Come prenderlo

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“Sposta la gamba dalla mia coscia, pesi.”

“Cristo santo, non posso crederci. Peserò anche la prossima volta che mi costringerai a sedermi sulle tue ginocchia e vorrai baciarmi per diciotto ore. Non toccarmi più per tutto il resto del viaggio.”

Viaggio, già.
Ero così fottutamente nervosa, c’era solo bisogno che lui si comportasse come il solito acido rompicoglioni di sempre.

Abbiamo programmato di scendere a Roma il prossimo weekend.”

“Oh, okay. Vedo se riesco a riorganizzare le cose in radio così riusciamo a vederci più spesso in questi giorni, se nel fine settimana non ci sei.”

“Penso che dovresti riorganizzarle, sì, ma in un altro modo.”

“Smettila con gli indovinelli di merda, che significa?”

“Hai detto di non esserci mai stata, sinceramente è inaccettabile. Ti invio il tuo biglietto sul cellulare, vieni con noi.”

Se mi piaceva che fosse così imprevedibile?
Ancora non l’avevo capito.
Di certo non mi faceva impazzire l’idea che decidesse tutto e mi avvertisse allʼultimo momento, come se non avessi un lavoro e una famiglia a cui rendere conto, come se dovessi semplicemente ascoltarlo ed obbedire ad ogni sua decisione.
Ma, dʼaltro canto, quel suo modo di essere non lo rendeva mai banale o noioso.

Tancredi era insopportabile, stronzo e rompiscatole, ma non noioso.

In ogni caso, avevo parlato con il mio capo e mi ero ammazzata di registrazioni nei giorni precedenti in modo tale da essere in pari con le puntate, e per quanto riguardava i miei genitori avevo dovuto inventarmi una stronzata colossale con l’aiuto dei miei amici e di mio fratello.
Io avrei anche rivelato tutto, il problema era la tempistica. Non puoi non parlare a tua madre e tuo padre di un ragazzo per settimane, e poi saltartene fuori con la magnifica idea di partirci insieme. Sarebbe scoppiata una lite infinita perché si sarebbero fatti mille paranoie, e il peggio era che avrei dovuto dargli ragione, perché vista dal loro punto di vista sembrava proprio che stessi andando dall’altra parte dell’Italia con il primo sconosciuto che passava per strada.

Ecco perché gli avevo detto invece che io, Tommy e Les saremmo andati alle terme per il fine settimana, e avevo pregato in ginocchio quei due di non farsi vedere in giro. Sapevo che era credibile, perché ogni tanto lo facevamo davvero.
Mi sentivo tremendamente in colpa, in realtà, perché non avevo forse mai raccontato una bugia tanto grande, l’unica cosa positiva era che almeno Milo sapeva la verità.

C’era però qualcosa che mi turbava di più, e non era difficile capire cosa fosse.
Per una famiglia alla quale menti, ce n’e un’altra alla quale devi raccontare la verità, o almeno una parte.
Se ero felice di andare a Roma e vedere finalmente con i miei occhi una delle città più belle del mondo? Certo.
Se mi andava bene fare tutto ciò alloggiando a casa di Tancredi? Be’, un po’ meno.
Dio solo sapeva quanto avevo insistito per prendermi una semplice camera d’albergo, ma non c’era stato verso, ci eravamo urlati addosso tutta la settimana.

“Mi spieghi il senso, per cortesia? Ma non ti rendi proprio conto di quanto sia assurdo prenotarti un hotel quando ho una cazzo di casa?”

Già, una casa nella quale vivono delle altre persone che nemmeno sono al corrente della mia esistenza, ma sì dai, piombiamogli lì tra capo e collo, dove potrà mai essere il problema?”

“Avviserò tutti, ovviamente, oppure mi credi una specie di organismo unicellulare senza un minimo di intelligenza? Pare che so’ stupido, porco due.”

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