Parte 28

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Chiamò un'autista privato, salimmo in un Van con i vetri oscurati.
"Mi sento a disagio in questa specie di pulmino"
"Lo so, se avessi avuto la macchina saremmo andati con quella"
Mi poggiai alla portiera per guardare fuori dal finestrino.
"Chantal tutto bene?" Mi poggio una mano sul ginocchio.
"Non lo so, sono mesi che non vedo nè sento i miei genitori non so come potrebbero reagire"
"Saranno felici di vederti"
"Lo spero"
Dopo quaranta minuti di strada arivammo nel mio paesino, avevo davanti il portone di casa mia dal quale potevo vedere la macchina di mio padre parcheggiata.
Scesi dal Van, feci un enorme sospiro e mi recai verso le scale.
"Dovrei suonare"
"Dovresti sì"
Premei quel bottone.
"Chi è?" La voce di mia madre risuonava in tutto il cortile, aprì la porta.
"Madre" Avevo sempre avuto l'abitudine di chiamarla così, ormai era una cosa spontanea.
"Chantal, cosa ci fai qui? Sali"
"Non sono sola"
"Fa nulla, salite" Mi riaccolse in casa come se non me ne fossi mai andata.
Mio padre era disteso sul divano a guardarsi la partita della Juve, appena mi vide scattò in piedi e mi corse in contro abbracciandomi, scoppiai a piangere, finalmente ero tornata fra le braccia dell'uomo della mia vita.
"Come stai?"
"Tutto bene, voi?"
"Bene bene"
"Mi sono dimenticata di presentarvi il mio amico, Niccolò, loro sono i miei genitori: Antonio e Rosa"
Si strinsero la mano.
"Amico?" Domandò poco dopo mio padre.
"Sì amico, papà"
Infondo non gli avevo raccontato una bugia, io e lui non stavamo insieme e non sapevamo neanche noi cosa fossimo.
"Madre posso salire un secondo in camera mia?"
"Perchè me lo chiedi? Certo"
Presi per mano Niccolò e lo trascinai fino al piano superiore dove era situata la mia camera.
Non era cambiato nulla, ogni cosa era rimasta al suo posto, i poster, le bandane, le foto e i libri.
"Quindi questo era il tuo mondo?"
"Più o meno"
"Chi è?" Indicò la foto appesa al mio armadio che ritraeva una neonata in braccio ad un bambino.
"Mio fratello"
"Hai un fratello?"
"Esatto"
"Come mai non me ne hai mai parlato?"
Mio padre ci richiamò al piano inferiore.
"Come sta andando il lavoro?"
"Tutto benissimo" Mentii per non farli preoccupare, Niccolò mi tirò un pizzicotto sul braccio per farmi capire che stavo dicendo una cazzata.
"Ti trovi bene?"
"Certo"
"E lui l'hai conosciuto lì?"
"Sì, ci siamo conosciuti nel bar dove lavora" Intervenne Niccoló.
"Tomas l'hai più sentito?"
"Non l'ho più ne visto ne sentito da quando è andato via di casa"
Sentii mia madre ridere in sottofondo.
"Perchè ridi? È vero"
"Potresti chiamarlo anche tu qualche volta"
"Mi dispiace, ma è lui che ha preso e se nè andato ed è anche lui il più grande, non gli costa niente scrivermi anche un solo ciao"
"Non costa nemmeno a te"
"Mamma tu non capisci, quando eravamo sotto lo stesso tetto io lo cercavo sempre, per una volta potrebbe fare lui il primo passo" Urlai.
"Chantal stai calma" Mio padre cercò di calmare la mia ira.
"No, non sto calma, sono entrata in casa da due minuti e già stiamo litigando, ora ricordo perchè me ne sono andata"
Niccolò ci stava fissando muovendo la testa a destra e sinistra come in una partita di ping pong.
"Volevo passare una giornata tranquilla con voi ma vedo che è impossibile"
"Chantal mi dispiace" La prima volta che sentii dire a mia madre che le dispiaceva per qualcosa che aveva detto "Rimanete a mangiare?" Subito deviò il discorso.
Guardai nella direzione di Niccolò "Certo"
Ci sedemmo a tavola.
"Hai visitato la città?" Mio padre che sedeva di fronte a me alzò lo sguardo dal piatto e mi guardò.
"Sì, me l'ha fatta visitare lui"
"Tu abiti in centro?" Si rivolse all'ospite.
"Sì, ho un appartamento lì"
"Non puoi capire quanto sia bella la vista dalla finestra della sua camera"
Niccolò mi tirò un calcio sotto il tavolo, cazzo, mi ero appena messa nella merda da sola.
"Quindi non siete solo amici?"
"Pa' sì che siamo solo amici"
"Ma se sai che vista c'è dalla finestra della sua camera"
"L'altro giorno è stata male a lavoro, l'ho portata a casa mia e l'ho fatta distendere sul mio letto per farla riposare per quello lo sa" Mi salvò "Comunque è davvero ottimo il cibo"
"Grazie mille Nicola" Azzeccare i nomi non era mai stato il suo forte.
"Mamma è Niccolò"
"È la stessa cosa" Scoppiammo a ridere tutti e quattro.
Una volta finito di mangiare aiutai mia madre a sparecchiare mentre Niccolò e mio padre andarono in sala a guardare la partita di calcio.
"È davvero un bel ragazzo"
"Madre!"
"Perchè non state assieme?"
"Ma che domande sono? Perchè no, non proviamo nulla"
"Vi ci vedrei bene insieme"
"Possimo parlare di altro? Ad esempio, come sta andando a lavoro?"
"Solito Chantal, non è cambiato nulla" Mi passò le pentole da asciugare.
Una volta resettata tutta la cucina ci aggregammo agli altri due in salotto.
"Gool" La juve aveva segnato e mio padre stava esultando.
"Come mai non sei andato a vederla?"
"Domani lavoro"
"Lei è stato all' Allianz Stadium?" Niccolò spalancò gli occhi.
"Dammi pure del tu, ho l'abbonamento"
"Devi capire che in questa famiglia il calcio è tutto" Cercai di farla passare come una battuta per non tirare su un putiferio ma Niccoló mi guardò come per dirmi che mi aveva capita.
Dopo poco più di un'ora ritornammo a casa.
"Sei la fotocopia di tuo padre" Mi confessò in macchina.
"Onorata"
"Sono simpatici i tuoi genitori" Notò lui.
"Fino a quando non li conosci bene, mia madre però ti ha fatto i complimenti"
"Tipo?"
"Ha detto che sei un bel ragazzo e mi ha chiesto il perchè non stessimo insieme"
"E tu cosa le hai risposto?"
"Che non proviamo sentimenti"
"Ma stavi mentendo"
"Lo so ma cosa le dicevo? Che siamo innamorati e che scopiamo ma non stiamo insieme?"
"La smetti de dire che scopiamo?"
"Non è quello che facciamo?"
"Io con te non scopo, semplicemente ci faccio l'amore, unisco i nostri corpi, che cazzo ne so, ma non scopiamo"
"Stai cercando di dire in maniera più fine che tu infili il tuo cazzo in me?" Stortai la testa.
"Madonna che finezza che c'hai"
"Grazie" Alzai le spalle e le riabbassai.
"Ma che devo fà con te?"
"Non ne ho la più pallida idea"
Mi poggiò due dita sotto il mento.
"Direi di iniziare col baciarti" Unì le nostre labbra, mi spinsi su di lui.
"Chantal aspetta almeno che arriviamo in camera"

Non ti affezionare//Ultimo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora