33. Pausa o rottura?

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Quando una donna ti chiede di parlare, non è mai un buon segno.

E Alice mi guardava con l'espressione contrita, mordendosi un labbro e tormentandosi le mani.

Forse avrei dovuto impedirle di parlare, ma  una parte di me sapeva che sarebbe stato tutto inutile.

Così rimasi in attesa.

«Tu che cosa vuoi?», mi chiese di getto, lasciandomi basito.

«Che intendi?», ero abbastanza intelligente d'aver intuito a cosa si stesse riferendo, eppure ne volevo una conferma.

Lei sospirò, prima di specificare: «Dalla vita, da noi ... Da me».

Non c'era domanda più difficile, me ne resi conto nell'istante in cui finì. Ed arrivò anche la consapevolezza che non avrei saputo dare la risposta giusta.

Che poi, quale sarebbe stata la risposta giusta?

Ci misi troppo, per i gusti di Alice, a rispondere alla domanda esistenziale perché lei aggiunse: «Vedi, Greg, io credo che tu non sappia che volere dal futuro. Ma io lo so, con estrema certezza...»

Si prese qualche istante, quasi stesse soffrendo nel pronunciare quelle parole.

«Ho creduto di poter avere tutto ciò che desidero... Un uomo gentile che mi ama, una casa bellissima, una famiglia».

La seguivo, ne parlavamo spesso, ma ogni volta, mi sentivo a disagio.

Non potevo farci niente.

«Ma forse mi sbagliavo. Ti chiedo scusa, perché ho insistito... Ti chiedo scusa, perché è evidente che tu non vuoi le stesse cose che voglio io».

«Non sai che cosa voglio», le dissi di getto, con un tono che mi uscì più frustrato di quanto avrei voluto.

«È proprio questo il punto, Gregor. Io non so cosa vuoi. Tu non parli, non ti apri, non ti esponi... E quando sono io a farlo, resti in silenzio».

«Non sono bravo a esprimere le emozioni, a dire agli altri cosa voglio e cosa penso».

Può sembrare una scusa banale, ma era la verità.

Era così fin da quando ero piccolo.

Lei mi fissò come si guarda un bambino impaurito, con un misto di compassione ma anche di esasperazione.

«Questo lo so, ma in un rapporto maturo si deve parlare... E noi non parliamo mai, non di cose serie perlomeno. Io non credo che tu voglia veramente stare con me, non credo che tu voglia una famiglia, oltre a quella che hai già. Ed è evidente che io non riuscirò mai a farne parte».

Quasi mi metteva più a disagio il modo in cui stava parlando, senza mai perdere il controllo, che le parole che aveva usato.

«Sono stata una stupida a credere che ci potesse essere un futuro tra di noi... Tu hai già qualcuno con cui poter condividere la vita».

«Stai parlando di Rebecca?».

E quando lei annuì, feci fatica a non chiederle se stesse scherzando. Non era quello il momento.

«Tra me e Rebecca è finita da anni, e se sei preoccupata per un possibile ritorno di fiamma... Posso dirti con assoluta certezza che non accadrà mai».

Speravo davvero che il mio tono deciso, e anche un po' offeso, giungesse forte e chiaro alle sue orecchie.

Perché non avrei trovato un modo migliore per spiegarglielo se non aggiungendo: «Non mi fido più di lei, e una relazione si basa prima di tutto sulla fiducia».

Provaci ancora AliceWhere stories live. Discover now