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"Austin è un vortice di emozioni"
Maratona 2/3

Un gruppo di cervi attraversa il parco dietro agli ampi giardini della casa in affitto di Austin. Li indico e dico: «Guarda!», ma Haz si limita a grugnire; è leggermente impegnato a rovesciare una volta dietro l'altra una gigantesca ruota di trattore.

Fa così caldo qui in Texas che il sudore mi cola lungo il collo e si tuffa nel petto.

Socchiudendo gli occhi sotto al sole del pomeriggio, chiedo a Haz e a Lupe se vogliono qualcosa da bere, e l'allenatore scuote la testa, mentre Haz continua a grugnire e comincia a ribaltare lo pneumatico nell'altra direzione.

«Abbiamo quasi finito», mi fa sapere Lupe. Annuisco e gli mostro due dita, intendendo che ci metterò due minuti per fare il mio quinto viaggio dentro casa per prendere una limonata.

All'interno, vedo Zayn sulla soglia del soggiorno, ed è così immobile che per poco non lo vedo. Ha le mani infilate nelle tasche del completo, e sta fissando la porta d'ingresso con un grande cipiglio. Sento risuonare mille campanelli d'allarme dentro di me, e sento la paura crescermi nello stomaco.

«I suoi genitori», dico disgustato.

I suoi genitori. Due sottospecie di individui che non meritavano di avere un pene e le ovaie, e men che meno di mettere al mondo qualcosa di così magnifico come Harry! Crescerlo? Macché! Quei due coglioni lo hanno preso e lo hanno rinchiuso in un istituto di igiene mentale, senza mai tornare a prenderlo.

A labbra strette, Zayn annuisce. «Ci sta pensando Liam».

Con un gesto puramente istintivo, mi proteggo il pancione con le mani, e concentro anch'io lo sguardo sulla porta d'ingresso. «Perché continuano a disturbarlo? Vogliono fare ammenda?»

«Louis!». Per poco Zayn non soffoca, facendo una delle risate meno divertite e più tristi che abbia mai sentito. «Sono due teste di cazzo. Ci siamo passati decine di volte, e sanno che Harry li farà andare via con un cavolo di assegno».

Una rabbia potente mi travolge mentre penso a come Haz diventi inquieto ogni volta che ci avviciniamo alla sua città natale. L'anno scorso i suoi genitori lo hanno cercato di nuovo e si sono ritrovati con un assegno in mano.

«Non si meritano niente da lui. Niente», sussurro.

Prima di rendermene conto, mi dirigo a passo di carica verso il soggiorno.

«Louis! Lascia che ci pensi Liam a mandarli via!», mi propone Zayn.

Invece apro la porta ed eccoli lì, sulla veranda, tutti carini. L'uomo... è grande quanto una montagna, ed è invecchiato splendidamente. Giuro che fa quasi male vedere la somiglianza con Haz. Occhi della stessa sfumatura verde elettrico si fissano su di me, ma l'espressione è completamente diversa da quella del figlio. La vita e la vitalità, la determinazione e la forza che vedo in quelli di Haz sono completamente assenti negli occhi del padre.

E sua madre? Mentre mi squadra con occhi critici, la guardo a mia volta, e in quel vestito curato da casalinga sembra piccola, calma e dolce... il che non fa che aumentare la mia confusione.

Queste sono persone a cui potrei sorridere in un ascensore o per strada. Sembrano buoni e amorevoli, ma com'è possibile? Come possono aver abbandonato Haz e poi avere la faccia tosta di bussare alla sua porta, una volta dopo l'altra, come se fosse un loro diritto?

Il solo pensiero di abbandonare il piccolo bambino che ho dentro di me mi disgusta, e non riesco ancora a comprendere come chiunque possa fare una cosa simile al proprio figlio.

«Lo avete abbandonato per tutta la vita. Perché non potete lasciarlo in pace ora?», domando guardandoli in cagnesco.

Hanno l'impudenza di sembrare sinceramente inorriditi o dal mio aspetto o dal mio impeto d'ira... o magari da entrambe le cose.

Mio | Versione LarryWhere stories live. Discover now