40. La visita medica più imbarazzante di sempre

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Alice.

Il discorso che aveva fatto Gregor il 4 luglio mi risuonava in testa costantemente.

Anche mentre sedevo nella sala d'attesa del medico, circondata da donne che probabilmente avevano le idee molto più chiare delle mie.

O meglio, fino a pochi giorni prima anche io ero convinta di sapere cosa volere dalla vita.

Ma ormai tutto era messo in discussione e, a onor del vero, mi sentivo del tutto a disagio in quell'ambiente.

Sembravano tutte così fiduciose, allegre, e sicure di sé. Forse nella loro testa i dubbi erano forti come nella mia, ma mi era impossibile percepirlo dai loro sorrisi.

E ogni volta che incrociavo lo sguardo con una di loro, i sorrisi si facevano ancora più larghi. Come se ci dovessimo considerare tutte unite grazie al percorso che ci aveva portate lì.

«Se non sei più sicura di farlo, perché siamo qui?», la voce gentile di Kisha mi fece tornare alla realtà.

«Perché avevo già preso appuntamento e voglio comunque sapere cosa ha da dirmi».

Quando mi voltai a fissarla, la trovai intenta a massaggiarsi la pancia, ancora invisibile, mentre si guardava intorno.

«Che fai?», le chiesi, un po' divertita dalla sua espressione.

«Non lo so, tutte queste donne in cerca di maternità mi mettono a disagio...», non concluse il suo pensiero ma indicò in modo eloquente la sua pancia e di fatto la creatura che portava in grembo.

«Stai tranquilla, nessuna di loro cercherà di rubarti il bambino», la canzonai, sorridente.

«Non puoi sapere fin dove può spingersi una donna disperata».

Non riuscii a trattenere una risata, condivisa con Kisha che, comunque, non smise di guardarsi intorno.

«E torno a dire che forse non dovremmo essere qui... Forse dovresti rimandare l'appuntamento se non sai che strada prendere».

«Però ero molto più sicura prima della chiacchierata con Gregor...», obiettai in tono lamentoso.

La verità era che non lo sapevo neanche io perché eravamo sedute in quella sala d'attesa.

Kisha mi lanciò uno sguardo eloquente, che non avrebbe avuto bisogno di spiegazioni, ma comunque disse: «Se basta un discorso di Gregor per farti dubitate, credo che il problema sia un altro...».

«Tipo?».

La vidi alzare gli occhi al cielo e sbuffare prima di mettere in chiaro: «Tipo che in realtà ero già indecisa sulla strada da prendere e le parole di Gregor sono solo la scusa per fermarti e riflettere».

«Fermarsi a riflettere è sempre positivo, no?», una parte di me aveva il dubbio perfino in questa semplice affermazione.

«Certo, è positivo», mi tranquillizzò lei con un sorriso: «E proprio per questo sono contenta che tu abbia deciso di pensarci ancora un po'... È una cosa grande, che ti cambierebbe la vita per sempre».

Non riuscivo a smettere di guardare la sua mano, posata sul grembo, che accarezzava quella nuova vita.

Non ero l'unica, mi resi conto, perché anche le altre pazienti nella sala la fissavano, con un misto di invidia e gioia.

Forse non aveva tutti i forti Kisha a preoccuparsi.

«Tu pensi che non sarei una brava madre?», chiesi, fraintendendo i suoi dubbi.

Una parte di me aveva paura che la risposta non sarebbe stata bella.

Ma Kisha si affrettò a dire: «Cielo, certo che no! Saresti una mamma amorosa, presente e adorabile... Di questo ne sono sicura».

Provaci ancora AliceWhere stories live. Discover now