24 Dicembre 2019, Taranto.

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"Rocco, ricordami i miei impegni." Giuseppe schioccó le dita di fronte al viso del suo collaboratore. Quello si ridestò, sollevando la testa dai fogli che stava leggendo ininterrottamente da mezz'ora.

"Abbiamo finito per oggi. Devi essere a Roma domani per il pranzo di Natale a Palazzo del Quirinale."

L'uomo si sedette sulla prima sedia libera. Avevano passato l'intera giornata della Vigilia a Taranto e stavano aspettando il via libera per poter partire con le auto verso Roma.

Giuseppe si passò una mano sul viso, stringendo fra le due dita la punta del naso, stanco.

Stava ripensando alla "visita" del ragazzo, dell'amico di Ambra, la sera prima. Aveva detto che lei era innamorata di lui. Di tutto quell'incontro erano quelle, le parole che più gli erano rimaste impresse. Ricordava ancora le lacrime della ragazza, la sera in cui lui se n'era andato da casa sua, dopo aver litigato furiosamente. Da allora non l'aveva più vista e sentita. Solo quel giorno si era reso conto di quanto lei tenesse a lui e la cosa l'aveva alquanto scioccato. Perché pensava che da parte di Ambra non vi fosse null'altro che affetto amichevole e che le sue provocazioni fossero solo quelle. Provocazioni da ragazzi. Ed invece c'era un fondo di verità? Ma essere innamorati. Quella era una cosa seria. Soprattutto se ad esserlo era una ragazza come Ambra, cauta e timorosa nei confronti dei sentimenti in generale. Quella notte aveva faticato a prendere sonno, torturandosi i pensieri. E lui, cosa provava per quella studentessa di Giurisprudenza che era entrata nella sua vita in maniera così prepotente, solamente due mesi prima? Le voleva bene, tantissimo. Ed aveva voluto bene a tante donne, prima di lei, ma nessuna gli provocava un bisogno impellente di tenerla vicina. Nessuna. Si ritrovò a pensare a quella sera in cui passeggiarono per Roma con un sorriso nostalgico. Le mancava, questo non poteva negarlo. Ma perché, oltre alla mancanza, provava questa sensazione di vuoto che si allargava sempre di più man mano che i giorni passavano?

Casalino lo richiamò.

"Giuseppe, è arrivata la macchina. Andiamo." Lui annuì e si alzò, affiancandolo. L'uomo gli posò una mano sulla spalla. "Allora? Hai deciso cosa fare per l'anno nuovo?" Il premier si bloccò, guardandolo. Deglutì e poi chiuse gli occhi. Sapeva cosa fare.

"Rocco, non impazzire - disse, muovendosi più in fretta verso la macchina – ma non torno a Roma, ora. Ci sono due auto. Sali sull'altra. Devo risolvere una questione." Il suo collaboratore rimase impietrito.

"Giuseppe! – Lo richiamò. – Cosa diavolo pensi di fare? Che vuol dire che non torni a Roma?"

"Arriverò in tempo per il pranzo, non ti preoccupare." Disse, entrando nell'auto e richiudendo la portiera. "Roberto, per favore, non prendere la strada per Roma. Parti, ma dammi qualche secondo."

Prese il telefono e cercò un contatto. Quello fece un paio di squilli prima che una voce gli rispondesse.

"Signorina Scardino, so che è la vigilia di Natale, ma ho bisogno che lei mi trovi una persona. Devo mettermi in contatto indirettamente con lei, magari utilizzando un'amica."

"Sì, Presidente. Chi stiamo cercando?" La donna, efficiente, si mise alla tastiera. Giuseppe ne sentiva il rumore lieve di tasti che venivano schiacciati. Sorrise.

"Ambra Arcieri. Cerchi la sua amica. So che si chiama Elisa."



Un piccolo flashback di come Giuseppe si sia ritrovato a cambiare idea e di come si sia messo in contatto con Elisa, prima di giungere ad un capitolo molto più a luci rosse😏❤️

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora