100. buona vendetta

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Isabelle

Guardo l'ora dal display dal cellulare, la mezzanotte è passata da qualche minuto e Devlin non è ancora tornato. La dottoressa mi ripete sempre di stare tranquilla e di evitare ogni forma di stress e ansia, ma lei non sa in che casino ultimamente sono le nostre vite. Come faccio a non stare in ansia sapendo che il mio De Rossi è insieme a Hector Spencer?

Mi siedo su uno dei pouf disposti sul terrazzo della camera da letto. Provo a chiamarlo, ma non ottengo nessuna risposta. Sospiro e poggio la guancia sulla mano, mentre gli scrivo un messaggio per accertarmi che vada tutto bene. Passano venti minuti buoni prima di ricevere una risposta. Un semplice "Sì", nient'altro. Gli chiedo se sta tornando a casa. "Sì", mi risponde ancora una volta.

Non so perché, ma sento che dietro queste risposte secche c'è qualcosa che non va. Forse ce l'ha ancora con me per il modo in cui ci siamo lasciati stasera. Io non volevo che incontrasse quell'uomo da solo. Il semplice fatto di saperli nella stessa stanza mi dava e mi da non poche preoccupazioni. Da una parte perché non so come avrebbe potuto reagire Devlin a questo incontro ravvicinato e dall'altra perché non mi fido di Spencer e delle sue intenzioni.

Incontrarsi a casa sua, nella tana del lupo, mai idea fu più stupida. Ma ovviamente lui non mi ha dato ascolto e ha accettato subito il suo invito senza pensare alle conseguenze, da perfetto incosciente quale non credevo che fosse. Io gliel ho fatto presente, gli ho detto anche che è talmente tanto accecato dalla sua vendetta che non solo non pensa a se stesso, ma neanche a me e al bambino. Sarebbe potuto succedergli qualsiasi cosa, come poteva non pensare a questa evenienza? Lui, dal canto suo, mi ha dato della paranoica e mi ha anche detto che quando mi arrabbio non rifletto prima di parlare, poi se ne andato sbattendo la porta di casa. Io so che a volte dico cose in grado di ferirlo, però non voglio che l'idea di vendicarsi di Spencer surclassi la sua famiglia e tutto ciò che lo circonda. So che vive per questo, so che aspetta questo momento da anni, ma ciò era prima che arrivassi io nella sua vita. Dovrebbe mettere in conto che non è più da solo, che presto sarà un marito e un padre. Che la vendetta e tutto ciò che ne compete in questo momento può attendere.

Finalmente, dopo un tempo che mi sembra interminabile, vedo la sua auto varcare la soglia del cancello.

Appena sento la porta della camera che si apre mi precipito da lui, mi appendo al suo collo e non lo lascio più. Fanculo se abbiamo litigato, l'importante è che sia tornato tutto intero. Avevo paura che sbucasse dall'auto pieno di sangue, magari col cadavere di Spencer dentro al bagagliaio o qualcos'altro di estremamente tragico.

Lui là per là resta immobile con le braccia semiaperte, probabilmente non si aspettava questa mia reazione, poi, però ricambia l'abbraccio stringendomi a sè e abbassandosi per poggiare la testa nell'incavo del mio collo. Nessuno dei due dice niente, finché non ci stacchiamo e io lo guardo dritto negli occhi.

Sembra strano, ha il viso pallido e un'espressione vacua negli occhi spenti.

«Hey, tutto bene?» Gli accarezzo un braccio. Lui annusice quasi automaticamente. Non mi convince affatto. «Sicu...»

«Vado a farmi una doccia» mi interrompe chiudendosi subito in bagno.

Che dannazione gli prende? Qualcosa deve essere sicuramente andato storto durante l'arco della serata. Devo saperne di più, ma non so come chiederglielo, non voglio seccarlo ancora di più.

Mi passo una mano tra i capelli e mi butto sul letto. Dèi, non si può mai stare tranquilli in questa vita!

Dopo che ha finito di farsi la doccia si mette a letto anche lui e io ne approfitto subito per rannicchiarmi tra le sue braccia. Il fatto che da quando è arrivato abbia tirato fuori solo qualche parola a stento mi preoccupa non poco. Gli do un bacio sulla guancia.

Mia per vendettaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora