Daffodil

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"Ormai è passato l'anno!".

Sento le parole di Ale rimbombarmi nelle orecchie, mentre stringo il contenitore d'asporto di Starbucks con dentro ancora il mio caffè macchiato intero. Nell'ultimo periodo si è fatto più insistente, più pressante, come se avesse fretta di qualcosa.

Siamo seduti al nostro solito tavolino e sto guardando fuori dalla vetrata, osservando ogni singola persona che passa, come se tra questi potesse nascondersi Claudio. Non so cosa mi spinga a cercarlo, non l'ho mai fatto prima, eppure eccomi qui, in cerca di lui tra centinai di sconosciuti.

"Lo so che è passato, ma..." inizio a dire per poi fermarmi.

Lo sento sbuffare e poi con la coda dell'occhio vedo che si alza per dirigersi verso il bancone a ordinare qualcosa. Quando torna, lo fa con in mano una fetta di Cheesecake alta almeno otto centimetri.

"Mancanza d'affetto?" gli chiedo tornando a guardarlo.

"Sai, il ragazzo che mi piace è totalmente rincretinito per un altro idiota" e dopo aver parlato si riempie la bocca col dolce.

Lo guardo masticare e come se fossimo soli in questa stanza inizia a mugugnare in estasi. Veri e propri gemiti di piacere.

"Non sai cosa ti perdi!" dice, e poi mi fa l'occhiolino.

Scuoto la testa sorridendo, immaginandomi benissimo quello che mi perdo non assecondando le sue continue e intramontabili avance. All'inizio sapevo che gli piacevo, per quello che mi aveva raccontato appena conosciuti, poi, continuando a frequentarci, la nostra amicizia si era rafforzata e in lui avevo trovato una persona completamente diversa dai miei vecchi amici e molto simile al ragazzo di cui mi sono innamorato. E' stato difficile continuare a vederlo, uscirci insieme, parlargli, confidarmi, conoscerlo giorno dopo giorno, cercando sempre di non oltrepassare mai quella linea sottile che mi avrebbe spinto a fare una grandissima cazzata. D'altro canto lui, mano a mano che passavano i giorni e prendeva più confidenza con me, diventava sempre più esplicito e combattivo.

Lui voleva me, ma io continuavo a rifiutare ogni suo approccio col sorriso, rendendo, senza volerlo, ancora più stuzzicante ai suoi occhi il volermi far capitolare.

Sapeva che avevo dato a Claudio un anno di tempo. Sapeva che non avrei mai ceduto prima e ora che il tempo che gli avevo promesso è finito già da un mese, Ale non si fa sfuggire nessuna occasione per ricordarmelo.

"Sarebbe così facile" mi dice appoggiando il mento su una mano e guardando anche lui fuori, imitandomi.

"Sarebbe facile, ma non vero e tu meriti qualcuno che ti ami veramente".

"Potresti amarmi tu".

Mi volto a guardarlo, aspettando il suo sguardo.

"Io cercherei sempre lui in te e questo non può essere amore. Lo so che è difficile da accettare o da credere, ma dentro di me so che Claudio è lì fuori che mi cerca, che mi aspetta".

"Cazzo Mario. Ha il tuo numero, il tuo indirizzo, i tuoi social. Non sei impossibile da reperire. Eppure lui qui non c'è. Però in tutto questo casino ci sono io. Andiamo d'accordo, abbiamo le stesse idee e ci piacciono le stesse cose, eppure non vado bene".

Sento la sua voce che da arrabbiata vira verso la delusione. Ma non posso fare nulla per risollevare il suo umore perché nonostante abbia cercato di spiegarglielo più volte, lui non vuole capire le mie ragioni.

So che è impossibile da credere, ma il mio corpo da un po' ha iniziato a vibrare di quelle emozioni che solo la vicinanza di Claudio mi fa provare. E non voglio ignorare questo segno, non voglio pensare che il mio cervello mi stia solo giocando un brutto tiro. Preferisco credere al mio cuore che inizia a battere più forte all'improvviso non appena mi sembra di sentire il profumo della sua pelle, come una decina di giorni fa quando sono entrato da Barnes, come se lui avesse potuto sul serio trovarsi lì, esattamente dove ero io nello stesso momento. E quanto vorrei che fosse vero.

IMPREVISTI D'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora