40-Appuntamento

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"Come sto?"

"Sei perfetta, fidati di me."

"Allora?"

"Aggiusta l'ultimo bottone e sei a posto. Davvero, stai benissimo."

Toc toc

Alice's pov

La porta si apre. Ci studiamo per lunghi istanti. Indossa una camicia chiara che incornicia perfettamente il suo fisico. Lo rende elegante e compassato e slancia con estrema semplicità il collo spigoloso, i lineamenti robusti. E i suoi occhi... è così bello che siano rimasti gli stessi.
Non sono sicura nel mio vestito giallo. Ilaria dice che Il colore mi mette in mostra i capelli e gli occhi scoperti, e mi ha convinto a lasciare a casa gli occhiali. Eppure, nelle mie insicurezze, Nelson non smette di sorridermi.

"Noi andiamo." rompe il silenzio Cesare.

"Oh, ehm..." Nelson scuote la testa come se si fosse svegliato da uno stato di trance. "sì. Okay, Cesare. Ci vediamo più tardi."

"A dopo." Saluta Ilaria, mentre esce dall'appartamento, seguita da Cesare.

Lasciano me e Nelson sulla soglia della porta.

"Ecco, entra pure."

Lo seguo in casa sua. Le pareti colorate mettono davvero allegria. Non scherzava quando diceva che il suo colore preferito è il viola...
Faccio appena in tempo ad entrare, che lo vedo sobbalzare all'improvviso, come se si fosse appena ricordato di qualcosa.

"Oh! Ecco..." si infila goffamente una mano in tasca. Ne tira fuori una scatolina rivestita di velluto nero. La tiene fra le mani con molta cura. "Ti ho... ti ho preso questo." La apre rivelandone il contenuto.

"Wow.." al suo interno, è adagiata una catenina luccicante, con un piccolo ciondolo a forma di farfalla... brilla alla luce della stanza, di un viola accesso. "È stupendo." Gli dico.

Nelson sorride. Con delicatezza, mi sposta i capelli da un lato e lascia ricadere il ciondolo sul petto. Presto particolare attenzione al contatto delle sue mani sopra il collo.

"Vieni, accomodati." mi accompagna in cucina, dove ha apparecchiato un tavolo con moltissima cura. Mi chiedo se sia opera di Cesare, ma il semplice fatto che si sia fatto aiutare da lui solo per rendermi felice, mi fa sorridere...

Faccio per sedermi, ma mi ferma.
"Oh, aspetta." si affretta a tirare indietro la mia sedia ed accompagnarmi. È molto gentile, anche se per poco non rischio di cadere...

Finalmente si siede anche lui.
"Ti piace?" chiede speranzoso.

"Sì! Si moltissimo." rispondo. "E ammetto che non me lo aspettavo."

"Senti, so che ultimamente ci sono state alcune incomprensioni..."

"Lo so, lo so..." dico, lanciando istintivamente lo sguardo in basso.  "Io..."

"Vorrei solo ricominciare da capo." mi interrompe Nelson. Mette una mano sopra il tavolo, tendendola nella mia direzione. "Ci stai?"

Non riesco a fare a meno di sorridere. Avvicino la mia mano alla sua. Ma non faccio a dire che un tonfo di pentole e piatti rimbomba dalla cucina. Ci alziamo di corsa e raggiungiamo la i fornelli. 

"Arthur!" Nelson si lancia in avanti per afferrare una creaturina nera che miagola rumorosamente. "Che hai combinato?"

Davanti a noi, la mensola che sovrasta i fornelli è ricoperta di piatti rotti e ciotole rovesciate. Io e Nelson ci guardiamo non appena ci accorgiamo che il contenitore del sale è stato completamente svuotato all'interno della pentola di cibo che Nelson aveva preparato...

"No..." Lui vi si dirige sconfortato e controlla sotto il coperchio. Si volta verso di me. "Avevo provato a fare i tortellini." 

"Oh, Nelson, non preoccuparti..." Il gattino, sfuggito alle braccia di Nelson, mi sfiora le gambe con il pelo scuro. "Non sapevo avessi un gatto..." mi accovaccio per accarezzarlo. 

"Ho provato a lasciarlo in camera mia, sapevo che avrebbe fatto dei pasticci..."

"Oh, ma è così carino..." proprio mentre dico questo, Arthur inizia a giocherellare con l'orlo del mio vestito. "Ehm..." ...strappando un pezzo si stoffa.

"Arthur! Mi dispiace, meglio che lo riporti in camera..."

"Ma no, figurati..." guardo il vestitino strappato e mi torna in mente la voce di Ilaria... "Qualsiasi cosa accada, attenta all'outfit."

"Come?" chiede Nelson, confuso.

Siamo entrambi seduti sul pavimento, con gli occhi azzurri di Arthur che ci osservano, vispi. "E' quello che mi ha consigliato Ilaria, fra le altre cose..." Arthur si sdraia sulla schiena sotto i movimenti della mia mano. "Ho tutto seguito alla lettera. Volevo che tutto fosse perfetto..."

"Scherzi, vero? Tu sei sempre perfetta." arrossisco. "Non sai quanto ci ho messo a ricordare tutto quello che mi ha detto Cesare. Solo lui riesce a ricordare in che ordine va apparecchiata la tavola." ridiamo. "Ma tu meriti il meglio. E io non ne sono stato capace..."

"Nelson, hai fatto così tanto." mi guarda, un po' giù. "Sai, credo che questa cosa dell'appuntamento non sia per noi..."

"Dici sul serio?"

"Non mi fraintendere. E' che non siamo abituati alle cene a lume di candela, i vestiti eleganti... voglio dire, la prima volta che abbiamo passato del tempo insieme ci siamo addormentati di fronte alla play station." 

Riesco a farlo ridere. "Già." anche Nelson inizia ad accarezzare Arthur. "O quando ci siamo ricoperti di colori acrilici?"

"O quando siamo rimasti chiusi nello stanzino? Io, tu e la tua claustrofobia?"

"Ti ho detto che non sono claustrofobico!"

"Dicevi così anche lì dentro." ridiamo, ancora una volta. 

"Non avevo paura. C'eri tu." 

"Diciamocelo. In queste cose, siamo molto più bravi a improvvisare."

"Proprio così." dice. "Beh, l'avessi saputo prima, avrei ordinato a domicilio il tuo piatto preferito."

"E io avrei messo una t-shirt!"

Mi guarda, con una strana luce negli occhi. Poi si alza dirigendosi verso il corridoio.

"Dove vai?"

"Vado a prenderti una t-shirt."

Abitante della Valle ||Space Valley||Where stories live. Discover now