Chapter 10

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>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY>>>>>HARRY



Il sole sorge all'orizzonte in una lenta marcia e la luce si riversa nella sua camera come un'onda. Harry si rotola sul materasso, senza trovare una posizione comoda. Dormire in un vero letto per alcune settimane non ha fatto altro che fargli notare quanto possa essere scomodo un materasso gonfiabile. Pensava di essersi abituato ormai. Il sonno continua a non arrivare, quindi decide di alzarsi e affrontare il nuovo giorno. Non ha mai comprato un comò, quindi i suoi vestiti sono accatastati nell'armadio. Cerca di evitare di rovesciarli mentre trova un paio di jeans e una felpa in mezzo alla pila.
Una volta aver fatto una doccia, esce all'esterno pronto ad affrontare il freddo brutale di metà gennaio a Chicago. Comincia a battere i denti per il freddo e sente lo stomaco stringersi mentre raggiunge la caffetteria accanto al suo appartamento. Harry ordina rapidamente il suo caffè e si sposta di lato per lasciare il posto ad altri clienti che hanno fretta di andare via. Ad Eugene sono tutti fin troppo gentili – i baristi ti fanno domande inopportune e le cameriere ti trattano come se fossi loro figlio – mentre a Chicago è tutto diverso.
Con il caffè caldo tra le mani, ritorna nel suo appartamento. Dovrebbe essere felice ora che ha preso finalmente una decisione, ma non può fare a meno di sentirsi triste e indeciso. Ha già fatto scelte sbagliate prima di quel momento e sente la paura invaderlo – e se rovinasse di nuovo la sua vita?
Fa male non avere qualcuno con cui parlare, a cui chiedere consigli. Sa che è la sua vita, la decisione è soltanto sua, ma ha bisogno di parlarne con qualcuno – qualcuno che ha davvero a cuore i suoi interessi, qualcuno che può aiutarlo a rimanere in piedi quando non è sicuro di essere abbastanza forte per affrontare tutto. In questo momento, però, ha solo se stesso, e rimuginare sulle sue decisioni più e più volte sembra più ferirlo che aiutarlo.
Si affaccia alla finestra del suo appartamento e guarda quella città sconosciuta che ancora non lo fa sentire a casa. Non è sicuro che riuscirà mai a sentirsi a suo agio a Chicago. Prende un sorso di caffè, poi fa un respiro profondo. Ha fatto la sua scelta, ora ha bisogno di prendere in mano la sua vita. Si volta per affrontare il disordine nel suo appartamento; è tempo di rimettere insieme i pezzi della sua vita, di ricominciare. Ha bisogno di una vera casa, un posto dove possa sentirsi bene e questo non lo è. Annuisce, anche se nessuno lo sta guardando, poi si mette a lavoro.
È passata solo un'ora o due quando bussano alla porta. Lui però la ignora e continua a lavorare: piegare i vestiti e organizzarli in pile ordinate. Non conosce nessuno che potrebbe venire a trovarlo in quella casa, ed è piuttosto abituato alle persone che confondono il suo appartamento con quello di altre persone. Questa volta, tuttavia, il bussare diventa più forte, al punto che Harry pensa che l'intera porta possa sfondarsi da un momento all'altro.
Piega l'ultima felpa e poi si alza per attraversare l'appartamento, la curiosità mista alla paura di chi potrebbe esserci dall'altra parte. Apre la porta rapidamente, sperando di mostrare un certo livello di coraggio e cercando di non mostrarsi impaurito di fronte ad un eventuale ladro – o chiunque abbia un disperato bisogno di entrare in casa sua. Quando la porta si apre, la bocca di Harry si spalanca per la sorpresa, e non riesce a pronunciare una sola parola.
"Non puoi fottutamente farlo," dice subito Louis. Indossa una felpa e dei pantaloni sportivi, uno zaino e un berretto. Non aspetta che Harry si sposti prima di entrare nell'appartamento, spingendolo via. "Non puoi semplicemente scappare. Non funziona così."
Harry spalanca ancora di più la porta. "Non sono scappato via."
