18- Pre gara - Joshua

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Credevo che il nostro primo bacio fosse stata un esplosione impossibile da eguagliare, ma quello che non sapevo ancora è che io e lui assieme siamo dinamite e miccia che non aspettano altro di potersi innescare a vicenda.

Quando ho visto il mio bastoncino neutro e quello della ragazza accanto a me dello stesso colore di quello di Lele, non ho esitato a sfilarglielo dalle mani, fulminandola con lo sguardo non appena aveva iniziato a protestare. Si è zittita subito, ma non prima di avermi mandato a fanculo. Sono stato uno stronzo, ma non potevo permetterle di entrare in quel cazzo di armadio assieme al ragazzo che amo. Soprattutto perché non sapevo ancora di cosa cazzo voleva parlarmi.

Vederlo lì al buio e indifeso mi ha fatto sorridere e sperare. Sperare in un rifiuto che come volevo era arrivato e sorridere quando alla fine mi ha riconosciuto.

Ero entrato con l'aspettativa di scambiarci qualche bacetto, ma la forza che è esplosa tra di noi quando ci siamo trovati è stata inarrestabile. E quando una volta usciti, mi ha detto di Gin, non potevo far altro che sorridere come un imbecille.

Peccato che da quella sera non siamo più riusciti a stare da soli. Ed è incredibile se penso che fino a poco tempo fa non facevamo altro che stare assieme, mentre ora ci viene difficile vederci.

Mi guardo allo specchio nello spogliatoio della piscina e rimango incantato da quel piccolo segno rosso che ho sul collo. Sorrido al me riflesso.

Prendo l'asciugamano e poi vado verso la vasca. Mi guardo attorno come sempre e quando lo vedo, ne resto stupito. Lo raggiungo di corsa.

"Cosa ci fai qua?". Gli chiedo. Ma i suoi occhi stanno guardando lo stesso punto che solo pochi minuti prima guardavo anche io.

"Devi coprirlo". Si agita.

Rido. "E cosa dovrei metterci?"

"Ruba del trucco a tua sorella".

Lo guardo incredulo. "Siamo in una piscina Lele!".

Lui distoglie lo sguardo dal succhiotto che non ricordava di avermi fatto e torna a guardare me. "Alyssa ti ha chiesto qualcosa?".

Lo guardo confuso. "Di cosa?".

"Della festa. Credo che si sia fatta due domande".

Alzo le spalle. Non mi ha chiesto nulla, ma da quel che so non dovrebbe nemmeno fregargliene visto che lui è stato chiaro con lei e che alla festa Zeno l'ha baciata, anche se forse lei non sa che è stato lui.

"Non hai allenamento?".

"Sì. Ho il borsone laggiù". Indica un punto vicino alla porta.

"Ho voglia di vederti".

Sorride. "Anche io".

"Joshua!". Sento la voce dell'allenatore chiamarmi, mi volto e gli faccio un cenno per dirgli che arrivo e poi mi volto nuovamente verso Lele.

"Devo andare".

"Resto un po' qui e poi vado anche io".

"Ci sentiamo dopo?". Gli chiedo, come se avessi bisogno del suo permesso.

"Solo se cancelli quel segno!". Mi prende in giro.

"Me lo tatuerò invece!". Ribatto e prima di sentire la sua obiezione, mi volto e mi butto in acqua.


Sono passati altri quattro giorni, ci siamo visti a scuola, ma mai fuori. E vederlo e dover fare finta di niente mi sta lentamente uccidendo. Soprattutto quando mordicchia una matita o si perde nei suoi pensieri.

Ehi na na naDove le storie prendono vita. Scoprilo ora