Capitolo 6

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L'incantesimo pronunciato colpì in pieno Marinette, che iniziò a contorcersi e a fumare, fino a quando diratatosi il fumo apparì nuovamente, ma questa volta con il suo vero volto. Al posto di Marinette ora c'era Lila e a scagliare l'incantesimo altri non era stata che Marinette, quella vera.
«Cosa pensavi di fare eh? Impossessarti del mio corpo, farti passare per me e compiere azioni facendo credere a tutti che a farle fossi io?! Ma chi ti credi di essere? E poi perché baciare Luka, che c'entra lui? E proprio tu che poco fa ti sei baciata Adrien! Dovresti vergognarti, e anche tanto!»
Lila non si scompose di una virgola e rispose:
«Ahahahahah, povera ingenua! Pensi davvero che lo venga dire a te? Senti carina, ciò che ho fatto sono cavoli miei e non ti riguarda di certo, quindi stanne fuori, hai capito?»
A quel punto Marinette non ci vide più:
«Ma ti ascolti o sei talmente rincogl-, cioè, rimbambita da non riuscire a comprenderti? Come può non riguardarmi, lo capisci che tu ti sei finta me? Esigo delle spiegazioni, e pure subito!»
«Ah, bene, se la metti in questo tono... STUP-»
Ma Marinette fu molto più veloce:
«EXPELLIARMUS!
Bene, visto che non hai voglia di rispondermi è meglio che tu ti faccia un sonnellino: STUPEFICIUM!»
Non appena l'incantesimo colpì Lila, ella cadde a terra con un rumore sordo e da lì non si mosse. Nel frattempo Luka, visto l'andazzo della situazione, da perfetto codardo, decise di scappare, in modo da non dover rispondere a nessuna domanda. Marinette però non si era ancora calmata, anzi. Era estremamente furiosa, ma nonostante tutto ancora proprio non capiva la motivazione che aveva spinto Lila a fare tutto questo.

"Adrien sarà pure stronzo adesso, mi odierà pure, ma ha il diritto di sapere che cosa combina la sua "ragazza". Ma chissà dove si sarà cacciato adesso quello là?" Solo dopo che ebbe finito di pensare ciò, si diede un'occhiata intorno e notò Adrien svenuto a terra.
«Oh cielo, Adrien, mi senti?» urlò lei tutta preoccupata mentre intanto lo scuoteva per le spalle. Il ragazzo però non si mosse né rispose e Marinette andò nel panico. Iniziò a riflettere su come poter risolvere la situazione, ma era talmente agitata che non riusciva a pensare lucidamente. Dopo un po' finalmente esclamò:
«EPISMENDO!»
Non appena pronunciò l'incantesimo il biondo si alzò di scatto e quando vide Marinette fece un'espressione schifata con il volto.
«Cosa vuoi?» le chiese sprezzante.
«Ma prego, non c'è di che per averti salvato! Ti ho visto svenuto in terra e ho avuto la stranissima idea di curarti, guarda un po'» gli rispose lei sarcastica
«Non fare la finta tonta, è colpa tua se sono svenuto: non dovevi baciarti con quello lì!»
«Senti, a proposito di ques- Aspetta, cosa?! Senti, biondino, chi sei tu per dirmi quello che devo o non devo fare? Dopo quello che mi hai detto? Dopo ciò che hai fatto? Io faccio quel cavolo che mi pare e non devo certo rendere conto a te di questo!»
«Ehi ehi, calmati ora! Grazie per avermi salvato ecc. ecc. Bene, ora mi dici perché ti stavi baciando con quello lì?»
«Chiedilo a quella putt- ehm, a quella donna di facili costumi di Lila! Si è finta me con un incantesimo e ha baciato Luka, ma non so perché lo abbia fatto! Chiediglielo a lei, tanto è la tua ragazza, no? Ah, giusto, la trovi svenuta là dietro l'angolo. Aveva provato a schiantarmi, così l'ho disarmata e l'ho schiantata io»
«Lei ha fatto tutto questo e ha provato a schiantarti?» le chiese lui, alterato
Nel mentre che la collera di Adrien saliva, si sentiva un rumore strano, una specie di gorgoglio proveniente dai bagni lì vicini, farsi sempre più forte. Ovviamente lì per lì nessuno ci prestò attenzione, anche perché di lì a poco il rumore svanì.
«Senti, ti ho già detto che non so perché l'ha fatto, ma ti assicuro che lo ha fatto. Io, a differenza di qualcun altro, non mento! Comunque, c'è una cosa che mi stavo chiedendo: ti sei messo con quella là poco dopo che hai visto quella strana moneta; le due cose sono forse collegate?»
Adrien tentennò un po' prima di rispondere.
«N-no no, non c'entra nulla. E comunque lei non è la mia ragazza!»
"Sì sì certo, come no" pensò lei
La ragazza non credeva ad ogni singola parola, ma preferì non ribattere, anche perché Lila stava cominciando a svegliarsi. Decise quindi di andarsene, ma prima, vedendola aprire gli occhi, le si avvicinò e le domandò sarcastica:
«Dormito bene mia cara?»
Prima che potesse risponderle o reagire, però, se ne andò.
Era ormai tardi, perciò, stanca per tutti gli avvenimenti della giornata, decise di andare a dormire.

