La mia rosa

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"Ire..." disse l'uomo avvicinandosi con un mazzo di rose in mano "Sono così fiero di te" disse prima di abbracciarla, Irene rimase immobile durante quel contatto, incapace di muoversi, di formulare un pensiero nella sua mente che avesse senso e coerenza.

"Perché sei qui?"
"La tua amica mi ha detto che oggi ti saresti laureata, non potevo perdermi un giorno così importante"
"Perché non potevi perderlo?" domandò lei ritrovando il suo cinismo "Ne hai persi così tanti, uno in più non farà alcuna differenza"
"Ire..." odiava che la chiamasse così, odiava venisse a Roma a fare la parte del padre buono davanti a tutti, a far passare lei come la cattiva della situazione.

"Sono qua perché so che è un giorno importante hai faticato tanto per essere qui"
"Sì, ho faticato davvero molto"
Gli amici di Irene nel frattempo si erano allontanati per lasciare un po' di spazio a Irene e suo padre, avevano tutti genitori con cui non parlavano da mesi o anni, capivano la situazione che stava affrontando.
"Sono davvero un padre molto fiero" disse abbozzando un sorriso, era evidentemente a disagio.
Irene taceva e lui continua a ripetere le medesime frasi, a ruota: "sono fiero di te" "sei stata bravissima" "sono un padre molto orgoglioso" e ogni volta che diceva la parola "padre" Irene conficcava le unghie nel palmo della mano.

"Mi stai dicendo che sei qui perché sei fiero di me? Perché non volevi perderti questo giorno?"
L'uomo annuì, ma abbassò lo sguardo consapevole che Irene era arrivata al punto di saturazione
"Tu sei qui solo per te stesso" rispose fredda e schietta "Sei qui per avere la coscienza a posto e credere di poter sistemare anni di incuria e astio con un' apparizione improvvisa il giorno della mia laurea"
L'uomo ancora non la guardava negli occhi
"Sono stanca di tutti voi" sibilò Irene tra i denti trattenendosi di urlare "Credete tutti di poter fare a pezzi il mio cuore e poi tornare a sistemare tutto con una buona azione"
"Irene..." tentò di difendersi l'uomo davanti a lei, passandosi una mano tra i capelli brizzolati, incapace di trattenere l'imbarazzo.
Lei lo aveva smascherato, messo totalmente a nudo di fronte a tutti i suoi errori e alle sue mancanze.
"So di non essere stato un buon padre"
"Fai bene a saperlo"
"Ma ora sono qui"
Gli occhi di Irene si erano riempiti di lacrime, non quelle di gioia che le avevano rigato il volto dopo essere stata proclamata. Erano lacrime salate, amare, piene di rabbia e dolore.

"Loro sono venuti con te a Roma?"
"Loro?" domandò l'uomo ed Irene sbuffò
"Loro. La tua nuova famiglia"
"No, sono venuto solo. Ormai Ginevra è prossima al parto è meglio che non si affatichi"
"Già" rispose Irene "Meglio di no"

L'uomo provò a parlare di nuovo ma Irene lo anticipò "Io voglio sinceramente farti una domanda" prese un lungo respiro "Tu mi hai praticamente abbandonata. Hai smesso di occuparti di me, mi hai lasciato dai nonni finché non sono morti, senza preoccuparti di come stesse tua figlia, vivendo come un estraneo nella mia vita" sospirò "Perché sei qui adesso? Cosa pensi di ottenere se per quasi tutta la mia vita il ricordo che ho di te è pari a quello di uno sconosciuto che si degnava di presentarsi a Natale e il giorno del mio compleanno?"
"Vorrei rimediare"
"In che modo?"
Lui non rispose
"Vuoi il mio perdono, vuoi sentirti dire che va tutto bene così potrai tornare dalla tua allegra famigliola senza avere questo peso sulla coscienza"
Lui annuì "Forse è come dici te"  disse giocherellando col mazzo di rose che ancora teneva in mano

"Perché?!" riprese Irene alzando un po' la voce, le lacrime le scorrevano sul viso "Perché non hai saputo amarmi nel momento in cui avevo più bisogno di te?!"
Lui taceva vedendo tutto quel dolore dipinto sul suo viso
"Mi hai lasciata da sola dopo che la mamma è morta, come se tu fossi il solo a soffrire. Non hai mai pensato a quanto stessi male io?"
Lui annuì di nuovo, probabilmente incapace di trovare risposta a tanto dolore.
"Adesso ti faccio una domanda che mi pongo da anni" prese un lungo respiro "Tu ti sei dimenticato di me, sei andato avanti come se io non fossi mai esistita. Mi hai lasciata da parte per ricostrurti un'altra vita con un'altra donna e altri figli. E allora ti domando, se mi hai lasciata per fare il padre di famiglia, non potevi essere il mio di padre?! Ti servivano altri figli? Non bastavo io?!"

Mr President in love || Giuseppe ConteWhere stories live. Discover now