III

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"Lei è l'unica di cui mi posso fidare"

Quelle parole colsero alla sprovvista tutti quanti.. o quasi. A Tony non sembrava importare il fatto che Nick Fury tenesse di più ad una sua agente che ai vendicatori, invece, dall'altra parte a Steve, importava eccome.

Aveva conosciuto Mia, se così si può dire, un giorno per caso alla sede dello S.H.I.E.L.D. Era successo poco dopo il suo ritrovamento sotto al ghiaccio ed ancora abbastanza intontito e disorientato ma se la ricordava perfettamente.

Sapeva poco o niente sul suo conto eppure le era sempre apparsa come un tipo fuori dalle righe, non il classico prototipo di agente su cui Nick puntava. All'inizio non aveva proprio capito come un agente rispettabile come Nicholas Fury avesse potuto scegliere proprio lei fra le tante. Quando lei arrivata, nessuno sapeva che in realtà lei faceva ancora parte dell'Air Force, e ancora adesso era così.

Era stato proprio Fury ad ordinarle di non abbandonare, principalmente perché lei era nata per volare e poi almeno, avrebbe avuto un'ottima copertura.

Suo padre le diceva sempre che aveva una doppia vita, anche se in realtà di quella in cui faceva parte di un'organizzazione segreta, lui non ne sapeva mai niente.

Agente 6 dello S.H.I.E.L.D e, all'epoca, primo tenente donna.

Mia Torres aveva dimostrato a tutti di non essere solo dolce, simpatica e solare ma soprattutto aveva dimostrato che quel posto se l'era meritato per la sua resistenza fisica, la sua caparbietà e il suo coraggio.

Lei e il capitano Rogers avevano lavorato insieme solo quella volta, quando lei aveva rischiato la vita per portare a termine la missione e quando il vecchio S.H.I.E.L.D era poi caduto.

Sapeva che se Fury si fidava di lei avrebbe dovuto farlo anche lui, ma cera qualcosa in quella donna, che lo turbava particolarmente.. ed era certo che non si trattasse solo della sua bellezza.

Mia dal canto suo, invece, sapeva di potersi fidare degli Avengers ad occhi chiusi. Aveva lavorato con Natasha, aveva conosciuto Tony Stark, l'unico che vedeva più spesso di quanto si potesse immaginare, aveva chiaccherato con il dottor Banner e aveva partecipato ad una missione suicida insieme al Capitano Rogers.

Non era sicura di poterlo dire ad alta voce, ma secondo lei, Rogers la odiava a morte.

"Perché hai chiamato noi?"- chiese Stark a gran voce, incrociando le braccia al petto a poggiandosi al tavolino con il sedere

"Non ne sono certo" – sospirò Fury, poi si guardò attorno, notando che dell'agente Torres ancora non c'era traccia –"Credo che Rumlow non sia morto e che lavori ancora per il Barone"

Natasha scosse la testa. Era nervosa e non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito dire.

Tutti sapevano che dopo la missione finita male il Barone era riuscito a scappare subito dopo aver sparato all'agente Mia Torres, ma tutti avevano visto morire Rumlow in un'esplosione che non avrebbe lasciato scampo a nessuno. Era impossibile che fosse ancora vivo.

Steve cercò di mandare giù il groppo che gli si era formato in gola. Sapeva bene che quello che era successo a Mia era colpa sua e di Sam. Qualcuno quel giorno gli aveva dato una soffiata, dicendogli solamente che avrebbe potuto trovare sia il Barone che il Soldato D'Inverno in un vagone abbandonato sotto la vecchia stazione di New York e così, senza esitare troppo, erano entrati in azione.

Mia si trovava li, con una pistola puntata alla tempia. Quando il Barone si accorse che qualcuno era entrato nella loro base, preso dalla paura si scagliò contro la porta dello stanzino in cui si trovavano per non far entrare nessuno, e proprio quando Steve Rogers tirò giù la porta a calci, un colpo partì, finendo dritto nella carne dell'agente Torres.

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