2: facing fears

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A Richie piace pensare di non avere nessuna paura

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A Richie piace pensare di non avere nessuna paura. Non aveva mai avuto paura dei mostri sotto al letto o del vento che faceva rumori strani durante la notte. È sempre il primo a saltare dalla scogliera (beh, dopo Beverly, almeno) le sue ginocchia e i suoi gomiti sono costantemente graffiati e pieni di lividi per tutte le cadute e le risse. Guarda i film horror trovandoli divertenti, ogni tanto disgustosi, ma non li trova mai spaventosi. Non si spaventa mai.

La prima volta nella sua vita in cui si sente veramente terrorizzato è il '91, quando ha quindici anni e sta per iniziare il liceo.

C'è un nuovo studente nella sua classe quell'anno. Un ragazzo che si chiama Noah, con occhi così marroni da sembrare neri e lentiggini che gli coprono tutto il viso. È timido e basso per la sua età, ma Richie si trova affascinato da lui. Dalle sue dita sottili attorno alla matita, le lunghe ciglia, l'incisivo leggermente storto. Il modo in cui i capelli gli cadono sugli occhi quando è chinato su un libro in biblioteca, o dal tono che utilizza in classe quando deve presentare un libro di fronte a tutti.

Non è la prima volta che Richie si trova attratto da altri ragazzi. Sua madre gli dice sempre che per avere i genitori che stanno ancora insieme e una casa decente in cui vivere è estremamente geloso. Quindi immagina che la sua attrazione per i ragazzi sia solamente il primo passo per diventarne gelosi. Prima di essere gelosi dei tratti fisici e caratteriali o degli averi di una persona vedi che cos'hanno e chi sono. La gelosia inizia con l'osservazione.

Ma non importa quanto tempo Richie aspetti che il familiare senso d'invidia lo colpisca, non arriva mai.

Certo, qualcosa gli si agita nella bocca dello stomaco ogni volta che Noah parla o fa qualunque altra cosa, come un piccolo animale che gratta l'interno del suo stomaco. Non è una bella sensazione, ma non è gelosia.

Stan, ovviamente, è il primo a notare che qualcosa non va in lui, e ovviamente Stan The Man non può tenersi un'osservazione per sé e deve condividerla quando il gruppo sta tornando a casa da scuola in un caldo giorno di primavera.

"Quindi, Rich, ho una domanda per te" inizia, e Richie sa che sarà qualcosa di strano. Stan non ha mai solamente una domanda per lui: c'è sempre qualcosa sotto.

"Sì, Stanley, ero io quello che hai sentito con tua madre ieri sera." Dice Richie, perché è quello che fa: nasconde la sua ansia dietro battute inappropriate. Non è nemmeno sicuro sul perché sia ansioso, ma sta sicuramente nascondendo la cosa.

"Divertente, pensavo che fosse un gatto in punto di morte" ribatte Stan, girandogli intorno con la bici.

"Non sapevo che ti fossi registrato mentre ti masturbavi e lo avessi riascoltato ieri sera."

"Almeno il mio cazzo è abbastanza grande per potermi segare."

Richie sbuffa. Stan sta diventando bravo a rispondere, e lo sa. A volte è quasi impossibile per Richie vincere una discussione con lui.

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