27. Le coincidenze della vita

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Cercando di non pensare troppo a quello che stava succedendo intorno a me, e a come mi facevano sentire, mi immersi completamente nel lavoro. 

In due giorni accettai di organizzare altri tre matrimonio, oltre a quello che stavo organizzando e a quello che avevo affidato ad Holly.

Non era la prima volta che mi occupavo di così tanti lavori ma ero cosciente che lo stavo facendo solo per distrarmi. 

E quasi mi dimenticai che erano passate svariate settimane dall'ultima volta che avevo sentito la mia famiglia. 

Me ne ricordai quando ricevetti una video chiamata direttamente dall'Australia. E lì mi ricordai anche che avevo una famiglia. 

Per qualche istante pensai di ignorare la chiamata, in fondo, neanche se ne sarebbero accorti. Ma alla fine mi sentii troppo in colpa e aprii la conversazione. 

Non so di preciso chi mi sarei dovuta aspettare dall'altra parte dello schermo ma tirai un lungo sospiro di sollievo quando vidi il volto sorridente di mia sorella maggiore, Charlotte.

Sarebbe stato peggio se fosse stato mio padre. 

«Oh, ma guarda chi si vide... stavamo iniziando a preoccuparci della tua sparizione improvvisa», mi rimproverò ma con un cipiglio comunque scherzoso. 

«Ciao, Charlotte», esordii, come se dovessi vergognarmi di qualcosa. 

Una parte di me si sentiva in colpa per averli trascurati, e fu proprio a quella Alice che si rivolse mia sorella: «Mamma e papà vorrebbero sentirti, sapere come stai...».

«Sto bene», la interruppi immediatamente, prima che iniziasse ad ingigantire il mio già enorme senso di colpa: «Davvero, sto bene... e voi?».

Charlotte capì subito che non ero in vena di recriminazioni e che non poteva trattarmi come una bambina, per questo la vidi alzare gli occhi al cielo, sospirare quasi si fosse arresa ai miei modi, e far finta che fosse una normale conversazione come tutte le altre.

«Noi tutto bene. Mamma si è data al giardinaggio nel suo tempo libero, papà ha iniziato a fumare sigari, Kimberly è molto impegnata con il suo nuovo lavoro e io... bé, lo sai, i bambini impegnano molto. A settembre Sam inizierà la scuola e devo dire che sono un po' preoccupata perché dei miei figli è il più mammone e non so come la...».

Giuro che ci provai a restare in ascolto, ma fu più forte di me. A mia discolpa posso dire che quando mia sorella Charlotte inizia a parlare dei suoi figli non la smette più. 

Forse perché ne ha tanti, e quindi gli aneddoti su di loro sono molti, o forse perché in fondo occuparsi di loro è tutto ciò che la rappresenta. 

A volte mi sono ritrovata a sorridere di fronte al suo continuo vantarsi per i traguardi dei figli, come se ci fosse stato bisogno di esaltare il fatto che Nicky finalmente usasse il vasetto per i suoi bisogni. 

Ma una parte di me si chiedeva se un giorno anche io sarei stata così. Orgogliosa e completamente invaghita dei miei figli. 

In fondo, non è questo che fanno le mamme? Parlare dei loro bambini come se fossero i più bravi, i più in gamba e i più belli, qualsiasi cosa facessero?

Stavo pensando proprio a questo quando mi ridestai in tempo per ascoltare Charlotte che mi chiedeva: «E tu come te la passi? Come va con Gregor?».

Dopo mesi e mesi di chiacchiere, dubitando delle mie parole, ma mia famiglia aveva preteso di aver un incontro a tu per tu - o meglio tra schermo e schermo - con Gregor. Volevano conoscerlo e lui si era offerto anche senza lamentarsi. 

Provaci ancora AliceDonde viven las historias. Descúbrelo ahora