I - l'inizio

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Il pettirosso prova
le sue ali.
Non conosce la via,
ma si mette in viaggio
verso una primavera
di cui ha udito parlare

Emily Dickinson

...
Shadha

Diciotto anni dopo...

<< Non riuscirai mai a battermi Shadha, sei troppo scarsa >> le parole del ragazzo che ho di fronte riescono a stento a sovrastare il fragore delle spade che si scontrano << contando che l'ho sempre fatto, la tua mi sembra un affermazione un po' avventata >> un sorriso spavaldo fa capolino sul mio volto.

Sperando in una sua distrazione tento un affondo sul suo fianco destro; lui però riesce facilmente a difendersi e con una gomitata mi colpisce la mano facendomi perdere la presa sull'arma che cade rumorosamente al suolo << dicevi? >> mi chiede con un sorriso a trentadue denti.

Sean con i suoi angelici occhi verdi, in totale contrasto con la massa di riccioli rossi che li circonda, è sempre stato più forte di me fisicamente; quello che gli manca è l'astuzia. Con un movimento lento carico tutto il mio peso sulla gamba destra.

Qui all'orfanotrofio ho imparato presto che il miglior modo per sconfiggere l'avversario è fargli credere di aver già vinto. Ed ecco infatti che, fiero di sè, Sean abbassa la guardia. Senza esitare faccio scattare il mio corpo come una molla convogliando tutte le mie forze nel pugno. Il mio bersaglio è il suo stomaco e dopo averlo colpito mi getto immediatamente sulla mia spada ancora distesa a terra.

Disarmarlo a questo punto mi risulta fin troppo semplice << non dovresti cantar vittoria prima di aver preso il gatto nel sacco >> inizio a sistemarmi con disinvoltura i capelli marroni come gli occhi in una coda alta, come se vincere il duello non mi fosse costato neanche un briciolo di energia.

Sean inizia a ridere << e tu dovresti smetterla di barare, ma soprattutto imparare i proverbi >> mi faccio coinvolgere anche io dalla sua risata mentre con un gesto del piede sollevo la sua spada da terra. Vengo per un istante abbagliata dai raggi del sole che si riflettono sulla lama e sono costretta a chiudere gli occhi infastidita.

Nel nostro villaggio si narra che molto tempo fa la tecnologia avesse fatto passi così avanti da creare armi talmente potenti da riuscire a uccidere popolazioni intere in un singolo istante, ovviamente un simile potere era troppo grande per essere consegnato nelle mani di dei semplici esseri umani che finirono inevitabilmente per autodistruggersi. Dalle ceneri di quel mondo è nato il nostro. Abbiamo conservato la maggior parte della vecchia tecnologia, ma fortunatamente qualcuno si è premurato di far sparire tutti i progetti di quelle armi infernali. Delle leggende sostengono che alcune di esse erano talmente piccole da poter essere tenute nel palmo di una mano.

Che mondo terribile doveva essere.

D'altro canto però abbiamo perso anche le innovazioni nel campo medico e le poche medicine che riusciamo a creare sono destinate ai ceti alti del nostro regno.

La mia mente raggiunge velocemente le pillole per la febbre nascoste nel mio materasso, e a quello che ho dovuto fare per procurarmele.

Neanche il nostro mondo è così bello.

Abbiamo dimenticato come costruire le armi, ma non la guerra. Da decenni il nostro regno è in conflitto con quelli che ci circondano. Da decenni ragazzi e ragazze come me vengono mandati al fronte per morire come carne al macello. Imparare a combattere è l'unica cosa che può darci speranza.

...

Il tempo passa senza che me ne renda conto mentre continuo a lottare contro di Sean. Sto per disarmarlo quando una voce lontana spezza l'ipnosi che si è creata fra di noi << piccoli scalmanati quante volte vi ho detto di non usare le spade vere nei vostri folli duelli? >> alzo in modo sfrontato gli occhi al cielo, non ho proprio voglia di una ramanzina in questo momento << lo avrà detto mille volte, ma cosa dovremmo fare in questo villaggio senza vita? Morire per la noia anche noi? Oltre tutto alla sua età gridare tanto non le fa male vecchio? >> il sopracciglio destro del sovrintendente si solleva in un movimento nervoso mentre Sean sussulta al mio fianco << come mi hai chiamato? >> molto probabilmente questa sera mi toccherà lavare tutti i piatti della cena, ma non ho intenzione di ritirare le mie parole. La verità è che sono davvero stanca di questo luogo. Il sovrintendente tenta di avvicinarsi a fatica sulle sue ormai maldestre gambe.

Come fantasmi [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora