36 Testa, anima, concentrazione...

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"Ogni parola ha conseguenze.
Ogni silenzio, anche."
-Jean Paoul Sartre

-Prova a concentrati. Prendi la mira e non sentire alcun suono se non quello del grilletto e del proiettile. Lascia che sia la pistola a guidare te. Il tuo corpo dove essere in tutt'uno con lei. Fidati-

Recupero il possesso di me stessa e sollevo il braccio. Lo porto in alto in modo che sia simmetrico con l'asse del mio corpo e lascio che sia l'arma a guidarmi.

Quando andavo con mio padre al poligono, mi ripeteva sempre quelle parole. Mi diceva ogni volta che non dovevo avere paura di sparare, che anche se molti considerano questo assurdo e pericoloso, per altri può sembrare meraviglioso, quasi un'arte.

Per mio padre era arte, quello che vedeva. Non lo faceva per infliggere dolore o per vendetta, gli piaceva soltanto prendere il fucile del suo vecchio e colpire il centro del bersaglio.

Voleva che avessi anch'io la sua passione, la sua capacità. È stato molto tempo fa, quando ancora non è successo quello che poi in seguito è accaduto. Nessuno poteva saperlo, se non mio padre stesso.

Mi rincuoravo dei bei momenti che passavo con lui, e sparare era uno di quelli.

-Cole- alzo lo sguardo, guardo la persona nominata e poi davanti a me. Ho già colpito la lattina. Ho ancora il braccio proteso in avanti, così lo lascio ricadere lungo il fianco e sospiro.

Ho mancato il colpo.

Cole si fa avanti, stringendo tra le mani l'arma. Non sembra troppo preoccupato, né agitato come accordi pensato che potesse sentirsi.

Cameron si avvicina a lui e gli dice qualcosa all'orecchio. L'altro annuisce e assume la mia uguale posizione di prima.

Uno, due, tre...

La regola dei tre secondi, la chiamava mio padre. Quei tre secondi servivano per respirare, mirare, respirare...

Cole preme il grilletto. Il proiettile si scaglia con rapidità contro il centro della lattina, bucandola.

-Ah!- esclama Cole, anche lui incredulo. Batte il cinque a Jack, che ha già fatto il suo turno.

-Ashley?- mi richiama Cameron -vuoi riprovare?-

Annuisco e mi metto ad una distanza notevole. Rialzo il braccio. Uno, due, tre...

-Respirare, mirare, respirare...- ripeto a bassa voce. Mi serve solo concentrazione, soltanto quella. Ho sempre pensato che bastasse solo un po' di silenzio per are qualcosa al meglio. Io ho bisogno di quel silenzio, adesso. Nessuno parla, infatti, ma sono comunque nervosa.

Alla fine del terzo secondo e del respiro numero due, lascio che il proiettile esca dal foro dell'arma. Seguo il percorso che fa e noto piacevolmente che centra in pieno il bersaglio.

Torno a respirare. Ce l'ho fatta.
-Brava- si congratula Cameron . Lo ringrazio con un piccolo sorriso.

-Avete un solo giorno per esercitarvi- annuncia poi ad alta voce, come un vero comandante.
-Non abbiamo tempo per gli errori. Non possiamo fallire-

My Bad Boy [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now