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LEGGETE LO "SPAZIO ME" SOTTO ALTRIMENTI NARCISSA VI FA UNA VISITINA.

Hogwarts (Meg)
Sto camminando in una foresta, e vedo in lontananza una casa, c'è il numero 12 come civico.
Non riesco a vedere il mio corpo, ma credo di essere scalza, comunque, arrivo alla casa e la porta si apre: c'è un prato immenso al suo interno.
In lontananza scorgo un albero maestoso con i rami e la chioma che tendono a indicare la riva di un lago.
«Meg, tesoro.»
La voce di mia madre mi fa girare, e la rivedo, dopo anni rivedo la mia mamma.
Ha i capelli mossi e scuri che le ricadono lungo le spalle, il sorriso fiero e gli occhi che le brillano.
Mi tocco la guancia, sento qualche lacrima scendere e senza pensarci due volte mi fiondo tra le sue braccia.
«Clover, sei bellissima, la mia piccola Meggy, il mio fiore, sei così forte.»
La mia mamma mi stringe a sé e dolcemente mi sussurra queste parole così rassicuranti e malinconiche.
«Mamma, non lasciarmi.»bisbiglio e il mio tono è quasi infantile, non voglio altro che restare così per sempre.
Nessuno può farmi del male, sono ancora innocente.
«Non lo farò mai.»
Mia madre ha avuto dei momenti di dolcezza, di per sé è sempre stata una persona pragmatica, e soprattutto molto severa nei miei confronti.
«Meggy, non aver paura.» la voce di mia madre diventa più come un rimbombo e mi rendo conto che lei sta svanendo.
«C-Cosa?»la mia voce diventa roca e credo di star tremando, perché sento un gelo improvviso.
Mia madre ha il viso consumato, e di stazza è leggermente più alta.
«Meggy, non aver paura.» ripete, mentre il cielo sopra di noi da sereno diventa completamente torbido, e iniziano a cadere vere e proprie gocce di fango.
Cerco di pulirmi alla meglio, ma il fango diventa sempre più intenso, e quando mi accorgo che la figura ormai gigantesca di mia madre ha preso a correre verso il lago è troppo tardi.
«MAMMA!»urlo, tentando di togliermi il fango dalla faccia, e avanzo verso di lei, ma non posso correre, perché ho le gambe appesantite dalla pozzanghera di fango intorno a me.
A fatica raggiungo la riva del lago e vedo mia madre che velocizza il passo contro qualcuno.
Ha preso per mano una ragazza senza volto, quando arrivo a pochi passi da loro iniziano a fuggire.
Deglutisco e improvvisamente mi accascio a terra mantenendomi la testa dolorante.
Le fitte diventano sempre più forti, e il fango mi ha coperta quasi del tutto.
Mia madre e la ragazza continuano a correre, e finalmente comprendo il motivo di questa fuga: due individui incappucciati.
La testa fa sempre più male, sento delle voci, voglio solo urlare, ne ho bisogno.
Uno dei due individui si volta e mi fa accorgere così della presenza di qualcun altro: un uomo che distinguo subito essere mio padre.
Provo ad alzarmi, ma cammino completamente curva per via delle fitte alla testa che sta per scoppiare.
«PAPÀ! AIUTALE! PAPÀ!»
Non posso salvare mia madre e la ragazza, ma almeno lui può farlo, giusto?
«PAPÀ! PAPÀ! TI PREGO!»urlo a squarciagola.
Mio padre non mi sente, anche la sua figura si è ingigantita.
L'individuo che prima si è voltato, si avventa contro mio padre.
Una voce nella mia testa ripete "Uccidi il serpente, distruggi il medaglione!"
Mi guardo intorno ma non vedo né il serpente, né un medaglione.
«COSA DEVO FARE?!!»
Mi tengo la testa tra le mani, piango per il dolore, ma riesco comunque a vedere la scena...
L'individuo ha lanciato la maledizione mortale su mio padre.
Il gigante cade a terra e va in frantumi, di conseguenza perdo di vista l'altro individuo e mia madre con la ragazza.
Il dolore alla testa, sempre mortale, non è nulla in confronto allo strazio che ho provato nel vedere mio padre morire.
«NO! PAPÀ!»
Un'ombra si avvicina e incombe sul paesaggio.
Una donna dal viso arcigno, vestita di tutto punto, dalla figura più grande di quella dei miei genitori, è coperta da un velo nero e mi guarda con un ghigno stampato sul volto.
«Hai perso.»tuona.
La testa non ce la fa più: devo urlare.

Born To DieWhere stories live. Discover now