11- Gli amici e la pulce nell'orecchio - Michele

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Sono seduto nell'erba umida, ho appena finito l'allenamento e sto cercando di allungare i muscoli delle gambe quando accanto a me crollano Marco e Gianluca.

"Sono sfinito". Esclama Marco stendendosi a terra e imitando un angelo nella neve.

"Credevo di morire". Aggiunge Gian imitandomi.

"È stata tosta, ma la squadra da battere è forte". È la prima in classifica e giocano dannatamente bene.

"Credi che ce la faremo?". Chiede Marco che ancora è disteso nell'erba.

"No!". Diciamo in coro sia io che Gianluca.

Siamo bravi, ma non così tanto e ci vorrebbe solo un colpo di culo per portare a casa questa vittoria.

Continuo a distendere i muscoli, non ho voglia di andare a casa, ma prima o poi dovrò farlo. Mio padre è fuori per lavoro e nei prossimi giorni sarò solo con lei e il piccolo. Non riesco a chiamarla mamma e forse non lo farò mai perché in fin dei conti non lo è. Ma in qualche modo ormai devo accettare questa situazione dato che mio padre ci ha fatto anche un figlio.

"Ehi! Ci sei?". Mi sento scuotere per la spalla.

Mi volto verso i miei amici, ero talmente perso nei miei pensieri da non accorgermi che mi stavano parlando. "Sì, scusa".

"Lascerai Gin allora?". Mi sento chiedere.

Guardo Gian senza capire e a quanto pare neanche Marco.

"Per provarci con Joshua!". Continua.

"Cosa?". Chiede immediatamente Marco alzandosi, mentre io me ne rimango in silenzio a fissare il mio amico. "Ma perché io mi perdo sempre tutto?".

"Non ti sei perso nulla". Ribatto, volendo chiudere lì la questione, ma a quanto pare Gianluca non è della stessa idea.

"Sei diventato troppo evidente ormai". Mi dice lui, "tanto che se n'è accorto anche lui".

"Cazzo stai dicendo?". Lo guardo per capire se sta sparando una stronzata delle sue.

"Non è scemo e in più ti viene dietro fin dal primo giorno".

"Palle!". Esclamo, poi mi alzo in piedi venendo imitato subito anche da loro due.

"No, questo è vero!". Dice Marco, "lo sanno anche i sassi!".

Li guardo e non voglio credere che quello che stanno dicendo sia vero. "Vi sbagliate. Me lo avrebbe detto".

Loro si mettono a ridere dandosi pacche sulla schiena.

"Esattamente avrebbe dovuto farsi avanti tra un cambio ragazza e una scopata con Gin?". Mi chiede Gian.

"E voi allora? Se lo sapevate perché non me ne avete mai parlato?".

"Perché prima di quel fottuto bacio era tutto normale, ma ora tu sei sempre incazzoso e lui l'ultima volta si è ubriacato solo perché ti ha visto limonare di brutto con Gin".

"Non sono incazzoso".

"Certo!". Dice Marco, "nemmeno adesso lo sei, giusto?".

E poi si danno una pacca sulla spalla e a me viene il nervoso a vederli così convinti delle loro idee. Mi volto e salutandoli solo con la mano vado a farmi una doccia, preferendo di gran lunga andarmene a giocare col piccolo che rimanere qui.

E sto quasi per arrivare a casa quando mi ricordo che a quest'ora lui è ad allenarsi. Fanculo. Cambio direzione e pedalo col borsone sulle spalle fino alla piscina.

Non dovrei essere qui, non dovrei avere questo strano bisogno di vederlo eppure sono seduto sulle gradinate riscaldate a guardare il suo corpo nascosto nell'acqua fare avanti e indietro.

Ehi na na naWhere stories live. Discover now