Capitolo 4

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Il laboratorio di Tony Stark era un luogo sacro in cui l'accesso era consentito a poche persone. Pepper, Bruce e Rhodey erano gli unici che potevano accedervi a piacimento. Peter era entrato in una piccola lista di persone che potevano entrarci, ma solo sotto la sua supervisione e c'era una motivazione per ciò, il ragazzo aveva imbrattato l'intera stanza di una sostanza vischiosa che aveva impiegato ore a sparire, tutto perché era eccitato all'idea di farsi aiutare da Stark a migliorare il suo fluido per le ragnatele. Tony non era stato felice di doversi districare in quella roba e aveva limitato il suo accesso nella speranza che non facesse esplodere qualcos'altro.
"Forza vieni avanti." Disse, mentre si accomodava sulla poltrona alla scrivania dove si trovavano la maggior parte dei suoi oggetti personali.
Peter entrò, sentendo quasi subito la porta chiudersi ermeticamente alle sue spalle, sapeva di non poter fuggire da quella conversazione in nessun modo.
"Signor Stark..."
"Tony. Chiamami Tony."
Peter non sapeva che dire, si era completamente bloccato. In tutti quegli anni non gli era mai stato detto di chiamarlo per nome.
"Dai, non mi pareva che avessi problemi a dire il mio nome." Sorrise al ricordo.
A quell'affermazione Peter sbottò. Credeva di doversi scusare per qualcosa, ma la realtà dei fatti metteva l'uomo nella posizione di chiedere scusa. "Mi spiava, non crede di dovermi dare delle spiegazione e di doversi scusare soprattutto."
Sorrise. "Perché?"
"Come perché?" esplose.
"Mi pare che la cosa ti eccitasse ieri." spiegò divertito.
Il giovane aveva la strana sensazione che gli avvenimenti della sera prima sarebbero stati tirati in ballo spesso in quella conversazione, solo per distogliere la sua attenzione dal comportamento dell'uomo. Non gliela avrebbe data vinta.
"Perché mi spiava? E non tiri in ballo la storia che spia solo chi la loda!"
Tony lo fissava con un sopracciglio sollevato, non l'aveva mai visto controbattere con tanta decisione, non con lui.
Il ragazzo non si fece intimorire. "Allora?"
"Perché mi piace sentirti parlare di me." Era diventato più serio ora, nonostante un guizzo giocoso nello sguardo.
"Cosa significa?" chiese calmo.
"Che sei dolce quando parli di me e mi piace ascoltarti."
"Perché?" Questa volta era più incerto nel chiederlo.
Tony lo fissò con un sorriso famelico in volto. "Perché mi piaci."
Peter non capì più nulla dopo quella rivelazione. Tony era soddisfatto di aver ammutolito il giovane e attese qualche secondo, meditando sul da farsi. Oramai la verità era uscita fuori, non c'era motivo per non superare qualche limite che si era imposto tempo prima.
"Che ne dici di fare una cosa per me?" interruppe i pensieri di Peter che stavano già volando in una direzione idilliaca. Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile.
Peter ritrovò la parola. "Cos...cosa?"
"Questa sera, quando sarai solo nel tuo lettino, ripeti ciò che hai fatto l'altra sera." Sorrise con gli occhi oscurati da una certa lussuria e un certo compiacimento. "Chissà, forse guarderò o forse no. Ma sarà una tua scelta."
Peter era scioccato e un po' eccitato, doveva ammetterlo. Il fatto che Stark si fosse alzato e si fosse avvicinato ora, lo rendeva più cosciente del suo stesso corpo. La vicinanza durò poco, prima di venir lasciato solo in laboratorio senza altro da aggiungere.

Peter non credeva a ciò che Tony Stark gli aveva chiesto di fare, come se la proposta in questione avesse riguardato il tempo atmosferico. Certo l'aveva già fatto, consapevole d'essere spiato, ma ora era tutto molto più complicato. Peter sapeva d'essere guardato e Tony sapeva che Peter lo faceva con l'intento di eccitarlo.
Mentre, sovrappensiero, rientrava nella sua stanza venne fermato da Bucky e Clint.
"Allora, non hai nulla da confessare?" chiese Clint appoggiandosi allo stipite della porta ancora chiusa.
Peter guardò Bucky chiedendosi cosa gli avesse raccontato, l'uomo non perse tempo ad assicurarlo. "Io non gli ho detto nulla. Sai che è un impiccione per natura."
Il bue che dà del cornuto all'asino, pensò Peter.
"Non ho mai visto mister sono un genio guardare qualcuno come guarda te. Cosa gli hai fatto?" continuò l'arciere.
"Nulla!" esclamò con un tono di voce troppo acuto.
Clint non fece una piega. "Cosa hai intenzione di fare, ora che le carte sono scoperte?"
"Io... io..."
Bucky aveva l'impressione che Peter fosse più a disagio del giorno prima. "Non ti avrà detto che non è interessato a te?"
"No!" esclamò. Ispirò profondamente e spiattello la verità. "Lui mi ha chiesto di rifarlo."
Clint aveva perso qualche passaggio della storia. "Fare cosa?"
"Sedurlo?" chiese Bucky.
"Non proprio. Qualcosa di simile, mi ha chiesto di esibirmi per lui come ieri."
Clint non credeva possibile che il piccolo ragnetto che conosceva da tempo fosse diventato tanto audace, proprio con l'uomo che l'aveva seguito negli ultimi anni come un mentore.
"Esibirti? Autoerotismo?" Gli occhi gli si illuminarono di felicità.
Peter annuì rosso in viso.
"Allora dobbiamo fare compere." annunciò, applaudendo come un bambino felice.
"Cosa?!" chiesero entrambi, già con in mente scenari preoccupanti.
"Ti presterei alcuni dei nostri giocattoli, ma sono troppo affezionato ai regali che mi fa Phil, quindi andiamo a comprare qualcosa per te."
I due si guardarono a bocca aperta, prima di venir afferrati per una spalla ciascuno e spinti verso le proprie stanze. "Ci vediamo qui tra cinque minuti. Forza." Avevano entrambi una brutta sensazione.

Parli del diavolo...Where stories live. Discover now