"Si, l'hai fatto," esclama Louis. Si guarda intorno nell'appartamento ed Harry prova a vedere casa sua attraverso gli occhi del maggiore e non prova nulla se non imbarazzo. Ci sono scatoloni ovunque ed è un completo casino. La fila di felpe è l'unica cosa in ordine. "Cosa cazzo significa tutto questo?" Domanda Louis, indicandosi intorno. "Dove stai andando?"
Harry si lecca il labbro inferiore, cercando di prendere coraggio. Non riesce a credere che Louis sia a Chicago, nel suo appartamento, mentre urla contro di lui chiedendo risposte. "Ad Eugene."
"Eugene?" Louis restringe gli occhi. "Eri già ad Eugene."
Il riccio alza il mento. "Sono tornato per prendere le mie cose."
Harry osserva Louis respirare profondamente, il suo corpo si sgonfia, quindi addolcisce la voce e abbandona la posizione difensiva. "Sei partito senza dire niente, Harry. L'hai fatto di nuovo."
La vulnerabilità nelle ultime parole del maggiore blocca Harry sul posto. Odia ricordare il modo in cui sono andate le cose tra loro l'ultima volta, le ferite e il dolore che ha causato e che ancora non sembrano voler andare via. Non aveva nessuna intenzione di andarsene senza dire nulla. Pensava soltanto di star facendo la cosa giusta, cercando di rimettere insieme la sua vita. Sembra che non riesca mai a fare le scelte giuste. Cerca di trovare la parole adatte per spiegarsi. "Sto solo cercando di capire cosa fare, Louis. Non è niente di personale."
Louis si tocca il ponte del naso con le dita. "Il tuo andartene senza dirmi nulla e senza lasciare traccia sarà sempre un qualcosa di personale per me."
"Non intendevo farlo," risponde Harry onestamente. "Stavo pensando a quello che hai detto l'altra sera." Deglutisce e fissa il maggiore. Prega che le sue guance non diventino rosse per l'imbarazzo del ricordo del rifiuto di Louis. "Di come ho ancora tante cose da capire."
"Harry," inizia Louis, senza nessuna intenzione di finire la frase.
"Volevo solo iniziare da capo," dice il riccio. "Sono stanco di aspettare, pensare e chiedermi cosa dovrei fare dopo. Quindi ho appena deciso di iniziare."
Louis lo osserva attentamente. "Quindi hai deciso di tornare ad Eugene?"
Harry annuisce. "Si, l'ho deciso." Prende un respiro lento. Non volevo dirlo a nessuno, oppure avreste pensato che stavo prendendo le mie decisioni influenzato dalle vostre opinioni. Volevo che fosse soltanto una mia decisione." Si domanda se Louis sappia che per qualcuno, Harry intende proprio lui. È vero, però; Sa che trasferirsi di nuovo ad Eugene è la decisione giusta, il primo passo verso una nuova vita. Tornare a casa è il primo passo, capire tutto il resto è il secondo e avverrà con calma.
"Va bene." Louis si strofina il viso con le mani. "Mi hai spaventato, H. Ho pensato," espira piano, "ho pensato di averti perso di nuovo. Dovremmo essere amici, ricordi?"
Harry desidera che Louis gli racconti la verità, che l'ha inseguito fino a Chicago per proclamargli il suo amore, non perché preoccupato per un amico. Non osa dire queste cose per primo. "Non riuscirai a liberarti di me così facilmente," dice con un sorrisetto ironico. "Non volevo farti preoccupare." Non pensava nemmeno che il maggiore si sarebbe preoccupato, sinceramente. Forse è bello capire di essersi sbagliato, riguardo questo.
"Si beh, è difficile non preoccuparsi per te," risponde Louis, senza rendersi conto che quelle parole stanno spezzando il cuore del riccio. Louis continua a dire le cose che Harry vorrebbe sentirsi dire, ma non le intende allo stesso suo modo. "Vedo che hai già fatto molte cose," continua Louis, guardandosi intorno.
"Sto facendo i bagagli. Di solito non è così incasinato."
Louis alza un sopracciglio. "Non hai mobili e c'è soltanto un materasso gonfiabile."
Questa volta Harry ride davvero. "Inutile fingere che vivere qui sia un sogno, vero?"
