Inusuale e basta

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"Okay, perciò hai intenzione di parlare o terrai quellʼespressione da pesce lesso ancora per molto?"

"Espressione da pesce..." Ripetè, come se fosse in trans. Ma stava bene? "Cercavo solo un modo carino per dirtelo."

"Non c'è un modo carino per dirmi che una ragazza che è interessata a te da dieci secoli e mezzo e per di più rientra nella tua cerchia di amici e colleghi ti ha cercato, soprattutto non se mantieni quella faccia da funerale. Perciò, che è successo?"

"Appunto, amici e colleghi. Mi ero totalmente dimenticato che compie gli anni tra poco, ci ha invitati tutti quanti a una specie di... non so cosa cazzo sia, comunque dovremmo stare via due giorni. Vuole fare le cose in grande perché è il suo ultimo compleanno da teen ager."

Io, davvero, avevo cercato in tutti i modi di non farmela stare antipatica, perché pensavo realmente le cose che avevo detto, ovvero che l'unica sua colpa fosse stata quella di essersi presa una cotta per Tancredi, e come potevo biasimarla?
Era successo anche a me.
Il fatto che poi lui non avesse messo i paletti necessari doveva averla fatta andare leggermente fuori di testa, facendola vivere in una dimensione tutta sua, ma non pensavo fosse una cattiva persona.
Solo che.
Solo che era così fottutamente bella, si conoscevano da molto tempo, e nonostante tutto le immagini di lui che le morsicava le guance e la stringeva in quei dannati tik tok ogni tanto ancora facevano capolino nella mia mente, perciò proprio non ce la facevo, a farmela piacere.
E, piccolo particolare da non dimenticare, si erano baciati. Più di una volta.
Solo pensarci mi faceva accapponare la pelle, ero ridicola.

Ma poi, perché due giorni di festeggiamenti? Chi cazzo era, Chiara Ferragni?

Comunque, tentai, per quanto possibile, di non far pesare troppo le mie insicurezze, tentai di non risultare la fidanzata pazza che faceva le scenate, sperando che lui si accorgesse ugualmente del mio malessere.

Tentai, perché tentar non nuoce.

"Capito. E dove, mh-" Mi schiarii la voce. "Dove andrete?"

Mi sembrò di vedere la sua mascella (per quanto fosse una mascella, dato che aveva i lineamenti di un bambino di otto anni) staccarsi e cadere per terra.
Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito dopo. L'avrei preso a ceffoni a breve, mi stava facendo innervosire ancora di più quel suo atteggiamento da finto tonto.

"Perciò per te non è un problema che io ci vada?"

In quel momento mi sentii insignificante, piccola e stupida, perché mi sembrò, per la prima volta da quando lo avevo incontrato, che non mi conoscesse affatto. Tancredi, fin dal nostro primo scambio di sguardi, aveva sempre avuto l'abilità di leggermi dentro, di capire cosa stessi pensando prima ancora che lo facessi io, per questo riusciva sempre a prendermi in giro, per questo sapeva come rigirare le mie domande, per questo mi faceva tanto arrabbiare.
E allora perché non leggeva l'urgenza con cui i miei occhi lo stavano chiamando, perché non capiva che ciò che mi usciva dalla bocca non era vero? Oppure lo capiva, ma semplicemente non gli andava di ammetterlo perché era più semplice così?

"So che devi andarci." Continuai, ormai rassegnata al fatto che non mi avrebbe fermata. "Non si tratta solo di svago, o sbaglio?"

"No, infatti." Sospirò. "Le persone si aspettano di vedermi lì, sarebbe strano se io non ci fossi al suo compleanno, capisci?"

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