Era in uno strano posto che non riusciva a riconoscere, c'era una nebbia fittissima e pertanto non si vedeva nulla. Riuscì però a intravedere le sagome di due persone, che sembrava stessero parlando.
«So che non avrei dovuto farlo ma non avrei potuto fare altrimenti! Sai qual era la posta in gioco! Sarei disposto a fare qualunque cosa per lei...»
«Lo so amico, lo so. E mi dispiace per questa brutta situazione, credimi. Però sono contento di averti ritrovato!»
«Sì sì certo, anch'io. Però non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se non avessi riacquistato la memoria. Pensi avremmo potuto avere una vita normale?»
«Non saprei, davvero: è già successo in passato che qualcuno provasse a sfuggire al proprio destino, ma sai, in un modo o nell'altro alla fine il conto si presenta sempre! Non penso avreste mai potuto avere una vita "normale": è questo il vostro mondo»
«Suppongo tu abbia ragione amico. Comunque ora non so cosa fare: tutto questo non sai quanto mi faccia stare male! Non sai che sguardo mi ha rivolto...»
«Mi dispiace, ma per ora è meglio che lei non sappia niente, per il suo bene. Dopo quello che le è successo non lo sopporterebbe. Non è che per caso sospetta qualcosa?»
«N-no, non penso. C'è stato un momento in cui pensavo che mi avrebbe scoperto, ma fortunatamente non è successo. Sai, faccio ancora fatica a controllarmi...»
«Lo so, lo so, ma quando sei in difficoltà pensa a lei, pensa a-»
A quel punto il sogno iniziò a dissolversi. Marinette, che nel frattempo, incuriosita, aveva continuato ad ascoltare i due, provò ad avvicinarsi per sentire il nome o per lo meno scorgere il volto dei due ragazzi, ma invano.

Era troppo tardi: la ragazza si svegliò di colpo con la fronte imperlata di sudore. Cercò di concentrarsi, a mente calda, sul volto dei due protagonisti del volto e sulla loro voce, ma non riuscì a ricollegarle a nessuno, anche se trovava in loro un non so che di familiare che non riusciva a spiegarsi. Tuttavia più ci pensava e più il sogno le sembrava lontano. Decise dunque di non pensarci più, anche perché - si disse - era solo un sogno. Dunque scese dal letto e si avviò verso la Sala Grande per fare colazione, impaziente di cambiare aria.
Si riscredette non appena incrociò lo sguardo di Adrien e della sua "amichetta". Cercò di evitarli per non incorrere in problemi - non voleva più avere niente a che fare con quella là - ma non aveva fatto i conti con la sua estrema antipatia. Infatti non appena Lila notò la sua presenza le si avvicinò e, davanti a tutti, come se niente fosse, tirò fuori la bacchetta e strillò:
«DEPULSO!»
Marinette però se lo aspettava e dunque prontamente rispose:
«PROTEGO!»
Fu quindi Lila a subire l'incantesimo e ad essere scaraventata fuori dalla Sala Grande, tra le risate di scherno generali.
«Regola numero uno: MAI sfidarmi. Sono stata sufficientemente chiara?» le urlò Marinette.
Ovviamente la rossa non rispose, ma tutti gli altri la fissarono terrorizzati, come se potesse colpire pure loro da un momento all'altro.
Adrien nel mentre non intervenne, ma rimase fermo al suo posto, senza fare né dire nulla, anche se per un istante Marinette avrebbe giurato di aver visto un leggero sorrisetto sul suo volto. Lila però non appena si riprese corse subito verso di lui e indispettita gli disse, o meglio, strillò:
«Perché non sei intervenuto? Scemo! Cretino! Dovevi subito correre da me, dovevi-»
«Basta basta, ho capito il concetto! Ti chiedo umilmente scusa, ho sbagliato»
Marinette però, anche se non c'entrava nulla, anche se lui l'aveva trattata malissimo, anche se dunque non se lo meritava, non poté resistere a vedere l'amico, anzi, ex-amico trattato in questo modo. D'impulso si alzò di scatto, puntò la bacchetta contro Lila e gridò:
«EXPULSO!»

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