Si sforza di nascondere la sua espressione disarmata dietro a una falsa risata. «Non so di cosa tu stia parlando.»
Il mio sguardo si indurisce e il suo sorriso si fa meno sfacciato.
«Non di cosa, ma di chi. E per la cronaca sai benissimo chi è. Quindi te lo ripeto: parlami di lei.» Mi sistemo meglio sul divano.
«Perché questo improvviso interesse nei suoi confronti?» Stringe le dita sui braccioli della poltrona.
Alzo le spalle. «Nervosa, Diletta?» La provoco facendo un impercettibile sorriso.
Le sue dita lasciano di colpo la presa sui braccioli. «No. Affatto. Vuoi che ti parli di lei? Bene, lo farò.»
Annuisco, poi getto uno sguardo veloce a Belle al mio fianco. Lei mi fa un sorriso veloce e io le prendo la mano portandomela sul grembo, poi ritorno a guardare la donna, stampandomi un sorriso plastico sulle labbra. «Vai. Ti ascoltiamo.»
Prima che affettivamente inizi a parlare passano uno o due minuti, giusto il tempo di bere un altro sorso e, probabilmente, prendere un minimo di coraggio. Fa un lungo sospiro, poi si schiarisce la voce.
«Quando conobbi Beatrice De Santis aveva appena diciassette anni.»
Bingo.
«Nata a Roma e cresciuta lì fino all'età di sette anni, quando rimase orfana di padre e madre per via di un incidente d'auto. L'unico parente stretto, ancora in vita, era sua nonna materna che viveva proprio qui a Las Vegas. Andò a vivere da lei fin quando anch'essa morì.»
Prende un altro sorso di drink.
«Maria Salvati, così si chiamava sua nonna. Era stata cameriera trent'anni prima in casa De Rossi e nonostante la differenza sociale era diventata amica di Sabrina, tua nonna. In nome di questa amicizia, prima di morire, le chiese aiuto per trovare qualcuno che badasse a sua nipote ancora minorenne. Sabrina accettò di buon grado di accoglierla in casa sua e di metterla al servizio come cameriera.»
«E meno male che non sapeva di cosa stavi parlando» mormora Belle, giocherellando con le mie dita. Io faccio un sorriso di sbieco, mentre se Diletta lo ha sentito non lo da a vedere.
«Ricordo ancora il giorno in cui varcò la soglia di villa De Rossi. Ah, s'era bella. Bella e regale come una principessa, altro che cameriera. Arrivò col suo svolazzante vestitino a fiori, le sue lunghe trecce bionde e due occhioni azzurri da fare invidia al cielo.»
Stringe il bicchiere così forte che mi stupisco di non vederlo frantumarsi tra la sua mano.
«Vittorio era lì, accanto a me, mano nella mano. Scherzavamo, ridevamo complici, ma non appena la vide smise di parlare. Fu come se io in quel momento non esistessi. Come se il tempo si fosse congelato e in quella stanza piena di gente fossero rimasti solo lui... e Beatrice De Santis. E io, lo ammetto senza vergogna, in quel frangente la odiai. La odiai con tutta me stessa. Odiai il suo sorriso ammaliante, il suo visino a cuore dell'incarnato delicato come quello d'un fiore. Odiai le sue lunghe gambe esposte dalla gonna fin troppo corta. Pensai che quella ragazzina aveva la purezza dei diciassette anni che contrastava col sorriso smaliziato di una donna matura. Un sorriso che rivolgeva al mio Vittorio.» Prende un bel respiro prima di continuare. Noto che raccontarlo le causa dispiacere e non credo sia solo una tattica. Lei amava Vittorio, forse fin troppo.

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Mia per vendetta
ChickLit⚠️La storia è in revisione, quindi se trovate incongruenze è perché la sto modificando Si odiano, ma sono inevitabilmente attratti l'uno dall'altra. ..... "Amore mio starò via solo cinque minuti" così gli disse sua madre, mentre erano di fronte all...