CAPITOLO 21- RITRATTO

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"Cosa avevo a che fare con lui" . È la frase che mi rimbomba nel cervello per tutta la notte.
David non è ancora rientrato, ma dove diamine si sarà cacciato? Mi domando.
Quando però sento lo scricchiolio della porta, la mia domanda ha finalmente una risposta. È lui.
<David?! Sei tu?> Chiedo sussurrando <sì. Chi deve essere? Il mostro sotto il letto?> Domanda lui sarcastico <no, è solo che avevo paura che fosse qualcun altro ecco.> Rispondo sempre a bassa voce.
<Guarda che puoi accendere la luce se vuoi> continuo poi io <va bene, come vuoi>. Un lampo di luce mi acceca e per un attimo socchiudo gli occhi in modo da non farmi travolgere da quel bagliore.
Mi alzo e vado verso la porta del bagno, quando vedo che David si inizia a spogliare. Toglie prima la giacca, poi la cravatta, le scarpe; e io resto lí a guardarlo come un'idiota. <Cosa fissi ragazzina?>
<Nulla, nulla, sono solo stanca>
<sai cosa? Stai meglio con questa maxi t-shirt> oh diamine ma sono in mutande davanti a lui!
<'sta tranquilla, non ti coprire. Sai quante ne ho viste di mutandine come le tue? Segreto. Neanche una.> Mi due avvicinandosi al mio orecchio per poi entrare nel bagno e sbattermi la porta in faccia. Che maleducato! Peró ha ragione, potevo evitare le mutandine di Squiddi.
Torno nel mio letto e prendo in mano un libro che avevo lasciato in sospeso per un po' di tempo: è "il mago di oz".
La porta del bagno si apre rapidamente e ne vedo uscire un David in pantaloni da tuta, t-shirt e i capelli scompigliati che gli ricadono in fronte.
<Che leggi?> Mi chiede <oh, il mago di oz, nulla di che> dico poi io, <no no, invece è interessante come libro. Ti dispiace?> Domanda indicando il mio letto. Oh caspita! E ora? Che gli rispondo? <C-c-certo, vieni pure!> Che stupida!
<Allora, fammi leggere> dice mentre afferra il libro che avevo tra le mani.
<Oh no David! Ridammi il mio libro dai, su!> Esclamo quando vedo che si alza dal mio letto e allunga il braccio verso l'alto. Continuo a saltare cercando di riprendermelo ma uno sguardo gelido continua a fissarmi ininterrottamente.
Mi fermo e lo fisso anche io. Sapevo che la camera condivisa non era una buona idea.
Sento il suo viso avvicinarsi al mio, ma verso l'orecchio.
<Comunque belle le mutandine> dice sospirando e facendomi scendere un lungo brivido dietro la schiena.
<Mh.> È l'unica sillaba che fuoriesce dalle mie labbra. Sento il suo braccio avventarsi contro la mia vita e il suo sguardo perso tra i miei capelli. Ho la testa bassa, non riesco a guardarlo, mi mette in soggezione. 
<Sai Lidia, non sapevo potessi essere così bella con gli occhiali e i capelli sconvolti> afferma girandosi una mia ciocca di capelli tra le dita.
<Davvero David, io, io so che hai un potere speciale verso le donne, però, io non sono così. Io non voglio essere come loro, sei il mio capo, non sarebbe et..> e prima che io possa finire la frase mi ritrovo avventata sulle labbra di David. Sono morbide, hanno un non so che di casa. Il loro sapore è dolce, sa di tabacco e di fragole; sono vellutate e senza neanche una pellicina. Continua a baciarmi per poi gettare il libro sul letto e prendermi la vita.
Mi alza e mi mette in braccio a lui. Con un gesto rapido spegne la luce e mi sfila gli occhiali; mi scioglie i capelli e li tocca; se li rigira tra le dita e di nuovo le sue mani sono occupate ad accingermi i fianchi. Non dovrei fare questo, non dovrei. È il mio capo, basta.
Mi stacco rapidamente dalla sua presa e vedo il suo sguardo su di me perplesso, disorientato.
<Che è successo?> Ha il coraggio di domandarmi <no David, non può andare. Non ne parleremo con nessuno e ora ognuno nei propri letti..> dico indicandolo <pensavo potesse nascere qualcosa ma evidentemente mi sbagliavo> afferma lui combattuto <qualcosa è già nato, è questo il problema> è la mia risposta.

Al mattino apro gli occhi e nulla, lui non è nel suo letto. Come sospettavo, è troppo mattiniero.
Indosso una vestaglia e scendo le scale per andare nelle cucine dove servono la colazione.
Arrivata incontro Julio, intento nel spalmare un po' di marmellata sul suo toast.
<Allora bellezza? Novità con David?> Mi chiede con fare perverso <no, assolutamente nulla> come no Lily. <Oh beh interessante.
Questa mattina io tu e Amanda usciamo> afferma <e perché?> Domando <come perché! Siamo a Parigi. Vuoi rimanere in hotel a non fare nulla o vuoi vedere questa città meravigliosa?> Beh in effetti ha ragione <e va bene vengo con voi, il tempo di prepararmi ok?> <Ti aspetto dolcezza. Alle 9:00 nella hall> <contaci!>
Prendo un croissant tra le mani e poi mi congedo.
Mi dirigo verso la mia stanza dove arrivo e, indovinate amici? <David..> resto a bocca aperta quando vedo che..indossa solo i boxer. Mi copro gli occhi con le mani e gli ordino di rivestirsi.
<Ma insomma! Sai che ci sono anche io in questa stanza vero?> Esclamo <certo che lo so> afferma con il suo solito sorrisetto.
<Che fai?> Mi domanda <oh io mi dovrei cambiare. Questa mattina uscirò con Julio e Amanda> dico <bene, mi fa piacere. Che cosa indosserai?> Chiede curioso <nulla che ti riguardi> è la mia risposta <e va bene, fa pure, ma ti ricordo che ieri sera ti ho vestita io ed eri più bella di tutte le modelle che sfilavano> arrossisco a quell'affermazione. <Grazie dell'aiuto che vuoi fornirmi, ma declino. Stamattina deciderò io. . Ora va! Sció!> Gli faccio segno di andarsene. Esce dalla stanza e io poso il mio sguardo sull'armadio e decido di aprirlo.
All'interno di esso trovo moltissimi abiti, esageratamente troppi per soli sei giorni. Afferro con determinazione il vestitino giallo e sopra di esso metto un cappotto bianco, un paio di tacchi anch'essi dello stesso colore e sono pronta. Sono le 8:55, giusto in tempo. Magnifico!

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