Niente e tutto

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A Tancredi più di ogni altra cosa piaceva fare la vittima e mettere il muso, così che tutti gli corressero dietro per farsi perdonare, ponendolo al centro del loro Mondo. Detestava invece sapere che qualcun'altro ce l'aveva con lui, perché non poteva tollerare di non essere totalmente e completamente amato da tutti, perciò ogni volta che litigava in maniera lievemente più seria con qualcuno, se non riusciva a risolvere la questione, dopo dieci minuti contati attaccava con dei fastidiosissimi "dai", fino a che l'altra persona, arrivata al limite della disperazione, non gli rispondeva con "d'accordo, siamo a posto."

Mi chiesi se mi avrebbe semplicemente detto "dai", per spiegarmi tutta quella situazione di merda.
Forse valevo un "dai", valevo come uno dei tanti bisticci che aveva con i suoi amici per contendersi la Play o l'ultima fetta di pizza.
Per forza, dovevo valere così poco, altrimenti quell'atteggiamento non si spiegava.
Non fai una cosa del genere ad una persona alla quale tieni per davvero.

Inzialmente, quando Giulia aveva risposto al telefono stavo per andare in iperventilazione, ma poi mi ero detta che doveva pur esserci una spiegazione logica.

Sembrava ubriaca, magari Tancredi aveva semplicemente lasciato il telefono appoggiato da qualche parte e a lei era venuta l'idea malsana di farmi uno scherzo.

Poi però aveva continuato a parlare.

"Lo vuoi vedere un video bellissimo?" Mi aveva chiesto, ridacchiando.

"Veramente vorrei solo parlare con il mio ragazzo, puoi restituirgli il telefono?"

"Beʼ, lui non sa che gliel'ho sfilato dalla giacca mentre ballavamo. Lo vuoi il video del nostro ballo o no?"

Ingurgitai.
Avevano ballato? Perché?

Ovviamente, lei non aspettò la mia risposta, sentii la notifica di un messaggio e subito dopo riprese il suo discorso.

"L'ha fatto la mia amica Anna, poi le ho chiesto di mandarlo al numero di Tanc, così ora posso girarlo a te. Siamo tanto carini, no?"

Carini.
Certo, lo erano molto, abbracciati al centro della pista mentre risuonava una lento.
Lessi il suo labiale, le aveva perfino regalato un "sei bella", che cosa si poteva chiedere di più?

Oh, ecco cosa.

Mi tolsi di dosso quella maledetta felpa in un millesimo di secondo, come se mi stesse bruciando la pelle, scaraventandola sul pavimento, dove la raggiunsi poco dopo, fissandola con gli occhi che mi pizzicavano e la testa che mi pulsava.

Mi resi conto che il palloncino era scoppiato.

Era andato tutto a puttane, ed io, come avevo previsto, ero rimasta afflosciata a terra.

Ce l'avevo con tutti.

Con Giulia, perché nonostante tutto non aveva mai smesso di provare a portarmelo via.

Con Lele, perché mi aveva fatto una promessa che non era stato in grado di mantenere, scomparendo nel nulla non appena le cose si erano fatte difficili.

Con Diego, perché probabilmente aveva bevuto come una spugna, e non era al corrente di nulla.

Con Gian, perché sapevo che nonostante tutto sarebbe stato dalla parte del suo migliore amico e gli avrebbe parato il culo.

Con Tommy, per avermi fatto credere che sentirmi come se stesse per succedere qualcosa di brutto fosse una normale ansia da inizio rapporto.

Con Celeste, per avermi spinto a fidarmi dell'inaffidabile.

Con me stessa, perché l'avevo fatto.

E lui? Se ce l'avevo con lui?

Non puoi avercela con una persona che non esiste, e decisi che lui, per me, non esisteva più.
Quando eravamo a Roma mi ero detta che non mi sarei pentita di nulla, e volevo rimanere fedele a me stessa.
Non avrei rimuginato sul tempo passato insieme, ma avrei dovuto accettare che era finito, perché lui evidentemente preferiva continuare a sbaciucchiarsi con la sua amichetta del cuore, fregandosene di tutto il resto.

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