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"È stato avvelenato" constatò il medico di corte a seguito di una accurata visita medica.

"A-avvelenato?" chiese incredulo Jin spalancando gli occhi.

"Il colore delle labbra e il suo stato di attuale decomposizione post mortem non lasciano altra spiegazione. Sembrerebbe cianuro di potassio... Qualcuno deve averglielo somministrato al posto delle sue solite medicine.
Il sapore è molto amaro... se ne sarebbe accorto, a meno che, appunto, non gli sia stato somministrato insieme alle medicine che sono altrettanto amare" dedusse guardando il corpo esamine che giaceva sul letto reale.

"Chi può essere stato?" chiese il consigliere Lee, braccio destro del re, più a se stesso che ai presenti.

"La lista è lunga, consigliere. Mio padre non godeva certo di buona fama" rispose Jungkook tranquillo.

Sembrava piuttosto indifferente alla notizia della morte del padre. Le uniche cose di cui si preoccupava erano le questioni burocratiche di cui si sarebbe dovuto occupare. E di certo quel periodo non era quello giusto: il suo omega era ormai all'ottavo mese e necessitava di tutte le sue attenzioni.

"Quello che posso dirvi è che è stato tutto premeditato. Probabilmente assumeva piccole dosi di cianuro da quasi un mese. L'assassino ha fatto attenzione a ucciderlo lentamente per evitare sintomi evidenti" parlò ancora il medico di corte. "Ho visitato personalmente il re qualche settimana fa e gli unici sintomi che ho riscontrato, sono stati quelli dovuti al progresso della sua malattia" continuò.

"Mh" annuì il principe facendo intendere che avesse capito la situazione.
"Chi aveva accesso a questa stanza, Jin?" chiese improvvisamente il principe Jeon.

Chiunque fosse stato era ancora a piede libero...

"La levatrice faceva visita al re regolarmente, Maestà" rispose la guardia Jin, incaricata di sorvegliare il piano.

"Quella donna..." sbraitò il consigliere Lee, ma il principe lo interruppe prima che potesse dire qualcosa di male.

"Non è stata lei" lo stoppò guardandolo male. Di lei aveva piena fiducia.

"Allora, può essere stata una sola persona..." continuò Jin pieno di dispiacere.

"Parla!" ordinò l'alfa.

"P-park Jimin, Maestà" sputò fuori, impaurito dalla possibile reazione dell'alfa.

"Perché avrebbe dovuto uccidere mio padre?!" chiese retoricamente decisamente perplesso.

"I-io" tentennò indeciso se quel che voleva dire fosse la cosa giusta. "I-io ho ragione di credere che Jimin sia fedele ad un altro regno, Maestà" si fece coraggio.

"Perché?" chiese duro il consigliere, mentre il principe preferì non parlare e ascoltare la storia.

"Park Jimin si comporta in modo strano da qualche tempo. Fu lui a farsi scappare Taehyung quel giorno senza nemmeno provare a proteggerlo..." disse con il capo basso. "Sicuramente nasconde qualcosa e penso che sia la sua fedeltà al regno Kim" constatò.

Stranamente il principe rimase in silenzio. Aveva notato anche lui l'atteggiamento strano di Jimin degli ultimi tempi.

"Cosa pensi di fare?" chiese il consigliere notando lo sguardo pensieroso dell'erede al trono.

"Non lo so" sospirò pensieroso. Jimin non aveva mai dato prova di sfiducia durante i suoi servigi che duravano ormai da molti anni. Il principe si sentì quasi dispiaciuto a pensare che potrebbe essere stato proprio una persona appartenente alla schiera delle sue guardie personali, nonché un "amico" del suo omega.
"Dovremmo ascoltare anche la sua versione..." parlò dopo aver riflettuto a lungo.

"Sei impazzito Jungkook?!" alzò il tono di voce il consigliere.
"Non puoi permetterti di avere dubbi suoi tuoi servitori! Sei appena diventato il re di questo regno" constatò indicando il corpo senza vita del re Jeon sul letto. "Devi dimostrare di essere un re dal pugno fermo!" sospirò.
C'è solo una cosa che puoi fare: devu condannarlo alla gogna!" 

———

Quella notte, Kim Taehyung si era svegliato con un languorino  particolare. Il suo compagno non era al suo fianco quella notte, probabilmente per incombenze d'affari.
Ormai l'omega ci aveva fatto l'abitudine: quando il regno chiamava, il suo alfa doveva andare.

Scese dal letto e attraversando il corridoio si ritrovò nelle cucine reali. Pensandoci, aveva dimenticato di portare una fonte luminosa con sè, ma ormai, essendo abituato a quelle voglie notturne, era guidato dall'istinto, più che dalla vista.
Aveva imparato a conoscere quei corridoi a memoria per tutte le volte che si era ritrovato in quella situazione di notte.

Già sul davanzale, notò delle scodelle contenenti sicuramente il cibo avanzato della cena. E sì, lui aveva proprio voglia di pollo arrosto.
Scoperchiò il contenitore e prese tra le mani una coscetta senza indugiare troppo sul bon ton.

Prese una seggiola e la avvicinò al bancone mettendosi comodo. Portò alla bocca quel cibo succulento e lo addentò con delicatezza.

"Aahhh... il paradisho" gemette quasi continuando a masticare.
Prese un pezzo e poi un altro.

"Non muoverti!" intimò una voce dietro le sue spalle, che fece gelare il sangue nelle vene dell'omega.
"Che ci fai qui?" chiese minaccioso avvicinandosi da dietro lentamente.

Ora che notava meglio, quella era la voce del suo amico Park Jimin, colui con cui era solito passare le sue giornate quando il suo uomo era indaffarato.

L'omega era pronto a girarsi e giustificarsi, e magari ridere del malinteso, ma qualcosa glielo impedì...

La punta della lama di un pugnale piuttosto affilato si poggiò in un punto preciso della sua schiena, pietrificandolo sul posto...

L'omega non riuscì a proferire parola, mentre nella sua testa mille domande si fecero spazio...

*angolo autrice*
Ecco quaaaaa! Scusate per il ritardo. È un capitolo un po' più corto del normale, ma è per suddividere meglio la storia!

Intanto, vi ringrazio per le 22 mila visualizzazioni! Non me lo sai mai aspettata 😱

Other World ↫ OmegaverseWhere stories live. Discover now