CAPITOLO 12: INCONTRI FUNESTI

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Quando un'esistenza diviene troppo gravosa per un essere umano qualcosa finisce sempre per spezzarsi. Maryjane era la sorella maggiore di Grell Sutcliff e il suo passato come quello di suo fratello preferivano rimanere celati sotto un velo di insincera pacatezza. 

 i suoi stivaletti con i tacchi alti la rendevano una ballerina sul muretto antistante dei giardini reali, era una donna che aveva smesso di combattere che aveva solo ventisei anni. La sua bellezza di fanciulla era rimasta anche dopo che aveva smesso di respirare, perché è vero che a volte nella vita è difficile continuare a ricordare a se stessi di brillare quando dentro senti il freddo e l'oscurità che ti trascinano negli inferi.

<<Non ha torto...alla fine anche noi siamo degli ipocriti senza speranza>>

Continuò la shinigami a ripetere nella sua testa mentre camminava avanti e indietro in attesa del suo lavoro da sbrigare. Aveva un vestito particolare che le stringeva i fianchi magri e le circondava i piccoli ma aggraziati seni. Dietro di sé teneva stretta la sua falce a forma di cesoie che attendeva trepidante l'imminente arrivo della morte. 

<<Mmh.. Sebastian... che creatura interessante. Non avevo mai visto un demone da vicino e non hai niente di diverso da noi shinigami, davvero niente. Forse l'unica cosa che ti rende dissimile è proprio la disperazione. Cosa c'è nel tuo passato?>>

Era strano farsi quelle domande, eppure lei era sempre stato quel tipo di creatura interessata ai sentimenti di tutti. Sapeva bene che i demoni non sono capaci di provarli, ma in fin dei conti cercare di trovare una quadratura in un cerchio a lei non pareva poi così strano.

Il loro incontro fu breve, sfuggente, veloce, fugace, mordace, ma estremamente minaccioso ed intenso. Il pungente freddo cristallizzò quel momento e lo conservò nel tempo e lo mantenne ardente, anche se chi lo stava vivendo era morto da un'immemore eternità. Il destino di Sebastian come il DNA che si trovava in ogni loro cellula era già stato scritto. Rifiutare un'utopia irrealizzabilmente ardua e inattuabile era un ineseguibile desiderio impossibile. L'urlo silenzioso di un angelo che nasceva si riverberava in un'atmosfera di grottesca superbia. Un angelo superbo, un angelo arrogante, orgoglioso, fiero, tronfio, borioso, altezzoso, vanaglorioso, altero, protervo, trionfale, disdegnoso, ma pur sempre un angelo caduto per diventare un demone.

Un gemito che pareva più un'invocazione riecheggiò ripercuotendosi roco in un istante di svenata insania.

<<Diamine!>>

Questa esclamazione fu seguita da un rubesto vibrato contro il suo riflesso nel laghetto accanto a lui, un vigoroso, energico, gagliardo rimprovero inflitto a una stupida immagine, copia dell'ineluttabile realtà, plagio del diritto di vivere...

Il frastuono della folla si frantumò in un'infinità di stelle trasparenti che come una galassia si distesero sul latteo e freddo terreno sotto di lui, mentre un rosso, vermiglio, carminio, magenta, fuoco scendeva dai suoi occhi rigonfi di eritrociti morti, che come lava zampillava in un sottile ma costante rigolo di ira funesta.

"Perché? Io non riesco a comprendere! Perché signorino era scritto su quella lista di morti che camminano

Di nuovo i suoi occhi purpurei si mischiarono con il blu di quelle scintillanti parti di cielo screziato.

<<Sono tutti degli ipocriti macchiati da un peccato originale molto più grande di loro che li governa. Ah gli esseri umani, che creature  incommensurabilmente interessanti! Devo riuscire a trovare la soluzione a questo ennesimo mistero! Non si immaginano nemmeno che cosa io combini per quel insulso marmocchietto! La sua anima non verrà raccolta da una sgualdrinella qualunque! Chi si crede di essere a rubarmi il pasto>>

Un sadico sorriso infranse quella calma così profonda e una sommessa risata si fece strada tra le fenditure dei suoi alveoli palatali.

<<Io sono un diavolo di maggiordomo in fondo! Se non riuscissi a tirare fuori il mio padrone da tutte le sue follie pazze e scellerate non sarei all'altezza dei Phantomhive.>>

Camminava con una fretta forsennata per cercare di raggiungere il suo padrone. Chi aveva mai potuto puntare a Ciel Phantomhive? Chi avrebbe mai osato voler mettere fine alla vita di qualcuno che teoricamente era già destinato ad una moribonda esistenza? Quale dei tanti nemici che si era fatto negli anni avrebbe voluto la sua testa esposta alla gogna, ghigliottinata e poi servita un un pregiato pezzo di argenteria? chi?

Ciel era intento a sedurre una donna a cui probabilmente lui sembrava solo un poveraccio senza speranze. Stava cercando di mostrarle le sue doti da mago cercando di fare sparire una monetina per poi farla riapparire dietro l'orecchio perlaceo della ragazza. Alois lo stava assecondando come poteva, ma quei trucchi solitamente si fanno ai fanciulli di cinque o al massimo sei anni. Cosa voleva fare poi? Fare finta di rubarle il naso? 

La situazione si stava facendo leggermente ridicola e allora fu lei a parlare chiaramente:

<<Conte, che maleducato che siete! Mi state parlando e annoiando seduti a questo divanetto quando avrebbe potuto invitarmi a ballare in qualunque occasione. Non sono abbastanza bella come donna per potermi concedere un ballo?>> 

Si sporse un po'in mode che il balconcino damascato mettesse in luce i suoi prominenti seni che nella testolina sfavillante di ormoni del conte sembravano essere diventati succulenti pomi da mordicchiare.

<<B-beh credevo che gradiste molto di più insegnarmi le buone maniere e lanciare delle occhiatacce al tizio con la tazzina in mano che fare cose divertenti. Siete una donna noiosa che si annoia, certo che questo è davvero ilare come pensiero!>>

<<Come si permette! Siete voi che mi fate diventare noiosa con i vostri atteggiamenti da scimmia ammaestrata!>>

<<E va bene, facciamo cosi: Signorina vorreste concedermi un ballo? Almeno un Walzer lo saprete ballare. Non insinuo di certo che siate inesperta, ma... beh siete una donna.>>

Alois sorrise spontaneamente, come se quel commento le avesse solleticato la lingua in modo da farle sputare tutto il veleno che provava per quel tipetto saccente. 

<<Allora mio caro bambino dalle mani sudice, un altro commento del genere e vado a trovarmi un altro accompagnatore. Non vi invidio, sapete? Fate tanto il granduomo, ma per stasera l'unica poveretta che è rimasta a sopportarvi sono io quando avrei potuto fare la conoscenza di uomini molto più, come dire... intelligenti e in grado di usare le buone maniere...>>

Mentre discutevano, il maggiordomo della regina, Charles Grey si avvicinò a Ciel mettendogli un qualcosa in tasca senza farsi notare. Sebastian era appena rientrato e nel levarsi il cappotto di dosso notò la scena. La preoccupazione prese a salire e si fiondò dal suo padrone scavalcando tutta la marmaglia che aveva davanti.

<<Padrone, ecco io devo dirle->>

<<Sebastian, dove diavolo eri finito?>>

Il maggiordomo lo guardò con sufficienza come per dirgli "lo sai benissimo dov'ero" e poi cercò di fargli capire la gravità della situazione.

<<P-padrone ascoltatemi io volevo dirvi che->>

<<Non mi interessa nulla!Ora devo portare la contessa Trancy a ballare>>

<<Ah, ora ti interessa razza di barbagianni!>>

Rispose la ragazza incrociando le braccia e fissando il conte come se gli stesse dando dello stupido. 

Due sguardi si incrociarono, due maggiordomi, due demoni, Sebastian e Claude si stavano scrutando l'un l'altro. Ora non solo c'era la possibilità che il padroncino morisse, ma anche che uno stupido demone intralciasse il cammino per la risoluzione della loro indagine...

demoni, esseri umani, shinigami, segreti, bugie.... qualunque cosa stesse accadendo era sicuramente un mistero che poteva risolvere il cane da guardia della regina: Ciel Phantomhive

//grazie per aver letto questo capitolo


WHEN THE STORM COMES (cielxalois/ SebastianxOc)Where stories live. Discover now