Louis sorride dolcemente. "Mi dispiace di averlo pensato."
Harry si rende conto che la porta dell'appartamento è ancora aperta e la chiude delicatamente. "Va bene." Si trascina goffamente verso il letto, i piedi che si incastrano l'un l'altro. Louis gli sta di fronte con le mani incrociate sul petto, e lo fissa intensamente. Si sente così distante dall'altro ragazzo, nonostante le ultime settimane in cui sono stati praticamente attaccati. Forse Louis ha smesso di amarlo, ma è venuto comunque fino a Chicago; significa che un po' gli importa.
"Hai un posto dove stare? O torni subito a casa?" Chiede Harry.
Louis sorride come se tutta quella situazione fosse surreale. "No e no. Non ho pianificato niente prima di partire."
Forse Harry dovrebbe sentirsi lusingato del fatto che Louis abbia lasciato tutto per raggiungerlo, ma in realtà si sente come un bambino irresponsabile. "Scusami."
"Non ti preoccupare, probabilmente tornerò lunedì o martedì. Ho alcune ferie arretrate da utilizzare. E conosco qualcuno che abita qui in città, stavo pensando proprio di prendere possesso del suo," Louis lancia uno sguardo al letto del riccio, "materasso gonfiabile." Il giovane poi sorride. "Inoltre, ho sempre voluto vedere Chicago, sai? Forse dovresti farmi fare un giro."
Harry deglutisce e lancia un'occhiata alla pila di roba sparsa per il suo appartamento, i resti della sua vita che avrebbe dovuto raccogliere. Almeno doveva farlo fino a quando questo grande e importante pezzo della sua vecchia vita non si è presentato alla porta di casa sua.
"O devi fare i bagagli?" Domanda Louis, leggendo il suo sguardo. "Posso aiutarti."
Harry apre la bocca per rispondere poi scuote la testa. Louis è a Chicago con lui, proprio dove l'avrebbe sempre voluto. È molto più importante che imballare alcuni scatoloni. "No, lo farò più tardi. Voglio farti fare un giro."
Il sorriso del maggiore è così dolce che Harry vorrebbe baciarlo. "Va bene." Louis si schiarisce la gola. "Ti dispiace se faccio una doccia veloce? Mi sento sporco ed esausto."
Harry ridacchia e indica il bagno alle sue spalle. Mentre Louis si fa una doccia rigenerante, il riccio cerca di mettere un po' di cose nelle scatole, per poi distrarsi pensando a cosa mostrare della città al maggiore. Visto che il tempo non è dei migliori, la sua lista comprende principalmente mostre d'arte e alcuni ristoranti e bar in cui è andato negli ultimi mesi. È piuttosto imbarazzante notare quanto poco ha visto di Chicago da quando è arrivato. È abbastanza lucido da ammettere che non ha avuto il coraggio di vedere le cose da solo, di trascorrere del tempo con i propri pensieri in spazi pubblici e circondato da altre persone.
"Ho bisogno di qualcosa di più pesante," dice Louis uscendo dal bagno con i capelli umidi, un maglioncino girocollo e un paio di jeans. "E di calzini."
"Non hai portato i calzini?" Domanda Harry incredulo. "Tu hai sempre i calzini migliori."
Louis ha un intero cassetto di calzini di lana che Harry era solito rubare quando vivevano insieme. Potrebbe aver portato un paio delle calze del maggiore con lui a Chicago, quando se ne è andato, anche se non lo ammetterà mai.
"Ero di fretta," risponde Louis, aggrottando le sopracciglia.
Harry alza gli occhi al cielo. Cerca delle calze spesse e calde per Louis, un'altra felpa e un berretto di lana. Infine cerca dei vestiti caldi anche per lui, pur sapendo che non saranno abbastanza e che patirà lo stesso il freddo. Il freddo di Chicago è qualcosa di impossibile ed è difficile da combattere. Si mettono d'accordo per iniziare la loro gita con un bel pranzo e scendono di sotto nell'atrio dell'edificio per cercare un taxi disponibile. Louis è come sempre troppo curioso, chiede del portiere dell'edificio, se Harry gli ha mai parlato (di solito no) e se usa la palestra (solo una volta). Sul sedile posteriore dell'auto, Harry si improvvisa guida turistica e indica le cose principali della città fuori dal finestrino. Sono prevalentemente punti di riferimento che tutti conoscono – nessun ricordo personale legato a questi o storie divertenti da raccontare. Anche lui è semplicemente un turista proprio come Louis.
