Capitolo 1 - la psicologa

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Ashley

«Dimmi Ashley, perché credi che io ti possa aiutare? Voglio solo che tu sappia che io non posso fare miracoli, per riuscire ad andare avanti devi volerlo veramente.»

Oggi è la prima seduta dalla psicologa, è una donna sulla quarantina, i capelli scuri legati in una coda di cavallo bassa e porta gli occhiali da vista con una montatura nera un po' vecchio stile.
Mi guardo intorno e il suo studio è molto semplice: le pareti sono bianco latte coperte da un paio di quadri, al centro della stanza c'è la sua scrivania e io sono seduta sul divano color panna di fronte a lei, mentre davanti a me ho un tavolino con un piattino pieno di caramelle. Alla mia destra c'è una grande finestra che prende tutta la parete e si affaccia sulla città.
È rilassante stare qui.
«La verità è che non so più cosa fare» sospiro.
«Qual è il problema?» chiede lei.
«Dottoressa proprio domani avremmo fatto 5 anni di fidanzamento, non so se ha mai provato una cosa del genere ma mi creda, fa molto male» inizio a sentire il naso pizzicare.
Non voglio più piangere per lui!
«Ci siamo passati tutti Ashley, è normale che ora stai così, ma se è successo è perché non era quello giusto. Ognuno di noi è destinato a qualcuno e il tuo ti aspetta lì fuori. Non sprecare tempo con chi non ti merita, sei una bellissima ragazza, vedrai che troverai chi saprà amarti veramente!»

Le parole della dottoressa sono più che giuste, ma il problema è che il mio cuore non le riesce ad accettare...
«Ma stavamo bene insieme...» Asciugo una stupida lacrima.
Odio piangere per gli altri, e farmi vedere in lacrime da qualcuno...
Preferisco essere più riservata.
«Tesoro quanti anni hai?» chiede poi.
«Diciannove» singhiozzo.
«Hai tanta strada da fare! Non sprecare altro tempo con lui»
Abbasso lo sguardo e le lacrime sono ormai sfuggite al mio controllo.
«Ti fa bene piangere, credimi che così ti sentirai più leggera» mi sorride.
«Io non voglio piangere per lui» la guardo anche se la vista è un po' offuscata.
«Ashley voglio farti una domanda» Adesso mi guarda con serietà.
Prendo un fazzoletto dalla mia borsa e asciugo le lacrime per poi annuire.
«Qual è il tuo sogno nel cassetto? Una cosa che hai sempre desiderato ma che la tua relazione ti impediva di fare?»
Ci rifletto qualche secondo e subito so cosa rispondere.
«Andarmene da qui, ho sempre desiderato vivere a New York e fare domanda alla Juilliard»
«Ti piace la musica?» chiede sorridendo.
«Si, la musica mi ha sempre aiutata e andare in quell'Università per me sarebbe un sogno!»
Amo la Juilliard, è un'università fantastica con ottimi piani di studio e professori professionisti! Il problema è che è troppo lontano e costosa...
«Allora perché non ti trasferisci lì?»
«Scherza? Non posso fare improvvisamente le valigie e lasciare tutto»
Sarebbe bellissimo andare in America ma non posso: ci sono di mezzo i miei genitori che non approverebbero mai, e poi non posso lasciare il mio lavoro come commessa alla libreria.
«Pensaci, alla fine alla Juilliard ci sono anche dei dormitori quindi non dovrai cercare casa in giro»
«Non è quello il solo problema. Lei la prende tutto sul facile, ci vogliono troppi soldi e i miei non approverebbero»
Inizio a dubitare del fatto che sia una brava psicologa.
«Io forse la prendo troppo sul facile, tu però troppo in negativo. Ricorda Ashley: niente è impossibile, devi lottare per i tuoi sogni e vedrai che prima o poi avrai delle soddisfazioni» sorride.
Un piccolo timer sulla sua scrivania inizia a suonare
«Per oggi abbiamo finito. Ci vediamo la prossima volta, ok?» Posa gli occhiali sulla scrivania che è davanti a lei e si alza avvicinandosi a me.
«Certo, alla prossima.» Le stringo la mano per poi uscire dall'edificio.
Intanto che cammino rifletto alle parole della psicologa...
E se avesse ragione? Dovrei provare a credere in questo sogno?
Mando un messaggio a mia madre e le dico che ho finito la visita, poi aumento il passo per non fare tardi a lavoro.

E poi sei arrivato tu...Where stories live. Discover now