終わり: epilogue, part two

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[zuccherino; sope]


come per altri allucinogeni, gli assuntori corrono il rischio dei cosiddetti "terror trips". una volta assunta la sostanza non si può tornare indietro e data la durata d'azione piuttosto lunga, circa 12 ore o più sulla base della dose assunta, l'assunzione di LSD può dare luogo a spiacevoli e terrificanti allucinazioni che permangono fino alla fine del "viaggio".

le caratteristiche uniche sono essenzialmente due: i flashback, ovvero la sperimentazione del "viaggio" anche anni dopo l'ultima assunzione, e l'incapacità di distinguere tra percezione e realtà che conduce alla sovrastima delle proprie capacità .


yoongi camminava per le strade di tokyo, il cappuccio tirato sopra i capelli, per ripararsi dalla pioggia che cadeva, leggera, sull'asfalto della città. nella bocca teneva un lecca lecca alla fragola, il cui bastoncino spuntava fuori dalle sue labbra rosee. doveva tenersi carico di zuccheri, no?

nel giro di sei anni, la sua vita era cambiata da cima a fondo; aveva finalemente svuotato e messo in affitto quel buco che si trovava come appartamento, e se n'era andato a vivere sotto la sorveglianza rigida del suo amico jeongguk. aveva trovato un nuovo tipo di protezione, e non aveva più bisogno di mettere in bocca quel francobollo per sentirsi al sicuro.

a casa di jeongguk, le coccole e l'affetto non mancavano mai: yoongi amava stare sotto le coperte con il corvino, a guardare film di ogni tipo, nel modo più ingenuo e felice che potesse mai esistere. non aveva più bisogno di assumere allucinogeni per vedere ancora quel misterioso signore dello zucchero.

a volte sentiva il bisogno di uscire di casa, e vagare per le strade, verso un meta definita; ergo, si metteva il bastoncino di zucchero in bocca, i suoi anfibi, il cappotto, e si mescolava con la gente di tokyo. nessuno avrebbe saputo il suo nome, nessuno avrebbe saputo che provava, comunque, un senso di disorientamento senza il suo fido protettore, che non era di certo jeongguk. 

ma sapeva come far svanire il sentimento: abbandonava l'appartamento, andava a fare un giretto. proprio come stava succedendo in quel caso.

aveva deciso di portare con sè le sue sue cuffiette, per ascoltare la musica mentre contava tutti i passi che camminava o tutti gli scalini che saliva; vecchio, famoso trucchetto per distrarsi.

perchè quel giorno si sentiva troppo concentrato su cose che non erano buone, e continuava a dirsi che, proprio quel giorno, avrebbe ceduto tutto quanto e si sarebbe andato a nascondere nel suo universo, dopo ben sei anni passati a trattenersi.

perchè la musica cominciava a pompare nelle orecchie, iniziava a diventare il sangue nelle sue vene. sembrava essere impazzita, cominciava a pensare che il lettore si fosse rotto, la canzone aveva preso ad andare sempre e sempre più veloce, e questo gli faceva paura.

perchè anche i suoi passi stessi avevano preso a velocizzare, spostandosi in avanti sull'asfalto rapidamente, aveva cominciato a correre sotto la pioggia. 

perchè, in qualche modo, era come se si fosse fermato il tempo, come se tutta la gente che aveva affollato le strade di shibuya fosse scomparsa da un momento all'altro.

yoongi aveva paura, e tremava di freddo, di panico. sentiva che sarebbe potuto morire da un momento all'altro. 

un dolore gli percuoteva il cuore, fino a scendere al diaframma, e gli contraeva gli addominali. il sangue pompava sempre più celere nelle sue vene, e la testa gli scoppiava. era la fine, era la fine!

cadde sulle ginocchia, sputando il lecca lecca che teneva tra le labbra, e lo lanciò. esso sembrò scomparire nel nulla; era rimasto l'unico essere sulla terra, sì... si sentiva proprio così. 

«hey, zuccherino!» una voce bisbigliò nel suo orecchio, facendolo rabbrividire. 

sembrava così familiare, tuttavia così spettrale; come se stesse guardando un vecchio filmato, e sentisse le voci dei parenti defunti, che stuzzicano la tua memoria e fanno rivivere vecchi ricordi.

«cosa c'è, amorino?» la voce rise ㅡ sembrava arrivare dalle sue spalle, e farsi sempre più vicina. «non mi avrai mica dimenticato?»

yoongi non rispose, anzi, sembrava essersi pietrificato, ed ebbe solo la forza di chiudere gli occhi, strizzandoli.

«sai, io ti ho aspettato per così tanto tempo...» poteva sentire che la voce, ora, era proprio davanti al suo viso. «e tu hai gettato il tuo hobi nel dimenticatoio, come si fa con le tabelline! apri gli occhi, zuccherino. non mi riconosci?»

lentamente, cercò di mettere a fuoco il viso davanti al suo. gli sorrideva, sembrava un angelo, e gli accarezzava le guance paffute.

«ti ho pensato giorno dopo giorno, non osare dire che ti ho gettato nel dimenticatoio.» yoongi sorrise di rimando. hobi baciò le sue labbra.

gli mise una mano all'altezza del cuore, e in qualche modo si scaldò il petto, regolarizzando il respiro. yoongi non aveva la forza di fare nulla se non di continuare a sorridergli.

«mi era mancato questo tuo sorriso zuccheroso.» 

«dov'è il castello, hobi? e tutto il paesaggio di dolci?»

gli sorrise, un sorriso malinconico.

«sono io che sono venuto a cercarti, ma ti ho portato un po' di zucchero...» hobi tese una caramella avvolta in una carta bianca, sopra aveva dei disegni, simili a quelli di un carillion. yoongi la prese tra le dita.

hobi si alzò in piedi, mentre yoongi scartava il suo dolcetto.

«zuccherino...»

la figura del signore dello zucchero cominciò a contrarsi, a diventare verde e rosa, a distorcersi e a ritornare normale. uno ad uno, individui cominciarono ad affollare il quartiere di shibuya. 

la musica aveva ricominciato a suonare velocemente nelle sue orecchie, permettendo a dei brividi di percuotergli la schiena. ricominciò a sentirsi svenire, ed una lacrima gli rigò una guancia.

hobi si allontanava, continuando a sorridergli con quel viso sincero che aveva solo lui. si distorceva, si contraeva, come un glitch.

«zuccherino, non dimenticarti di me, per favore...»  gli sussurrò di nuovo.

un bisbiglio assordante cominciò  a fischiare nelle orecchie di yoongi, e cominciò a gridare.


fin.


zuccherino;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora