Quarto Giorno

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Alvin mi aveva detto che dovevo andare a casa sua verso le 20:00 perché prima voleva dormire, mi mancava moltissimo però.
Lo avevo visto solo quella mattina e poi basta.
Mi guardai allo specchio e chiusi gli occhi.
Volevo immaginarmi il mio ragazzo che mi toccava, mi sfiorava, mi baciava come se non esistesse un domani.
Inizio Flashback
"Ehi tesoro" lo salutai guardandolo e lui mi attaccò baciandomi con foga, gemetti mentre le sue mani cominciarono a toccarti il sedere, i seni, i fianchi.
"Amo-re non ci so-no i tu-oi?" Chiesi ansimando e lui mi prese in braccio scuotendo la testa, mi succhiò il labbro inferiore.
"No. Ora stai zitta che mi sei mancata in tutti i sensi" si buttò sul letto facendomi ridere e mi infilò la lingua in bocca gemendo.
Fine Flashback.

Aprii gli occhi e avevo cominciato a piangere, sarebbe stato difficile.
Era già difficile e sarebbe peggiorato.
Il mio telefono cominciò a squillare.
Lo presi in fretta e sorrisi.
"Ehi amore" salutai il mio ragazzo.
Non mi chiamava molto perché ero sempre con lui ma quando non ero con lui lo sentivo poco poco.
"Ehi piccola, che fai?" Domandò con la voce stanca, cercai di non fargli sentire che avevo pianto enni schiarii la voce.
"Mi stavo vestendo per venire da te" risposi con dolcezza pettinandomi i capelli con una mano.
"Non vedo l'ora di vederti amore" il mio cuore perse svariati battiti, Alvin era sempre stato molto rude, molto sexy, ma era anche molto dolce e gentile.
"Si?" Mormorai pianissimo.
"Hm si, come ti vestirai?" Scoppiai a ridere, era un maiale assurdo.
Lo amavo anche per quello.
"Ma guarda che maiale che sei" dissi.
Lo sentii ridere, era molto che non ci stuzzicavamo e mi piaceva da impazzire.
"Ah si?" Chiese maliziosamente.
"Hm hm"
"Me lo dici, monella?" Domandò.
"Come vuoi che mi vesta?" Chiesi facendo la voce sexy, lo sentii gemere e così strinsi le gambe eccitata.
"Sei stupenda sempre" mormorò con una voce sexy che mi fece impazzire.
"Non è vero"
"Si Mia. Sei meravigliosa." Sorrisi.
"Senti chi parla" lui era stupendo.
Era così meraviglioso.
"Non sono meraviglioso"
"Perché lo dici?" Chiesi sospirando.
"Sono malato e sto per morire. Non sono più figo." Mi rispose infastifito.
"Alvin. A me non importa un bel niente se sei figo o meno. A me importa quello che sei." Esclamai perdendo la pazienza.
"Un malato. Ecco cosa sono."
"Vuoi litigare per caso? Smettila Alvin."
Domandai infastidita, ed ecco che il momento stupendo era stato appena rovinato e la colpa era del mio ragazzo.
"Non voglio litigare" rispose sbuffando.
"Bene." Gli dissi sbuffando.
"Ci vediamo dopo, amore" mi staccò senza farmi rispondere.

