Capitolo 16

506 30 1
                                    

(Anni lontani)

La sua voce gentile distrugge quel calmo silenzio che si era posato sulle vostre immobili figure, ha chiuso i suoi occhi con fare mesto e dischiuso quelle sue polpose labbra di quel rosa vivace, lasciando che un ultimo sospiro di mal celato sconforto vi scivolasse attraverso solleticando, forse inavvertitamente, la tua pelle esposta e sensibile, prima di cominciare quel viaggio nel passato che avrebbe condotto verso di te quegli ultimi strappi di verità necessari perché ti sia possibile comprendere il filo che i fatti seguono.
«Io sono il primogenito della famiglia Kim, odiavo la mia famiglia, con tutto il mio cuore e continuo a nutrire verso di loro un sano disprezzo, poiché la maggior parte di coloro riuniti sotto questo cognome sono esseri avidi, spregevoli e disonorevoli che in vita non hanno mai mosso le loro dita se non per loro interessi e quante più numerose volte lo hanno fatto han provocato morte a chi era innocente e spesso ignaro della brutale fine a cui la loro sete di potere aveva  destinato gente comune e gentile.
Al compimento della maggior età mi staccai dalla famiglia, fui nomade e vagai per non esser da loro trovato e non soffocato dal peso delle anime brutalmente strappate alla vita che vertiva e verte su queste lettere pregne di sangue che compongono il mio cognome, poiché non ero forte ne piazzato come ora mi vedi.
Ero un debole ragazzo distrutto dal peso di atti non miei e da una fredda solitudine che mi trafiggeva il cuore, così giunsi per i verdi boschi e fiorite pianure, un luogo paradisiaco quasi surreale celato alla conoscenza umana e animale, non mi aspettavo certamente di vedere una villa ben costruita in quel piccolo, terrestre paradiso. Ero tanto distratto e sciocco da non aver notato una giovane donna dalla pelle di porcellana, i capelli che le ricadevano morbidamente lungo le spalle con fatata eleganza, un vestito lungo le fasciava il corpo dal quale svettava una pancia imponente, era incinta.
Se ne stava con gli occhi chiusi e una mano sul ventre a dondolarsi sulla sedia a dondolo lasciando che il sole estivo accarezzasse il suo pacifico profilo, aveva le labbra delicate come i petali di una rosa, proprio come le tue e un tenero sorriso sempre presente sul suo viso, candido come neve. Ero certo che non avesse notato la mia mingherlina figura, motivo per il quale tentai di indietreggiare senza lasciare traccia di me, ma la sua voce gentile chiamò il mio nome, senza che io potessi allora capire come lo conoscesse e mi fece un gesto con la mano esile, spingendomi a farmi più vicino, con quel dolce sorriso materno.
Allora, che ignoravo ancora troppe cose sul fluire della natura e sul funzionamento di leggi superiori ed ignote che regolano la vita di noi lupi mannari, mi avvicinai ad ella senza sapere cosa mi avesse spinto a darle fiducia, pensai che forse era stata quella sua parvenza di amorevole madre che a me era sempre mancata, quella calda percezione di gentilezza che non avevo mai conosciuto, ma ora so, so che non fu nulla di tutto questo ma fosti tu, che ancora non avevi pensiero.
Iniziai a recarmi in quel luogo con regolarità, la donna mi lasciava sentire i calci della piccola creatura che portava nel suo grembo e mi raccontava storie di antichi lupi che neppure io sapevo come potesse conoscere, ignoravo allora come ho già detto tante cose, ma non cercavo risposte, poiché la calma di quella voce mi suggeriva che non c'era nulla a muovermi finché potevo restate lì.
Qualche mese dopo incontrai John, tuo padre, era un uomo sorridente e attivo che ricordava un giovane pieno di energie mentre tua madre, Rose, rappresentava quasi la figura di un angelo. Un giorno mi parlò del loro primo incontro e fu la prima volta che desiderai di avere amore nella mia vita, nel vedere la letizia di quel cacciatore dal dolce animo.
Scoprii poi che loro conoscevano il mio nome poiché per lasciare intatta la pace fra lupi e cacciatori avevano iniziato a creare matrimoni fra le due famiglie, dunque per la prima volta trovai qualcuno che apparteneva ad una delle famiglie reggenti, che però aveva un nobile animo, ovvero tua madre, lei è un lupo, fu lei ad insegnarmi a domare l'istinto e come utilizzare le mie abilità, fu lei a farmi da madre quando la mia era fin troppo simile ad un demone spietato sprovvisto di pietà.
Al momento del parto John mi chiese di assistere perché lui purtroppo doveva partire, non era certo che la loro bambina sarebbe nata mentre era in viaggio, sperava di no, ma non poteva abbandonare i suoi doveri come cacciatore nei confronti della pace, fu quelle le parole che disse quasi piangendo prima di partire, così io ti vidi nascere.
Ero troppi giovane, vulnerabile ed impreparato per poter capire cos'è era quel sentimento che nacque in me, troppo confuso e spaventato per lasciare alla natura la possibilità di spiegarmi cosa stesse avendo luogo nel mio cuore palpitante, rimasto avvizzito per lungo tempo, sapevo solo che ogni cosa che da Rose mi era stata insegnata sul controllo di me svanì, che mi trasformai completamente in lupo e avevo paura, perché non riuscivo a tornate in me e temevo di recare danno a voi due.
Rose allora pregò la sua amica che l'aveva assistita di lasciare la stanza mentre io mi ero rintanato come un cucciolo spaventato in un angolo buio della stanza con la coda fra le gambe e le orecchie abbassate, ricordo ancora quel momento, quando la voce gentile di tua madre mi pregò di farmi vicino.
Vidi una creatura piccola e delicata che ridacchiava, per me era la prima volga che vedevo un infante, fu il momento più bello della mia vita perché provai la pace che non avevo mai sperimentato, solo dopo Rose, ridendo, mi spiegò quello che era successo, anche per i lupi era una sorta di miracolo.
Mi disse di tornare a casa, di smettere di fuggire perché se fossi tornato alla mia famiglia avrei potuto sposarti, ancora non lo capivo, non capivo l'amore che avevo dentro e che mi stava facendo uscire pazzo, ma sapevo che volevo proteggerti e che non avrei permesso a nessuno di quella orribile famiglia di ferirti.
Quando tornai tutti mi guardavano prendendosi gioco di me, come del figlio codardo che era scappato dalle responsabilità, che poi pentito e forse perché incapace di sopravvivere era tornato con la coda fra le gambe, ma si sbagliavano e infatti reclamai il mio diritto di successione come alfa.
Dovetti combattere contro tutti coloro che si erano allenati solo per arrivare a quel punto, ma non potevo perdere e infatti, anche a costo di perdere la vita, diedi il mio massimo vincendo.
Non ci misi molto a farmi rispettare dal branco e fu proprio durante la mia permanenza che conobbi i miei unici sei amici, coloro che tu stessa hai conosciuto e ora, grazie all'esperienza degli anni e la conoscenza che ho fatto di loro, so che probabilmente avrei perso, debole com'ero se Jimin non mi avesse lasciato vincere, lui continua a dire che non è vero ma mente, lo so perché solo una volta l'ho visto combattere seriamente e ho avuto paura. Dopo di questo li trascinai con me alla residenza dei Winchester, diedi la notizia a Rose che sembrava già sapere tutto e ti rividi, ancora più bella di quanto lo fossi alla tua nascita, ancora più preziosa ai miei occhi e perfetta per il mio cuore, non mi conoscevi ancora ma mi venisti in contro tirandomi per i pantaloni mi chiedesti il mio nome con un sorriso che quasi mi uccise e allora i miei amici risero, dissero che tu saresti stata certamente la mia unica debolezza ma non me ne curai, non l'ho mai fatto perché ti amo tremendamente.
Purtroppo fummo costretti a lasciare che i ricordi del nostro tempo insieme svanissero nella tua mente, dopo che lo spirito omicida del cacciatore venne risvegliato in te e la tua duplice natura cominciò a farti soffrire, fu per questo che le tue amiche hanno taciuto e per questo non ti hanno mai permesso di chiedere.
Tua madre ne ha sofferto immensamente, lei che ti ama più della sua stessa vita doveva starti lontana quanto più possibile e lo stesso tuo padre per evitarti il ricordo ed il risveglio, hanno tentato allungo di proteggerti e, credo tu lo abbia già presupposto, ma il viaggio in Germania non è stato un caso, avevano capito che stava per avvicinarsi il momento nel quale le tue nature avrebbero ripreso a darsi battaglia e ti hanno mandata qui, da me, senza dirmelo per giunta. »
Sospira pizzicandosi il ponte del naso, un piccolo sorriso solca le sue labbra perfette e ti fissa innamorato con quei suoi profondi abissi di un castano travolgente avvicinando il volto al tuo, il suo respiro accarezza le tue labbra dischiuse, hai il forte desiderio di baciarlo mentre stringi la mano che lui ha portato sulla tua guancia ma non lo fai, ascolti quello che ha ancora da dire.
«É stato così difficile per me fingere di non conoscerti, di non amarti e sono certo di essermi tradito qualche volta, ma mi faceva male il petto ogni volta che ti vedevo stanca, ogni volta che mi rendevo conto che non stavi bene ma non potevo fare nulla, non ancora, speravo che non avresti ricordato così da non metterti in pericolo, ma è stato tutto vano e ti ho persino ferita, fuori di me quando quei vermi ti hanno toccata dove non avrebbero dovuto, quando il loro odore ha intriso la tua pelle sono andato fuori di testa, il cuore mi faceva troppo male, non potevo ragionare e ti chiedo ancora un svolta scusa per quello... » la sua voce profonda sfuma in un incerto sussurro all'ultima parte della frase e vedi il rammarico affacciarsi sul suo viso e trovi che il sorriso sia l'unica cosa che vuoi vedere su quelle labbra, allora la baci sperando di confortarlo.
La tua bocca inesperta tentenna gentilmente appoggiandosi sulla sua morbida e calda, resta sorpreso, immobile all'inizio, poi le sue mani si muovono: una sorregge il tuo bacino mentre l'altra porta il tuo viso più vicino al suo, tu allacci le tue braccia attorno al suo collo e lo senti spingere contro la tua bocca con vorace veemenza, quasi il suo desiderio fosse quello di divorarti mentre ti assapora con gusto.
Il cuore nel tuo petto si muove a gran velocità, come un corridore, senti lo stomaco sottosopra prendersi gioco di te che sei pazzamente innamorata di lui e persa in quel bacio che sembra aver atteso fin troppo sull'uscio delle vostre labbra bollenti.
Spinge contro di te fino a farti dischiudere le labbra, la sua lingua umida ne sfiora l'interno strappandoti un gemito che passa la vibrazione alla bocca di lui, stringe con forza la presa sul tuo fianco, ondeggiando con il suo corpo maschile e muscolo scontro il tuo, alla disperata ricerca di te, azzerando le distanze fra i vostri corpi.
La sua lingua scivola nella tua bocca alla ricerca della tua, i due muscoli si muovono in contemporanea come colte da isteria, vi desiderate dal profondo delle vostre anime e quel contato turbolento e passionale racchiude quanto non ancora rivelato dalle vostre voci e dai vostri occhi scintillanti, di gioia lussuriosa, in quella camera oscura, protetta dal silenzio della notte che la pervade.
Si può sentire solo il suono umido dello schioccare delle vostre labbra che si fondono e staccano in un moto perpetuo, poi si aggiunge il suono del vostro respirare pesante e dei tessuti che sfregano e si stroppicciano a causa dei vostri movimenti bruschi e disperati nella ricerca perenne di chi amate e che vi sta davanti, solo ora vi rendete conto del dolore della lontananza, di quanto sia stato difficile e soffocante, solo ora sentite la libertà dell'amore imperversare in voi.
Lui ti spinge in avanti leggermente lasciandoti cadere con la schiena sul materasso, la sua schiena larga e possente ti sovrasta e ti aggrappi ad essa inarcando la schiena e piegandoti verso l'alto, verso di lui che ti sta facendo bollire il corpo quasi fosse stato il padrone delle fiamme dell'inferno e tu non puoi fare a meno di lui, di quel suo odore maschile ed afrodisiaco che ti scuote.
Vi staccate ansanti, bollenti e travolti dalla passione che vi ha colti, i vostri petti si muovono con irregolarità e i vostri occhi si concatenano in una battaglia di amorevoli sguardi, poi quella sua voce profonda e seducente fa vibrare le tue membra ancora una volta «Ti amo (t/n), tu che per me sei più importante della mia stessa vita, diventeresti mia moglie?» chiede con un guizzo brillante e dolce nello sguardo fisso nel tuo (c/o) mentre trattieni il respiro sorpresa con le sue mani bollenti che accarezzano il tuo collo scoperto con amore, un amore tanto travolgente da essere quasi sinonimo di pazzia e perversione nella sua nobile natura di santo volere divino.

WereWolf {Jinxreader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora