCHE TU!" Sospirai e feci come mi aveva detto, lo aiutai a mettersi nel letto e lui sussurrò piano piano:
"Mi perdoni? Sono stato cattivo... io ti amo" gli baciai la fronte con gli occhi lucidissimi, lui mi afferrò una mano.
"È che divento matto quando capisco che è solo colpa mia e non .." scossi la testa.
"Non voglio parlarne" mormorai piano.
Lui annuì, gli accarezzai i cappelli mettendomi seduta.
"Mi canti la ninna nanna?" Sussurrò chiudendo gli occhi e così sorrisi triste e cominciai a canticchiare finché non si addormentò.

Erano le 20:00 di sera quando Malcom entrò in casa, lavorava tantissimo.
Alvin stava facendo battute sceme che mi facevano ridere come una pazzoide.
"Amo la tua risata" mormorò piano piano.
"Io amo te invece" sussurrai piano mentre suo padre andò in bagno.
"È pronta la cena!" Ci avvisò Amanda e così Malcom andò in cucina senza segnare di uno sguardo nemmeno Alvin, sospirai alzandomi e aiutai Alvin  a mettersi nella sedia a rotelle.

Andammo in cucina e sua madre ci servì della pasta con il sugo.
Appena si mise seduta chiese al marito:
"Come è andata oggi a lavoro?"
"Bene" rispose solo, Alvin sbuffò.
"Quanta allegria che hai nel tornare a casa, Papino"
"Sono stanco" Alvin sorrise sadico, sapevo cosa stesse per fare e così lo guardai pregandolo di non fare lo Stronzo.
"Poverino" lo provocò prendendolo in giro.
Il padre strinse i pugni e ordinò:
"Mangia e stai zitto"
"Non ho molta fame,Mamma mi fai un po' di latte caldo?" Mormorò piano Alvin.
"Devi mangiare" disse Malcom, Alvin lo guardò malissimo e urlò incazzato:
"FATTI GLI AFFARI TUOI"
"Questi sono affari miei e tu devi mangiare qualcosa di decente"
Alvin mi guardò e mi prese per mano mormorando:
"Mia, portami in camera"
"Alvin, devi mangiare qualcosa. Non hai mangiato niente" cercai di farlo ragionare ma era difficile, non voleva ascoltare mai nessuno.
"Non è che se mangio migliora qualcosa eh. Quindi cazzo mi importa."
"Fai come cazzo ti pare" si stavano per arrabbiare tutti e due e non avevo voglia di ascoltare ancora e ancora le loro urla.
"Dai, mangia un po' di pasta" sussurrai al mio fidanzato, lui sospirò annuendo e così lo imboccai facendogli mangiare un po' di pasta, sorrisi con amore.

Malcom non mangiò tantissimo.
Amanda guardò l'agenda e ci avvertì:
"Domani devi andare a farti la visita, Alvin" lui la guardò malissimo e rispose:
"Non ho voglia di andarmi a fare la visita"
"Non iniziare di nuovo con queste cazzate" disse suo padre mangiando.

Si vedeva che Alvin fosse stanco di tutto, mi guardò negli occhi.
"Ho sonno"
"Ti porto a letto" risposi alzandomi dalla sedia e diedi la buonanotte ai suoi genitori, suo padre sparecchiò.

Appena fummo nella sua camera, lo misi a letto, mi cambiai mettendomi il pigiama e lui mi sorrise malizioso.
"Sei bellissima, lo sai?" gli accarezzai una guancia sdraiandomi accanto a lui e gli baciai la punta del naso.
"E tu sei un vero monello" lui rise e chiuse gli occhi, mi accoccolai a lui e ci addormentammo.

ANGOLO AUTRICE:
BENVENUTI NELLA MIA NUOVA STORIA!
Spero che vi piaccia e spero che non mi odiate alla fine, però mi è venuta come idea e dovevo scriverla!🙈

Dieci giorni di te e di me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora