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Non è stata una delle migliori accoglienze.

Rimango fuori dal portone per minuti anche dopo che se ne è andato.

Cosa è successo?
Aveva già programmato di finirla qua?

Perché andarsene così senza darmi una spiegazione?

Rientro a casa e chiedo scusa a mia zia e a mio padre.
Dico loro che aveva un impegno urgente e che se ne era dimenticato, mentre taglio la carne e faccio un finto sorriso chiedo a mia zia come stia, del suo nuovo lavoro.
Mi pare entusiasta.

Anche mio padre si impegna per mantenere il discorso proiettato su Marzia invece che sulla scena di poco fa e gliene sono grata.

- Lascia che ti do una mano- dice Marzia
- Tranquilla zia va pure a riposare, ne avrai bisogno, davvero-

Mi da un bacio sulla fronte, augurandomi la buona notte.

È così strano per me, insomma ricevere una forma di affetto da una donna dopo tanti anni. Dovrò farci l'abitudine.

- Non sono affari miei ma è successo qualcosa di grave?-
Mio padre entra in cucina mentre io ho apenna finito di lavare i piatti.

Rifletto se mentire ma non mi pare giusto.

- In realtà non lo so, non mi ha detto nulla, è sparito senza una spiegazione-

Gli occhi iniziano a chiedere pietà, così la prima lacrima scende e sempre per lo stesso motivo: la sensazione di non essere abbastanza, di non essere giusta.

- Imparare a conoscere una persona richiede pazienza a spesso la volontà di riprovare, tutto dipende da ciò che provi per lui, non approvo il suo comportamento ma credo ci possa essere una spiegazione, vieni qui-

Mi intrufolo nelle sue braccia, sentendomi finalmente bene, come se mi trovassi nella fortezza di un castello, al sicuro.

L'unico a non essere al sicuro fu il mio cuore, che pezzetto per pezzetto cadeva ad ogni telefonata senza risposta, ad ogni messaggio visualizzato e lasciato lì, in una chat oramai vuota da una settimana.
Sette giorni che l'ho cercato, che l'ho aspettato, che l'ho desiderato vicino.

Di nuovo una persona si allontana e io non ho una spiegazione.
A casa cerco di sforzarmi, di sorridere e riesco anche a sentirmi meglio in loro compagnia, ma papà spesso non c'è, la zia è sempre al lavoro e impegnata a trovare una casa, così sono più i momenti che rimango sola che quelli in cui sto con loro.

Il cuscino è di nuovo bagnato quando mi alzo dopo un incubo.
Neanche riposare mi è concesso ora.
Moki è già in piedi e si avvicina, buttandosi di peso morto su di me.
Crede ancora di essere piccolo ma pesa molto in realtà.

Comunque la sua presenza mi fa sentire meno sola, mi stavo abituando al calore e all' odore di Tommaso.

Ho bisogno di prendere aria, mi avvicino alla finestra, Moki tende le orecchie ma ha capito che poi torno quindi non fa più rumore e infatti mentre esco si è già appisolato.

Fa un po' freddo e credo di aver preso una felpa leggera.

Arrivo al campo, risento la sensazione di casa e di tranquillità.
La luna è piena sta sera, brilla.

Mi sdraio e tocco l'erba sintetica mentre il vento culla i miei capelli, alzo lo sguardo e vedo le stelle, vedo la natura, e nessuna forma di male o dolore.

Sento un rumore e mi tiro su guardandomi a destra e a sinistra però il buio è fitto e mi è difficile capire se ci sia qualcuno.
Dagli spalti sento dei passi e credo di sapere chi sia. Mi affretto a riprendere il telefono. Lo avevo appoggiato affianco a me, dov'è???

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