Non è forse...

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Non è forse il vento, quello che sento?
L'inutile carezza che riempie del suo niente?
Giorni vuoti e colori sbiaditi di una vita
intrisa di rimpianti e rammarichi.
Nessuna lacrima solcherà più il mio viso.
Non ci sarà più l'odore dell'erba,
quando, per inerzia,
solcherò la soglia di casa.
Ma per l'ultima volta.

Non è forse il vento, che mi chiama?
E usa parole pungenti, come spilli,
che graffiano il mio viso.
E le lancette di un orologio che giocano:
avanti e indietro, avanti e indietro...
per farmi rivivere il mio dolore, all'infinito.
Per infangare, ancora una volta, il mio nome.
Per ricordarmi cosa sono diventato.

Non è forse il vento, che piange?
Per tutte le scelte sbagliate.
Per tutti i miei viaggi, all'inferno,
a bussare senza tregua,
sperando invano che qualcuno aprisse,
prima o poi...

Non è forse... il vuoto?

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