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L'orologio sul comodino segna le sette meno un quarto, quando allungo la mano per spegnere la sveglia.

Mi passo una mano sul viso, sbadigliando, e mi alzo a sedere con la consapevolezza che, non avendo chiuso occhio per neanche dieci minuti, oggi sarà una giornata molto stancante.

Scopro il mio corpo dalle calde coperte e mi trascino fino al bordo del letto, successivamente infilo le pantofole e mi alzo in piedi per uscire dalla mia camera.

Avvio la macchinetta del caffè, e con l'andatura di uno zombie e gli occhi socchiusi raggiungo il bagno.

Evito di guardarmi allo specchio per non spaventarmi alla vista del mio aspetto mattutino e, una volta spogliata, entro in doccia.

Con i capelli ancora bagnati e rischiando di scivolare per il corridoio correndo, raggiungo la mia stanza.

Spalanco le ante dell'armadio e vi tiro fuori dei jeans a vita bassa e una maglia nera abbastanza corta da lasciare scoperto il ventre, e li getto sul letto mentre indosso l'intimo. Entro nuovamente in cucina, con le Dr Martinez ai piedi, e riempio il termos con del caffè bollente che poi ripongo nello zaino nero.

Indosso la giacca di pelle, il berretto, e con lo zaino in spalla mi precipito per le scale del palazzo in cui abito. Raggiungo la fermata dell'autobus correndo, evitando di perdere il pullman per un baffo.

7:36

Apoggiata con la schiena al finestrino, costreta a stare in piedi, ripongo il cellulare nella tasca dopo aver avviato la musica,e tiro fuori dalla borsa il libro che da un paio di giorni ha attirato il mio interesse a tal punto da costringermi a leggerlo ogni volta che ho un momento libero, svito il termos e prendo svariati sorsi della bevanda al suo interno mentre sfoglio le pagine.

Avrò cambiato città, vita, sono cresciuta, ma la mia routine è sempre la stessa: leggere un buon libro sull'autobus ascoltando della musica, e bevendo un caffè.

Fin da adolscente, quando prendevo la metro per andare a scuola, ho sempre fatto queste cose.

Da ragazzina pensavo spesso a come potessi risultare agli occhi degli estranei, una ragazza tranquilla che si fa gli affari suoi. Questo lo devo alla città in cui sono nata e cresciuta, la bellissima capitale italiana, Roma.

Nel quartiere in cui abitavo vigeva una sola e universale regola: non vedo, non sento, e non parlo.

Ma se vedo e sento, mi ciucio le labbra.

Il punto centrale è, che se vuoi sopravvivere per strada, devi farti i cazzi tuoi e basta.

Una volta raggiunta la libreria, tiro su la serranda e giro la chiave nella porta per entrare. Accendo le luci, poso le mie cose sul bancone, acendo il computer e giro il cartello della porta con su scritto "aperto".

Porto dentro il negozio le scatole che ci vengono recapitate ogni tre giorni, e una volta aperte, inizio a sistemare i lubri sugli scaffali delle varie sezioni.

E' in questo modo che svolgo le mie giornate, lavorando da Vida Lectura, una libreria la cui proprietaria è una madre single di due gemelle e un'adolescente.

Mi piace lavorare qui, la paga è buona e gli orari non troppo impegnativi e flessibili, posso leggere tutti i libri che voglio senza spendere un centesimo, chiacchierare con i clienti sui libri e gli autori, e in più ho del tempo per concentrarmi sulla mia scrittura.

La mia attenzione viene attirata dal suono provocato dalla campanella posta sopra la porta quando essa viene aperta, alzo lo sguardo dal libro che tengo fra le mani per trovarmi davanti Julio.

<<Buongiorno mia bellissima libraria>>

Sul suo volto si apre un sorriso a trentadue denti mntre si avvicina per baciarmi. Gli avvolgo il collo con le braccia, stringendolo in modo da prolungare il bacio.

La semplicità dei baci è sempre stata una mia debolezza, se sai baciare bene sai attirare il mio interesse.

<<Hai finito?>> mi domanda

<<No, ma dammi solo un minuto e possiamo andare>> rispondo facendoli l'occhiolino.

Spengo il omputer dopo aver chiuso le pagine che avevo lasciato aperte, infilo la giacca e con lo zaino in spalla seguo Julio alla porta, che chiudo a chiave una volta usciti.

La mia pausa pranzo aveva ancora dieci minuti prima di iniziare, ma per una vlta non succederà nulla.

Okay, non è la prima volta che chiudo in anticipo er potermi dedicare agli affari mai, ma non mi è mai stato detto niente dalla mia superiore.

Chiacchieriamo camminando fino al pub che termina la via in cui si trova la libreria, è diventato il nostro posto dal primo appuntamento. E' un luogo tranquillo in cui si può avere una conversazione senza essere ascoltati da estranei, mangiare un buon hamburger e rilassarsi.

Occupiamo il nostro solito tavolo e ordiniamo i soliti hamburger con contorno di patatine fritte e accompagnati da un paio di birre.

<<A che ore hai staccato?>> gli chiedo, mentre prendo una pushet nera dallo zaino e ne svuoto il contenuto sul tavolo.

<<Saranno state le cinque quasi- si interrompe er bere un sorso dal suo bicchere, -La stessa ora del tuo ultimo accesso su Instagram>> continua, con tono serio.

<<Puoi darmi una vela, che ho finito le mie?>> domando, nel tentativo di sviare il discorso che stiamo per intraprendere.

Sospiro sollevata quando tira fuori dalla tasca il pacchetto di cartine e lo getta sul tavolo, poi apre di nuovo la bocca per parlare.

<<Erano a mala pena le tre quando te ne sei andata dal locale, e il tuo appartamento dista soli dieci minuti>>

Tengo lo sguardo fisso sul tavolo mentre lecco la cartina per chiudere la canna che ho appena finito di rollare.

<<Guardami quando ti parlo, e rispondi>>.

Questa è un'altra caratteristica di Julio che io ritengo un difetto: è molto autoritario, anche con me.

<<Guardavo una serie tv e non ho visto l'ora>> mento

<<Poi hai dormito?>> insiste,

<<Ci ho provato>> rispondo prima di fare un lungo tiro.

<<Hai solo dormito o ci hai provato?>>

<<Avrò dormito almeno un'ora>> mento nuovamente,

<<E' poco, ma meglio di niente>> sospira.

Però, di Julio apprezzo che sia premuroso nei miei confronti, si preoccua sempre e mi tratta come se fossi la sua bambina, che deve proteggere da ogni male. Benchè sappia che sono capace a cavarmela anche da sola.

Forse in lui rivedo la figura genitoriale che mi è sempre mancata, qualcuno che si occupasse di me.

In realtà, qualcuno che si è preso cura di me in passato c'è stato, ma attraversavo la fase della ribellione in cui l'unica cosa che volevo, era essere trattata come un'adulta, e ho finito per allontanare quella persona.

Adesso sono più matura, abbastanza da essere grata a chi ha quel comportamento con me.

Julio ed io ci frequentiamo da quasi un anno, ma ancora non ci siamo dati l'etichetta della coppia, e preferisco che la cosa rimanga così. Non abbiamo bisogno di affibiarci la medesima etichetta, stiamo bene insieme ed è questo l'importante.

La mia filosofia è di non guardare al futuro, ma di vivere il presente come se il futuro non esistesse.

Finito di pranzare mi riaccompagna alla libreria, dove trascorrerò le mie prossime ore.

Ci salutiamo con la promessa di una chiamata,ed un bacio.

ANIME GEMELLE - Non Si Sfugge Al DestinoWhere stories live. Discover now