Capitolo 8

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Era indubbiamente morta - si diceva - vista l'incredibile forza impressa dal ragazzo nell'incantesimo, ma se lo era - ed era sicura di esserlo - allora perché continuava a sentire un suono, come una voce lontana? Mettendosi ad ascoltare più attentamente si accorse che il suono diventava man mano più forte e iniziò a distinguere alcune lettere, fino a quando si rese conto che era il suo nome quello che veniva pronunciato. C'era qualcuno che la stava chiamando.

«Marinette! Marinette! Svegliati!»

La ragazza sprofondò bel buio più totale, per poi, pochi istanti dopo, aprire di scatto gli occhi, respirando affannosamente.
Non si trovava nello stesso luogo di poco prima. Si guardò intorno e notò che Adrien era vicino a lei. Non appena lo vide si allontanò di scatto, lo spintonò e tirò fuori la bacchetta.
«Ma cosa-?» esclamò lui perdendo l'equilibrio, non aspettandosi quella mossa da parte sua.
«EXPELLIARMUS!» gridò lei
La bacchetta di Adrien volò fuori dalla stanza.
«E-ehi, va tutto bene, tranquilla. Qualunque cosa sia successa era solo un sogno, non era reale. Sei al sicuro ora»
Solo allora lei trovò il coraggio di guardarlo negli occhi, notando, con sua enorme sorpresa, che non erano dorati e vitrei come quelli dell'Adrien di poco prima, ma erano del loro verde naturale.
«C-che cosa è successo?» chiese solamente lei
«Non so di preciso cosa sia successo, ma una qualche creatura magica deve averti aggredito. Sei caduta e hai battuto la testa, svenendo. Poi io ti ho vista e ti ho portata qui un infermeria» le rispose lui
«Devi aver fatto proprio un brutto sogno per aver reagito in questo modo al risveglio» aggiunse ridacchiando
«Beh - gli rispose - considerando che sono stata uccisa direi proprio di sì»
Subito la faccia di Adrien divenne seria:
«Chi è stato?»
«Tu» rispose semplicemente ma seriamente lei, guardandolo negli occhi
Adrien distolse lo sguardo per un attimo, poi riagganciò gli occhi ai suoi e disse:
«Sai che non ti farei mai una cosa del genere, vero?»
«Sì» rispose senza pensarci
«Cioè no, non lo so, sono confusa» aggiunse poi
«Beh, non dovresti» le rispose
«Bene - aggiunse - io ora devo andare, ma sono contento che tu stia bene. A presto!»
E uscì, senza aspettare una risposta.
"Chi capisce questo ragazzo è proprio bravo" pensò Marinette

«La situazione sta notevolmente peggiorando, sei sicuro di riuscire a farcela da solo?»
«Ho forse scelta? Non vorrei peggiorare le cose ulteriormente»
«Sai che il tempo scarseggia, vero?»
«Sì, lo so, mi inventerò qualcosa. Penso sia giunto il momento di scoprire le carte»
«Ne sei sicuro? Questa scelta può avere delle conseguenze catastrofiche, lo sai vero?»
«Lo so, ma hai visto cosa comporta non farlo? È l'unica opportunità che ho per provare a salvarci»

Marinette era appena uscita dall'infermeria e si stava recando in sala grande, quando improvvisamente ebbe il sentore di essere seguita. Non fece in tempo a girarsi per controllare che qualcuno le afferrò la mano. Stava per afferrare la bacchetta quando si sentì come risucchiata in un forte vuoto.
"Bene, sono stata smaterializzata. Ma verso dove, e soprattutto, da chi?"
Non appena si rimaterializzò afferrò saldamente la bacchetta, spintonò il suo rapitore, gli puntò la bacchetta contro e gridò:
«EXPELLIARMUS!»
«È la seconda volta che la mia bacchetta vola via oggi e non è neanche mezzogiorno»
Marinette, che si era già preparata per lanciare uno schiantesimo, non appena sentì la sua voce si bloccò.
«Tu?!»
«Sì, io» rispose Adrien
«Mi sono proprio stancata dei tuoi modi! Due secondi prima mi tratti bene, poi mi insulti, ora mi rapisci. Mi dici qual è il tuo cavolo di problema?»
«Scusa per i modi un po' bruschi, ma ho bisogno di parlarti, urgentemente»
«Ah, giusto, perché ora per parlare con una persona è necessario rapirla» disse sarcasticamente lei
«Mi dispiace, ma la questione è più grave di quanto pensi. Vedi, se è tuo destino fare una determinata cosa è inutile opporsi: finiresti solo con il peggiorare la situazione. Quindi anche se avevi tutt'altri progetti lo accetti e basta. Ti direi che dopo un po' te ne fai una ragione, ma mentirei»
«Scusa ma non riesco a seguirti. Parli come se fosse tuo destino fare chissà cosa - rise lei - Ti ricordo che il tempo delle guerre magiche, di eroi e mangiamorte è finito da un pezzo»
«Le lettere, la moneta, Lila, la creatura, il tuo sogno... Non pensi che tutte queste stranezze così vicine tra loro vogliano dire qualcosa?»
«Non capisco come un animale a piede libero - praticamente all'ordine del giorno -, un incubo e qualche scherzo siano un problema. Quanto a Lila ovvio che sia un problema, ma non per me, ma per il suo psicanalista, che deve provare a risolvere i suoi numerosi problemi mentali»
«Non farti ingannare dalle apparenze: tutto ciò che ti è capitato è successo per una ragione. Purtroppo non posso ancora rivelarti il motivo, ma è importante che tu sappia che Lila è una minaccia»
«Quella sarebbe una minaccia?! Quell'oca starnazzante che sembra avere un palo infilato su per il-»
«Sì, proprio lei» la interruppe lui
«Tra l'altro, lei è la tua ragazza, perché sarebbe una minaccia per me? Cosa c'entro io in tutto questo?»
«Purtroppo c'entri eccome. Tutto ciò che ti serve sapere è che lei rappresenta un serio pericolo, per te soprattutto. E non pensare che ci stia per divertimento, tutt'altro»
«Ah, quindi ci stai!»
«Ma non lo capisci che lo sto facendo per te?!» sbottò lui
Marinette, solitamente sempre con la risposta pronta, rimase in silenzio, non sapendo che dire.
«Quello che volevo dire - proseguì imbarazzato lui - è che anche se ho dimostrato il contrario mi importa di te, e ti prego di credermi quando ti dico che se non fossi costretto non starei mai con lei. Quindi per favore stai attenta e cerca di evitarla il più possibile»
«Perché mi dici che è una minaccia?» chiese lei
«Perché è un'arpia»
«Questo lo sapevo già» rise lei
«Non intendo in senso figurato. Lila è un'arpia, Marinette»
«Lila Rossi è cos-» stava replicando lei, quando il ragazzo le afferrò saldamente la mano e lei si sentì nuovamente trascinare nel vuoto, segno che si stavano nuovamente smaterializzando. Questa volta, però, non si sentiva angosciata, smarrita, ma stranamente in pace con se stessa. Le era addirittura parso di scorgere un sorriso sulle labbra di Adrien.
Se lei lo odiava - e lo odiava da sempre - perché il suo sorriso la faceva sentire così bene? Perché non appena si rimaterializzarono non scacciò la sua mano infastidita ma mantenne il contatto?

Questo effimero momento di pace e serenità, però, così com'era arrivato subito se ne andò. Marinette non fece in tempo ad aprire gli occhi per capire in che posto si trovasse che un incantesimo la colpì e la scagliò lontano. Non se lo aspettava, per questo non reagì. Si accorse però che in realtà non aveva reagito - e non lo stava facendo tutt'ora - non per mancanza di riflessi, ma perché era letteralmente paralizzata.
"Mi hanno pietrificata" capì

«Non le hai ancora insegnato di non pronunciare mai il nome e il cognome di un'arpia? A meno che non si voglia morire, ovvio»
Dalla posizione in cui era Marinette non era in grado di vedere la fonte di quelle parole, ma il solo tono, freddo come il ghiaccio e graffiante come la punta di una lancia, le bastò per farle venire i brividi. Ed è quando sentì l'inquietante risata che seguì che capì di essere seriamente nei guai.

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⏰ Last updated: Aug 23, 2020 ⏰

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