L'esame del giorno dopo.

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"Fai una pausa." Piagnucolò Giuseppe, cercando di prenderle il libro dalle mani. Ambra lo strattonò, alzandosi dalla sedia e allontanandosi dall'uomo. "Sono ore che studi. Hai bisogno di staccare un po'."
"Fammi finire questo capitolo, almeno. Ho un esame domani, lo sai." Biascicò Ambra, mordendo una penna. 
"L'hai già letto, quel capitolo. Mi sento trascurato." La ragazza alzò gli occhi dal libro, guardando il suo ragazzo. Aveva un pantalone della tuta ed una maglietta a maniche corte, a sfidare le basse temperature di Gennaio inoltrato. Sospirò.
"È l'ultimo esame della sessione e non ricordo nulla." Giuseppe sbuffò, incrociando le braccia muscolose al petto, mentre guardava la ragazza.
"Ma ti serve una pausa."
"Sei stato un professore. Dovresti essere il primo a capire. Non comprendo bene perché ti ho lasciato entrare in casa mia, durante il periodo di studio." L'uomo sorrise e la prese per i fianchi, dandole un bacio delicato sulle labbra. Le fossette fecero capolino sulle sue guance.
"Perché è l'unico modo che abbiamo per vederci e non puoi stare senza di me." Ambra alzò gli occhi al cielo, rilassandosi fra le sue braccia.
"Potrei dire il contrario, piuttosto. Hai fatto del mio appartamento, casa tua. Ci sono i tuoi documenti, i tuoi vestiti, le tue cose." Disse, guardandosi attorno. Giuseppe rise, sfilandole il libro dalle mani e lanciandolo sul tavolo alle sue spalle.
"Non hai mai obbiettato."
"Vero." Mormorò, baciandolo ancora. Gli prese il viso fra le mani. "Hai un filo di barba." Anche lui si passò una mano sulla guancia, continuando a sorridere.
"Perché non mi radi?" Ambra lo guardò, inclinando la testa con un leggero sorriso.
"Davvero?" Lui annuì, convinto. Le prese la mano e la guidò verso il bagno. Aprì una borsa che aveva portato lì e ne estrasse un rasoio e la schiuma da barba. "Perché diavolo ti sei portato un rasoio a casa mia?" Lui glieli porse.
"Perché diavolo fai così tante domande?" La riprese, Giuseppe. Ambra sbuffò e afferrò i due oggetti.
Si schiumò il gel fra le mani, passandolo sul viso del Premier che, nel frattempo, si era seduto sullo sgabello che aveva in bagno. Si sciacquò le mani, togliendone l'eccesso e prese il rasoio. Si passò la lingua fra le labbra e si concentrò sul lavoro che stava svolgendo.
"Smettila di sorridere." Lo rimproverò. L'uomo, infatti, aveva un sorriso sul volto seminascosto dalla schiuma da barba, che le rendeva ancora più difficile il lavoro. Giuseppe alzò gli occhi al cielo e si sforzò di assumere un'espressione seria. Ambra posò il rasoio sulla sua pelle, in corrispondenza della mascella, radendo i peli sul viso. Deglutì e senza smettere di guardare il rasoio che passava sulla guancia, gli parlò.
"Ho letto che i giornali cominciano ad ipotizzare una rottura fra te ed Olivia." Giuseppe la guardò brevemente, prima di spostare lo sguardo davanti a sé, nuovamente.
"Sì?"
"Sì. È una buona notizia, vero?" Sciacquò il rasoio sotto l'acqua del rubinetto e riprese a radere.
"Penso di sì." Era passato quasi un mese da quando si erano ripresi ed ancora si nascondevano nel suo appartamento, evitando di parlare con terze persone della sua relazione con il Presidente del Consiglio.
"Ma tu lo sapevi già, vero?" Giuseppe la guardò di nuovo, con uno sguardo indecifrabile.
"Sì, Rocco mi ha detto di questo gossip che gira."
"E...?" Ambra si raddrizzò, interrompendo la rasatura, e lo guardò.
"Mi ha chiesto più tempo. Dobbiamo aspettare che questi rumours si consolidino." La ragazza annuì, senza proferire parola alcuna e continuò a raderlo, sotto il suo sguardo indagatore. Quando ebbe finito, prese un asciugamano e lo passò sul suo viso ora liscio, eliminando ogni tipo di eccesso. Giuseppe la prese per i fianchi, obbligandola a sedersi sulle sue gambe.
"Ambra." La ragazza evitò il suo sguardo, cominciando a giocare con i capelli dell'uomo che gli ricadevano sul collo. Lui le prese il mento con l'indice ed il pollice, girandole il viso verso di sé. Inclinò la testa per guardarla negli occhi e la richiamò. "Ti chiedo solo un altro po' di tempo, Ambra." La ragazza si girò verso di lui, finalmente. Lui sospirò e continuò. "Non sai quanto voglio essere con te, in giro per Roma, in questo momento. Vederti nel mio appartamento, nel mio ufficio, senza che nessuno si faccia troppe domande. Ti prometto che non ci vorrà molto ancora." Ambra lo guardò ancora a lungo, prima di annuire, sforzandosi di sorridere. L'uomo ricambiò, alzando un angolo delle labbra all'insù. L'abbracciò, affondando il viso sui suoi seni coperti da una maglietta. Con il naso sfregò sul tessuto. Ambra rise sentendo la sua erezione premere da sotto il suo bacino e gli baciò i capelli. Giuseppe morse un lembo di pelle, attraverso il cotone e alzò lo sguardo su di lei, gli occhi lucidi per l'eccitazione.
"Spero che tu sappia che non riprenderai il tuo studio molto presto." Disse, con voce roca. Ambra rise e strillò quando l'uomo si alzò tenendola in braccio e dirigendosi verso la camera da letto, pronto per una sessione ben diversa da quella di studio che si era programmata.

All'esame del giorno dopo, avrebbe preso la lode ed il Presidente la premiò ulteriormente, subito dopo essere tornata a casa.

Un capitolo che può sembrare inutile, ma nasconde una sua importanza, attorniato da un momento dolce e intimo come quello del radere la barba al proprio fidanzato. Qui possiamo vedere come la relazione fra i due vada molto bene, Giuseppe, ormai, passa molto tempo a casa di Ambra, ha le sue cose da lei, i suoi vestiti, i documenti. Ma, e sottolineo il ma (letteralmente), ricordatevi perché ho scelto questo titolo per la storia. Quando ho cominciato questa storia avevo solo chiara una cosa: uno degli ultimi capitoli che avrei inserito, infatti, è pronto già da un bel pezzo.

Alla fine, vince chi si spoglia per primo. // GIUSEPPE CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora