Chapter XV (Questions) [Parte 2]

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Prima di sapere cosa stessi facendo, i miei piedi mi guidarono alla porta della camera, la mia mano esitante girò la maniglia. Ero spaventata della sua reazione quando mi avrebbe vista fuori senza il suo permesso, ma avevo bisogno di sfogarmi e spiegargli cosa mi girava per la testa da tre giorni.

I piedi facevano poco male, ma il dolore forte era praticamente andato via, lasciando delle cicatrici, che erano molto visibili. Potevo sentire un leggero dolore sotto i talloni, ma era sopportabile.

Sicura di non fare rumore, girai lentamente la manopola, aprendo la porta vedendo il corridoio vuoto. Provare a camminare fino al salotto era un compito difficile, il pavimento di legno scricchiolava ad ogni mio passo, il cuore si fermava mentre pensavo che mi avrebbe potuta sentire. Sembrava che non stesse sentendo nulla, così continuai nella mia piccola spedizione.

Appena passai la porta del salotto, aggrottai le sopracciglia. Non era lì. Camminai per l’altra parte della stanza, facendo spuntare la testa all’entrata della cucina, per vedere se fosse lì. No.

Era uscito? Dove?

“Cosa stai cercando di fare, troia?” una voce roca suonò dietro di me.

Saltai sui miei stessi piedi, aprendo la bocca per la sorpresa appena la sua faccia era a poca distanza dalla mia. I suoi occhi erano incuriositi, le vene erano ben visibili sul suo collo appena allargò le narici. Okay, forse la sua reazione non era così terribile…

“Non è-“

“Non voglio sentire una cazzo di parola uscire dalla tua bocca, Tiffany. Torna in camera.” Sbottò.

Le labbra mi tremarono e le lacrime stavano per scendere sulle mie guance. Di nuovo.

“No.” Non sarei salita questa volta, avrei fatto di tutto per spiegargli. Ero spaventata, ma lo dovevo fare.

“Scusami?” esclamò, le sue sopracciglia si aggrottarono.

“Per favore Harry. Ascoltami, è importante.”

Sbuffò prima di afferrarmi con forza i capelli, portandoli sopra la mia testa, mi uscì un singhiozzo. “E perché dovrei ascoltare? Un assassino non ascolta la sua vittima.” Ringhiò, la sua voce era piena di veleno.

Sentii le lacrime scendere appena un piccolo singhiozzo uscì dalla mia bocca, le mie mani andarono sulle sue, cercando di allentare la presa sui miei capelli. “Mi fa male,” singhiozzai, “Scusami Harry, dammi solo un minuto per dirti delle cose.” Lo pregai. Avevo bisogno che lui sentisse ciò che gli dovevo dire.

“Perché non cominci con il dirmi perché sei uscita dalla tua cazzo di stanza?”

“Per parlarti.”

“Cazzate. Stavi provando di uscire o qualcosa di simile, ho visto i tuoi movimenti da quando sei uscita da quella fottuta camera!”

“No, i-“

“Chiudi quella cazzo di bocca,” disse stringendo i denti, la sua mano tirò i miei capelli forte, i miei singhiozzi si intensificarono. “Perché dovrei fidarmi di te, eh? Sei solo una vittima per me.”

Sapevo cosa stava facendo, voleva farmi provare la stessa esperienza di ciò che gli avevo detto io. Stava dicendo le mie stesse cose, e facevano male. Non solo psicologicamente, ma anche per le emozioni.

“Ho detto perché!” gridò arrabbiato, con la sua voce profonda. Caddi sulle ginocchia, stanca di tutto questo. Ero andata per scusarmi ed eravamo così di nuovo, dannazione. Non avremmo dovuto dubitare sulla fiducia, come sarebbe proibito tradire in una coppia. Sapevo che a lui non importava nulla delle regole, ma non capivo come potesse tradirmi. Così perché non avere fiducia in lui?

СoмþµIsoяч ||h.s|| {italian translation}Where stories live. Discover now