Per fortuna, nel ristorante in cui porta Louis non c'è molta gente. L'ha scoperto quando è andato fuori a cena con alcuni infermieri dell'ospedale dopo essersi trasferito, prima di sapere quali fantasmi e demoni si nascondevano dentro di lui. Il locale si trova sul lungofiume, che è quasi vuoto a causa del vento gelido e del freddo glaciale. Ordinano un piatto di frutti di mare e lo condividono, entrambi più affamati di quanto credessero inizialmente. La conversazione è facile e tranquilla, e parlano dei motivi per cui sono in quella città.
Da qualche parte nella sua mente, Harry vorrebbe parlare. Non è sicuro di cosa dire, ma ogni tanto sente il bisogno di raccontare cosa sente dentro di sé. Potrebbe iniziare col dire che sta alla grande, ma una bugia così sfacciata sembra terrificante da dire. Ha raccontato a Louis la verità per un motivo. Louis si è allontanato e deve imparare ad accettarlo piuttosto che combattere questa cosa. Il fatto che Louis si sia presentato a casa sua, però, dovrebbe essere un balsamo per la sua anima – il fatto che il maggiore si preoccupi per lui. Si prende cura di lui e si preoccupa più del necessario; vuole Harry come amico. Tutto questo dovrebbe farlo felice e forse lo è, ma c'è un punto che continua a turbarlo e a fargli mancare il respiro. Anche adesso, mentre Louis si scusa per raggiungere il bagno, Harry lo guarda allontanarsi e pensa all'anello.
Cercare un caricabatterie e trovare un anello di fidanzamento è in cima alla lista delle cose inaspettate che gli sono successe nella vita. Il matrimonio è sempre stato il passo successivo per lui e Louis quando stavano insieme. Non avevano dedicato molto tempo ad una proposta o ad un anello, sembrava solo un pezzo inevitabile della loro storia. Vederlo nella vita reale, toccare la scatola in cui c'era l'anello... non ha ancora trovato le parole. Forse è più facile dire che gli sembrava di esser caduto dalla cima di una scala; la sensazione di cadere all'indietro era stata così improvvisa che i polmoni avevano dimenticato di lavorare. Era un promemoria di tutto quello che avevano perso e, in più, un coltello ficcato nel cuore dopo che Louis ha gentilmente declinato la sua offerta di riprovarci di nuovo.
"Pronto?"
Harry viene scosso dai suoi pensieri dal maggiore che indossa la giacca, quindi si unisce a lui e si alza per andarsene dal locale. Prendono un taxi per il museo d'arte e vagano senza meta al suo interno per un paio d'ore. Sono per lo più silenziosi ma è il tipo di silenzio che non imbarazza; sono entrambi completamente a loro agio. Non c'è bisogno di dire nulla, nessun commento o argomento per riempire il vuoto. Sono semplicemente loro - indicano i loro quadri preferiti o guardano estasiati gli oggetti nelle vetrine. È tutto così facile che Harry dimentica persino di trovarsi a Chicago. Sono solo lui e Louis circondati da affascinanti opere d'arte, ed in qualche modo è tutto ciò che conta.
"Dove vuoi andare dopo?" Chiede Louis dopo essere usciti dal museo. Il tardo pomeriggio sta lasciando posto alla sera. "In realtà," continua Louis prima che Harry possa rispondere. "Possiamo vedere The Bean?"
"Il The Bean?" Ripete Harry, leggermente incredulo. "Un fagiolo gigante di metallo? Davvero?"
"Sì, davvero. È il più grande punto di riferimento a Chicago."
Harry aggrotta le sopracciglia. "Sono abbastanza sicuro che potresti essere cacciato da Chicago per aver detto una cosa del genere."
Louis ridacchia. "Pensavo che foste tutti carini qui. Almeno è vicino?"