Scesi le scale aggiustandomi il vestito nero e mio padre mi sorrise.
"Dove vai così bella?" Mi chiese con una dolcezza che mi fece sentire la sua bambina.
"Da Alvin, mi ha detto che mi dovevo vestire elegante" risposi mettendomi il giacchetto di pelle e presi le chiavi della moto.
"Ti accompagno io" Lo guardai confusa.
Non gli andava molto giù che stavo ancora con Alvin ma sapeva che lo amavo.
Mio padre adorava Alvin ma aveva perso tutto il suo interesse.
"Sicuro papà?" Lui annuì e andò fuori di casa, lo seguì e salimmo in auto.
"Stai bene?" Mi domandò guidando, scossi la testa e mormorai:
"Sto male e non passerà mai. Io amo Alvin"
"E lui ti ha rovinata" strinse fortissimo i pugni e così lo guardai confusa, lui rispose:
"Dovresti lasciarlo"
"Pensi che gli rimanga molto da vivere?" Chiesi cominciando a piangere e singhiozzai.
"Quanto gli rimane?"
"Forse sette giorni, forse due, forse tre. Non lo so. So solo che io lo amo." Lui annuì e si scusò.
Non risposi e appena mio padre si fermò, mi disse con gli occhi lucidi:
"Mi dispiace Mia. Mi dispiace che quel ragazzo non abbia molto da vivere. Mi dispiace che tu stia soffrendo" lo abbracciai fortissimo e cominciai a singhiozzare di nuovo.

Mi aggiustai il vestito e bussai alla porta.
Nessuno mi venne ad aprire.
Bussai ancora preoccupatissima.
Chiamai immediatamente Alvin che non rispose, bussai fortissimo.
"ALVIN! ALVIN APRI! AMORE! APRI!" Lo chiamai di nuovo ma non ci fu nessuna risposta, bussai fortissimo.
Mi tolsi i tacchi e corsi verso la finestra, era aperta, così entrai e mi guardai intorno.
"ALVIN!" Urlai controllando il salotto, era sdraiato sul divano, aveva una camicia che gli stava gigante e dei pantaloni larghi.
Mi avvicinai velocemente e controllai se respirasse, il salotto era arredato per una cena romantica.
"Amore" mi disse e lo guardai negli occhi.
"Ehi amore! Cazzo! Non rispondevi" lui chiuse gli occhi e si mise seduto, lo abbracciai forte.
"Scusami Mia.. mi ero addormentato" mormorò dispiaciuto, scossi la testa e gli sbaciucchiai una guancia.
"Stai tranquillo amore, menomale che la finestra era aperta" esclamai e lo feci ridere.
"Ti amo Mia" ci guardammo negli occhi e sorridemmo, lo aiutai ad alzarsi e ci prendemmo per mano.
"Andiamo a tavola" sorrisi come una bambina e appena ci avvicinammo alla sedia a rotelle lui scosse la testa.
"Camminiamo così"
"Sei sicuro?" Mormorai pianissimo, lui annuì posando la fronte alla mia.
"Sono sicuro, voglio sedermi accanto a te"

Lo feci sedere e gli baciai la fronte, cominciammo a mangiare, era tutto così buono.
Ridemmo, scherzammo, fece lo scemo e mi fece tornare alle nostre prime uscite.
Alle nostre prime volte.
"E ricordi quando ti ho baciata davanti a tutta la classe?" Chiese ridendo e così annuii felice.
"Me lo ricordo, fu un bacio epico" ammisi e lui sorrise con dolcezza baciandomi la fronte.

Appena finimmo lo aiutai a mettersi sul divano e andai a lavare i piatti.
"Eccomi tesoro" mi misi seduta accanto a lui.
"Vuoi vedere un film?"'chiese chiudendo gli occhi, gli accarezzai una guancia e mormorai:
"No amore, voglio solo stare qui con te"
"Mia... promettimi una cosa" disse aprendo gli occhi, sapevo cosa volesse che promettessi.
Scossi la testa mormorando:
"No. Non ti dimenticherò."
"Mia per favore.. devi farlo. Devi andare avanti" gli baciai la fronte scuotendo la testa.
Non potevo dimenticare Alvin.
"Almeno promettimi che ti rifarai una vita"
"No"
"Mia hai 18 anni. Non puoi rimanere zitella"
"Sarò sempre tua" sussurrai con gli occhi lucidi, lui mi abbracciò.
"Mi canti qualcosa?" Annuii.
"Ti porto a letto" scosse la testa e lo cominciai a cullare  canticchiando.

Dieci giorni di te e di me Where stories live. Discover now