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Scusate per eventuali errori...

Mi sveglio e mi giro verso l'orologio che segna le quattro meno un quarto di pomeriggio.
Siamo rientrati alle sei di mattina dopo essere stati in centrale e vedere mio padre con delle manette ai polsi.

Tutte quelle persone innocenti di cui lui li ha tolto la vita, non riesco ancora a crederci.
Ha pure ucciso Damon, eppure lui lo adorava.
Come ha potuto avere così tanto sangue freddo da fare una cosa del genere.

Giulia... è riuscito pure a cercare di fare del male a lei, ma per fortuna non è morta.
Al pensiero di lei deceduta mi si gela il sangue.

Sospiro e mi giro dalla parte opposta ammirando una bellissima creatura che dorme beatamente.
Le sposto leggermente i capelli e mi sorride, ma tenendo sempre gli occhi chiusi.

«Stavo per addormentarmi» afferma.

«Scusa, non volevo»

Lei apre gli occhi e appoggia una sua mano sulla mia guancia accarezzandola.
Si avvicina di più a me e perde il meraviglioso sorriso.

«Abbiamo sempre parlato di me,» inizia a dire «ma di te non si è preoccupato nessuno.
Shawn, tuo padre era l'angelo della morte e neanche una persona è venuta da te ad assicurasi che tu stessi bene»

Mi alzo velocemente dal mio letto e guardo verso la finestra, una giornata bella a New York, ma in questo attico l'atmosfera è tutto tranne che bella.

Odio parlare di me, soprattutto in questo momento dato che l'argomento è quel pazzo di mio padre.

«Non ne voglio parlare» affermo e poi mi giro verso di lei. Giulia è seduta che mi sta guardando «Una persona c'è stata. Tu.
L'unica che è venuta da me per sapere come stavo, ma io non ti volevo dire niente, così ti sei fermata qui a dormire pensando che se non fossi rimasto solo sarei stato meglio.
Mi ha fatto piacere, ma ormai il passato non si può cambiare»

Lei si alza e si avvicina a me.
Appoggia le sue mani sulle mie guance.
Distolgo lo sguardo, sono molto debole ora, non doveva succedere tutto questo.

«Shawn, guardami.
So di non poter andare nel passato, perché mi manca la macchina del tempo, ma posso aiutarti ora a superare tutto e cucinandoti dei muffin» sorrido e lei sposta la mia testa in modo di avere i nostri sguardi in contatto «Ti ho fatto sorridere almeno, ne sono contenta.
Ora rispondi sinceramente a questa domanda, come stai?»

Afferro le sue mani e le levo dal mio viso.
Le do le spalle ritornando a guardare la bellissima New York.

«Come pensi che stia? Sono distrutto.
Lui ha uccido delle persone, Giulia» mi giro verso di lei con le mani nei capelli «Il mio amico di infanzia, Damon.
La ragazza che amava Nash, Charlotte» mi avvicino a lei e poso le mie mani grandi sulle sue gelide gote «Ha persino cercato di ucciderti»

«Ma non c'è riuscito» mi interrompe afferrandomi i polsi «È grazie a te se sono qui.
Puoi solo andare avanti a tutto questo, se continui a guardarti indietro non riuscirai mai a vivere una vita vera»

L'orologio suona e istintivamente mi viene da guardare l'ora, sono le quattro e io non ho ancora preparato la valigia.
Faccio per andarmene, ma Giulia non mi lascia passare.

«Giulia devo preparare la valigia, possiamo parlarne dopo?»

Lei sospira per poi annuire.
Mi lascia passare, ma con una faccia tristissima.

Mi dispiace, forse era una cosa importante, ma non riesco a sopportare un secondo in più se si deve parlare di mio padre.
Mi avvicino e la bacio, ora nessuno può portarmela via.

Why || S.M -Revisione- #wattys2019Where stories live. Discover now