Per quanto Harry non conosca molto bene la città, sa rispondere a questa domanda. "Sì, in realtà. Ma avrai così tanto freddo che ti pentirai nel momento esatto in cui inizieremo ad incamminarci."
Louis restringe gli occhi e contrae le labbra. "Proviamoci."
Finisce per diventare isterico mentre attraversano il Millennium Park fino al The Bean. Il vento soffia forte e fiocchi di neve danzano nel cielo scuro. Harry emette un gemito ad ogni nuova raffica di vento che lo colpisce, mentre Louis rimane stoicamente in silenzio, cercando di non lamentarsi. Anche con le basse temperature, ci sono alcuni turisti che circondano la scultura e scattano foto. Louis ed Harry decidono di scattarsi un selfie davanti al The Bean, e nel momento in cui scattano l'ultima foto, il maggiore esplode. "Fa così fottutamente freddo, morirò congelato."
Harry ridacchia così forte che le persone si girano per osservarlo incuriosite, poi insieme corrono verso il bar più vicino per ripararsi dal freddo, battendo i denti per tutto il tragitto. Bevono un paio di drink e dividono un hamburger e cercando di scaldarsi, le guance che ritornano rosa mentre il sangue torna a fluire nei loro corpi. Entrambi ridono molto più del dovuto, ma l'euforia per essersi finalmente riscaldati li mette di buon umore. Quando lasciano il bar decidono di continuare la serata in un altro locale a tema piratesco, dove bevono cocktail al rum da bicchieri con bordi ardenti prima di tornare all'appartamento di Harry, leggermente brilli ma soprattutto felici.
"Questo posto è un disastro," annuncia Louis quando entrano in casa.
"Mi hai beccato nel bel mezzo di un trasloco," risponde Harry, accendendo le luci e la stufa.
"Non prendermi in giro," risponde il giovane. "Non hai nemmeno un comò."
Harry si morde un labbro per poi mettersi a ridere. Forse gli fa bene ridere e fare umorismo sulla sua vita di merda. Questo è il gran finale di questo capitolo della sua vita; il prossimo è ancora tutto da scrivere e deve ancora capire come iniziarlo. Farà del suo meglio per capirlo nei giorni successivi. Per ora, si godrà la fine della sua vecchia vita a Chicago con la persona con cui una volta sognava di condividerla.
"Dovremmo guardare un film?" Domanda Harry. "Non ho voglia di fare le valigie stasera."
"Dovremmo assolutamente guardare un film sul tuo materasso gonfiabile," dice il maggiore. "È quello che ho sempre sognato."
Harry alza gli occhi al cielo e si mette a cercare dei vestiti caldi così che possano cambiarsi. Passare una notte intera a letto con Louis guardando film è ciò che ha sempre desiderato - ma ora non può dirlo ad alta voce.
Quando sono entrambi sotto le coperte, con il laptop aperto in mezzo a loro mentre guardano Moonlight, Harry diventa consapevole del corpo caldo di Louis accanto al suo. Non si sono ancora baciati da quando il maggiore è arrivato a Chicago, non si sono toccati e non si sono tenuti per mano come invece hanno fatto nelle ultime settimane ad Eugene. Harry desidera un contatto, lo desidera come se fosse una calamita attratta dal metallo, ma il suo cuore è ancora a pezzi dopo che Louis gli ha detto di concentrarsi sulla sua vita, rifiutandolo. Harry lo capisce, forse, ma non può far sparire i sentimenti che prova nei confronti dell'altro, ed essere seduto a pochi centimetri di distanza da Louis non facilita le cose.
Ad un certo punto, Harry inclina la testa per appoggiarla sulla spalla del maggiore. Si muove lentamente e trattiene il respiro, nel caso Louis decida di allontanarsi. Non succede. Invece, Louis muove la mano per appoggiarla sulla parte superiore della sua coscia, e il cuore di Harry inizia a battere all'impazzata. Anche se Louis gli ha detto di non voler iniziare qualcosa di nuovo, con un solo tocco ha acceso nuovamente le farfalle nel suo stomaco, oltre a fargli provare un nuovo sentimento: la speranza.


Bitter Tangerine (Italian Translation)Where stories live. Discover now